Lezioni ad uso delle Scuole Normali di Francia, raccolte per mezzo dei Stenografi e rivedute dai Professori. - Milano, R. Netti, 1798. - 2 v.; 22 cm.
Volume I: 288 p.
Volume II: [2], 289-567, [5] p., 1 tav. f. t.



Carlo Lauberg, futuro presidente della Repubblica Napoletana e allora rifugiato politico in Lombardia e collaboratore di giornali democratici, intraprese la traduzione delle Leçons dell'École Normale de l'an 3 (prima edizione Paris, Reynier,1795) raccolte dagli stenografi dalla viva voce dei professori, con lo scopo di rinnovare gli insegnamenti: era stato infatti proibito di utilizzare libri di testo già stampati. Lauberg dedicava il suo lavoro ai legislatori Cisalpini intenti allo stabilimento della nazionale indipendenza sulle basi solide della repubblicana educazione.

I maggiori scienziati e letterati presenti a Parigi furono chiamati ad insegnare all'École. Ne nacque uno straordinario corpo di dottrina che fu un riferimento obbligato per ogni didattica innovatrice.
I due volumi tradotti nel 1798 comprendono trentaquattro lezioni così suddivise per argomenti e docenti:

- Matematiche: Lagrange, Laplace 5
- Fisica: Hauy 4
- Geometria descrittiva: Monge 3
- Geografia: Buache de la Neuville, Mentelle 2
- Storia: Volney 3
- Storia naturale: Daubenton 3
- Arte della parola: Sicard 6
- Analisi dell'Intendimento: Garat 1
- Letteratura: Laharpe 1
- Economia politica: Vandermonde 5
- Chimica: Berthollet 1

A parte il programma, che è opera comune di Joseph Louis Lagrange e Pierre Simon Laplace, le lezioni di matematica tradotte sono tutte di Laplace. Esse iniziano dall'aritmetica (sistemi di numerazione, aritmetica binaria e duodecimale, cambiamento di base) e terminano con la teoria delle equazioni. Dopo aver provato che un polinomio a coefficienti reali di grado pari si può scrivere come prodotto di polinomi di secondo grado a coefficienti reali, Laplace concludeva rilevando come la risoluzione generale delle equazioni restava, nonostante gli forzi di più di due secoli un problema aperto:

L'uniformità dei metodi immaginati per risolvere le equazioni dei gradi inferiori al quinto, dava qualche speranza di estenderli a questo grado, ma i tentativi fatti a quest'oggetto sono stati fino ad oggi infruttuosi. Ciò che ci consola però si è che la risoluzione completa delle equazioni, quantunque bellissima in se stessa, sarebbe poco utile nelle applicazioni dell'analisi, nelle quali è sempre più comodo d'impiegare l'approssimazione.

Su entrambi questi punti, risolubilità e approssimazione, Paolo Ruffini darà contributi fondamentali.
Particolare importanza ebbero le lezioni di geometria descrittiva di Gaspard Monge, il cui testo compare per le prime volte in questa forma, quattro anni prima dell'edizione separata in volume (Géometrie descriptive, Paris, 1799).
Per liberare la Nazione Francese dalla dipendenza in cui si è trovata finora dall'industria straniera bisognava dirigere primariamente l'educazione nazionale verso la cognizione degli oggetti, i quali esigono dell'esattezza

aveva esordito Monge presentando questa arte, divenuta sulla sua opera scienza
di rappresentare esattamente sui disegni, i quali non hanno che due dimensioni, gli oggetti che ne hanno tre.


Questi due volumi corrispondono a circa un sesto dell'edizione originale (3205 pagine). Non vi sono incluse in particolare le lezioni di Lagrange, altre cinque lezioni di Laplace, altre nove lezioni di Monge e tutti i dibattiti con gli allievi.

Bibliografia: L'École Normale de l'an III. Leçons de mathématiques. Sous la direction de J. Dhombres, Paris, Dunod, 1992; A. Fiocca, La geometria descrittiva in Italia (1798-1838), Boll. Storia Sci. Mat. 12-2 (1992), p. 187-249; L. Pepe, Università o Grandes Écoles: il Piano Mascheroni e il dibattito al Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, in Università in Europa, a cura di A. Romano, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1995, p. 511-523.
Luigi Pepe



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