Giovanni Lampariello

Era nato a Capua (Caserta) il 29 gennaio 1903; è morto a Roma il 27 febbraio 1964.
Laureato con lode in Matematica presso l'università di Bologna, vi svolse la prima parte della carriera accademica come assistente incaricato di Analisi algebrica e infinitesimale negli anni accademici 1926-27 e 1927-28. Passò successivamente a Roma dove fu assistente ordinario di Analisi (con Bagnera e poi con Levi-Civita) dal 1928 al 1939. Libero docente di Analisi nel 1932, vinse nel 1939 il concorso per la cattedra di Meccanica razionale presso l'Università di Messina, dove insegnò fino alla morte prematura (tenendo altresì per incarico il corso di Fisica-matematica e, in maniera saltuaria, anche quelli di Meccanica superiore, Onde elettromagnetiche Calcolo delle probabilità e Fisica teorica).
La sua produzione scientifica si svolge fondamentalmente in due settori: nel campo dell'Analisi (dove sua prima guida fu Leonida Tonelli) e in quello della Meccanica e della Fisica matematica dove fu brillante allievo di Tullio Levi-Civita. Nel primo il suo esordio avvenne con una nota Lincea avente per oggetto le superfici continue che ammettono area finita. A questo primo contributo fecero seguito ricerche sulla natura analitica delle soluzioni di equazioni differenziali lineari a coefficienti periodici soprattutto ricerche relative alla quadratura che effettua l'integrazione dei sistemi canonici con un grado di libertà e alla natura analitica delle soluzioni dei sistemi canonici integrabili per quadrature. La sua produzione nel secondo dei settori prima citati è quella più importante per quantità e qualità. Essa comprende contributi in diverse direzioni: problemi di Elasticità, di Idrodinamica, di Meccanica celeste (problema dei tre corpi e degli n corpi), di Elettrodinamica e di Relatività. Un particolare rilievo merita il gruppo dei suoi lavori sui sistemi anolonomi, che prese spunto dalla questione se il metodo di Hamilton-Jacobi sia applicabile alla Meccanica dei sistemi anolonomi stessi. Sono di notevole interesse, infine, alcuni suoi lavori in fluidodinamica dove dimostra che non è possibile alcuna propagazione ondosa in seno ai liquidi, se si ammette la viscosità, ma nello stesso tempo, in contrasto con l'opinione allora diffusa che onde di discontinuità non potessero propagarsi in corpi soggetti a meccanismi dissipativi, osserva per primo che un'onda di accelerazione in una corda si propaga soddisfacendo la stessa legge generale sia nel caso di presenza di resistenza di mezzo viscosa che di sua assenza.
Notevole altresì fu la costante attenzione da lui rivolta allo sviluppo storico della Meccanica e ai problemi dei Fondamenti, che trova puntuale riscontro nelle note storiche delle sue belle Lezioni di Meccanica razionale (Messina, Edizioni Ferrara, 1960).
Necr.: Bollettino della Unione Matematica Italiana, S. III, a. XX (1965), n. 1, pp. 154-156 (A. Pignedoli)
Nastasi, Lettera Pristem, 15