Guido CASTELNUOVO

(1865-1952)

ritratto

Nacque a Venezia da Enrico C., noto letterato, il 14 - 8 - 1865 e morì a Roma il 27 - 4 - 1952.
Dopo aver frequentato il Liceo Foscarini di Venezia (ove l'efficace insegnamento di A. Faifofer contribuì ad indirizzarlo alla matematica) si laureò a Padova nel 1886 dove, fra gli altri, ebbe a maestro G. Veronese. Fu quindi a Roma per un breve periodo (1886-87) di perfezionamento sotto, L. Cremona, per recarsi poi a Torino dove, dal 1887 al 1891, fu assistente di E. D'Ovidio e si legò di stretta amicizia col quasi coetaneo C. Segre. Questo periodo torinese fu determinante per l'orientamento scientifico del C. che, divenuto nel 1891 professore di geometria nell'Università di Roma, ivi rimase per tutto il resto della sua lunga e fruttuosa esistenza.
G.Castelnuovo fu, assieme a C. Segre, a F. Enriques (suo cognato), a F. Severi e alcuni altri, il fondatore della scuola italiana di geometria algebrica che, per alcuni decenni, assicurò all'Italia una posizione di primato in questo ramo della matematica. In particolare debbonsi al C. le condizioni necessarie e sufficienti per la razionalità delle superfici algebriche, la dimostrazione della razionalità dell'insieme delle involuzioni piane, lo studio approfondito delle superficie irregolari, ecc. L'attività del C. nella geometria algebrica si arresta però, salvo sporadici contributi posteriori, intorno al 1906. Nell'epoca successiva il suo interesse fu invece attirato da altre questioni e principalmente dal Calcolo delle Probabilità, a cui dedicò un trattato in due volumi (I ed. 1918) che per lunghi anni fece testo in materia. S'interessò pure molto della relatività, del principio di casualità nella fisica, di questioni didattiche ed organizzative, ecc. mostrando sempre, fra l'altro, sano giudizio, prudenza ed animo sereno ed equanime.
Le persecuzioni razziali, scatenatesi quando era già a riposo, circondato da generale ammirazione e simpatia, non lo toccarono direttamente, salvo la necessità di nascondersi per qualche mese. Dopo la liberazione di Roma (1944), fu nominato Commissario del Consiglio Nazionale delle Ricerche di cui aveva iniziato il risanamento quando venne fatto cessare bruscamente dall'ufficio per dare il posto ad altri. Successivamente (1945) contribuì più efficacemente di tutti alla rinascita dell'Accademia dei Lincei (soppressa dal fascismo nel 1939) di cui fu il primo, autorevolissimo presidente sino alla morte. Dal 1949 C. fu uno dei soli cinque senatori a vita previsti dalla nuova Costituzione italiana.
Membro di quasi tutte le accademie italiane e di alcune estere.
L'istituto matematico dell'Università di Roma è a lui intitolato. All'Acc. dei Lincei vi è un medaglione in suo ricordo.
Necr.: Acc. d. Lincei, fase. spec. del 1953 (G. Fano); Boll. UMI (3) 7 (19-52),241-46 (L. Campedelli) ecc. ecc.
Memorie scelte (Bologna, Zanichelli, 1937).
Tricomi, 1962