ANTONIO BORDONI (1788-1860)

Degli argini di terra. - Milano, Giusti, 1820. - 399, [5] p., 7 tav. f. t.; 22 cm.



Antonio Bordoni, allievo di Brunacci, gli successe nella cattedra dell'Università di Pavia occupandola dal 1818 al 1841, per poi insegnare solo geodesia. Sui suoi trattati si formarono generazioni di allievi tra i quali il più famoso fu Francesco Brioschi. Ricordiamo in particolare il Trattato di geodesia elementare (I ed. 1823) e le Lezioni di calcolo sublime (1831) nelle quali si seguiva ancora l'impostazione lagrangiana. Tra le sue opere più originali e più ricche di contenuti matematici va considerato questo volume sugli argini e le dighe. Padrone dei metodi generali di geometria e di analisi dell'École Polytecnique (Lagrange, Monge, Laplace ecc.) Bordoni quasi nascondeva idee e metodi generali sotto veste di questioni particolari tralasciando notizie storiche e discorsi comparativi così utili a valutare correttamente i risultati.

Nel trattato degli argini della terra, i pochi riferimenti espliciti riguardano Bossut, Venturoli, ma ogni argomento è trattato con strumenti matematici raffinati: pressioni sugli argini, massima inclinazione delle scarpate, azione dell'acqua sopra gli argini, configurazioni ottimali, trasporto ottimale di terra per costruzione di argini (problemi simili avevano originato gli studi sulle equazioni dette di Monge-Ampère).

Bibliografia: F. Casorati, Alla memoria di Antonio Bordoni, in Opere di Felice Casorati, Roma, Cremonese, 1951, vol. I, p. 53-59.
Luigi Pepe


  scheda successiva   scheda precedente   indice schede