Il giardino di Archimede
Un museo per la matematica |
Proposizione 24.Si noti che la sezione è intesa perpendicolare a una generatrice del cono, dunque la figura ottenuta è una parabola. Nella versione dell'opera di Archimede redatta da Maurolico, che si differenzia in più punti dalla versione classica, la proposizione finale XXIV è divenuta XXV. Il problema della quadratura della parabola costituisce anche il primo degli esempi illustrati nella lettera ad Eratostene scoperta nel 1906 da J. L. Heiberg (Metodo, proposizione 1). Qui Archimede si serve di considerazioni meccaniche sull'equilibrio, utilizzando proprietà dei centri di gravità e delle leve per scoprire meccanicamente i teoremi. Questo metodo euristico per la congettura dei risultati fornisce, a detta dello stesso Archimede, non una vera dimostrazione ma solo un'indicazione sulla conclusione che potrà essere poi dimostrata geometricamente.
L'area di una qualunque sezione di cono rettangolo è 4/3 del triangolo avente la stessa base e altezza uguale al segmento.
Meditando dunque un giorno sulla generazione dei solidi che sono originati da una rivoluzione intorno ad un asse e confrontando il rapporto delle figure piane generatrici con quello dei solidi generati mi meravigliavo moltissimo del fatto che le figure generate si discostassero a tal punto dalla condizione dei propri genitori da mostrare di seguire un rapporto completamente diverso dal loro. Per esempio un cilindro, che sia ottenuto insieme ad un cono della stessa base per rotazione attorno a un medesimo asse, è il triplo di esso, anche se nasce per rivoluzione da un parallelogramma doppio del triangolo che genera il cono. [...]Nel primo e secondo libro espone dunque le ``proposizioni lemmatiche'', cioè i lemmi sui quali si basa il suo metodo, introduce il concetto di ``tutte le linee'' di una figura piana e di ``tutti i piani'' di una figura solida e stabilisce che ``tutte le linee'' di figure piane (e analogamente ``tutti i piani di figure solide'') sono grandezze che hanno tra loro rapporto, risultato fondamentale per poter operare con esse. Nei libri successivi dimostra poi risultati relativi a figure piane e solide originate dalle sezioni coniche e dalle spirali. Il metodo degli indivisibili fu oggetto di numerose critiche. Cavalieri tentò di prevenirle in parte nella stessa Geometria: nel libro VII egli espone quello che chiamerà ``secondo metodo'' in cui chiarisce i fondamenti degli indivisibili e che si fonda su teorema I, ancor oggi noto come ``principio di Cavalieri''
Avendo dunque più e più volte fermato l'attenzione su tale diversità in moltissime altre figure, mentre prima, raffigurandomi ad esempio un cilindro come l'unione di parallelogrammi indefiniti per numero e il cono con stessa base e stessa altezza come l'unione di triangoli indefiniti per numero passanti tutti per l'asse, ritenevo che ottenuto il mutuo rapporto di dette figure piane dovesse subito venirne fuori anche il rapporto dei solidi da esse generate, risultando invece già chiaramente che il rapporto delle figure piane generatrici non concordava affatto con quello dei solidi generati mi sembrava si dovesse a buon diritto concludere che avrebbe perduto il tempo e la fatica e che avrebbe trebbiato inutile paglia chi si fosse messo a ricercare la misura delle figure con tale metodo.
Ma dopo aver considerato la cosa un po' più profondamente pervenni finalmente a questa opinione e precisamente che per la nostra faccenda dovessero prendersi piani non intersecantisi tra di loro ma paralleli. In questo infatti, investigati moltissimi casi, in tutti trovai perfetta corrispondenza tanto tra il rapporto dei corpi e quello delle loro sezioni piane quanto tra il rapporto dei piani e quello delle loro linee [...].
Avendo dunque considerato il cilindro e il cono suddetti secati non più per l'asse ma parallelamente alla base, trovai che hanno rapporto uguale a quello del cilindro al cono quei piani che chiamo nel libro II ``tutti i piani'' del cilindro a ``tutti i piani'' del cono, con riferimento alla base comune [...]. Stimai perciò metodo ottimo per investigare la misura delle figure quello di indagare i rapporti delle linee al posto di quello dei piani e i rapporti dei piani al posto di quello dei solidi per procurarmi subito la misura delle figure stesse. La cosa, ritengo, andò come era nei miei voti, come risulterà chiaro a chi leggerà tutto.
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Bonaventura Cavalieri
Geometria indivisibilibus quadam ratione promota Teorema I. Proposizione I. |
Infatti nelle trattazioni scolastiche di geometria si trovano misure di figure limitate da ogni parte e [...] nessuno che io sappia ha estensione infinita. E se si propone di considerare un solido oppure una figura piana infinitamente estesa ciascuno pensa subito che una figura di questo genere debba essere di grandezza infinita. Eppure esiste un solido di grandezza infinita ma dotato di una sottigliezza tale che per quanto prolungato all'infinito non supera la mole di un piccolo cilindro. Esso è il solido generato dall'iperbola [...]che Torricelli chiama anche ``solido acuto iperbolico''. Anche Cavalieri rimase stupito da tale risultato e in una lettera a Torricelli scrive:
Non so come abbi pescato nell'infinita profondità di quel solido così facilmente la sua dimensione poiché veramente a me pare infinitamente lungo.La dimostrazione data da Torricelli è duplice: accanto a quella con gli indivisibili compare anche una dimostrazione per soddisfare anche ``il lettore poco amico degli Indivisibili'' [...] ``con il metodo solito di dimostrazione degli antichi geometri, il quale è bensì più lungo ma non per questo, secondo me, più sicuro''. Nell'introduzione si ha un elogio della Geometria degli indivisibili ``la quale è un vero modo scientifico di dimostrare, diretto e per così dire naturale'' che, sull'entusiasmo degli orizzonti aperti dalla nuova scoperta, porta Torricelli ad affermare:
Mi muove a compassione la vecchia geometria , la quale, non conoscendo oppure non ammettendo gli indivisibili, nello studio dei corpi solidi scoprì così poche verità che una penosa povertà di idee è perdurata fino all'età nostra. Infatti i teoremi degli antichi che compongono la dottrina dei solidi rappresentano soltanto una parte delle speculazioni che, nella nostra epoca il mirabile Cavalieri, per non parlare di altri, fece attorno a numerose classi di solidi, differenti di specie e abbondanti in gran numero``.
TeoremaTorricelli afferma dunque che il solido FENBLD di rotazione attorno all'asse BA è uguale al cilindro avente per altezza AC e per base il cerchio di diametro AH, dove AH è il lato verso dell'iperbole. Il metodo usato da Torricelli fa uso degli indivisibili curvi, che illustra in precedenza con alcuni esempi ``non avendo Cavalieri nella sua Geometria fatto alcun cenno a tali cose''. Gli indivisibili curvi usati per il paraboloide sono le superfici cilindriche descritte dalla rotazione di un qualsiasi segmento congiungente un punto dell'iperbole con l'asse AC, come nella figura IL. Per le proprietà dell'iperbole, al variare del punto I le superfici cilindriche ONLI saranno uguali ai cerchi di diametro IM ottenuti dalle sezioni piane del cilindro ACGH. Dunque, usando la teoria degli indivisibili, tutte le superfici cilindriche prese insieme saranno uguali a tutti i cerchi presi insieme, cioè il solido ``acuto iperbolico'' sarà uguale al cilindro.
Il solido acuto iperbolico infinitamente lungo, tagliato con un piano perpendicolare all'asse, insieme con il cilindro della sua base, è uguale ad un cilindro retto la cui base sia il lato verso, ovvero l'asse dell'iperbola, e la cui altezza sia uguale al semidiametro della base del solido acuto.