Terne pitagoriche
Una
delle
tante formulazioni del teorema di Pitagora dice che se a e b sono i cateti
di un triangolo rettangolo e c è l'ipotenusa, si ha
a2
+ b2 = c2.
Vale anche il
viceversa:
Se
i lati a, b e c di un triangolo verificano la relazione a2 + b2 =c2,
allora il triangolo è rettangolo, a e b sono i cateti e c l'ipotenusa.
La dimostrazione è
molto semplice. Costruiamo un triangolo rettangolo con i cateti a e b, e sia
d la sua ipotenusa. Per il teorema di Pitagora si ha d2 = a2
+ b2, mentre per ipotesi a2 + b2 = c2.
Ne deriva che d2 = c2, dunque d = c, cosicché i due
triangoli hanno i tre lati uguali, e dunque sono uguali. Ma il secondo era per costruzione
un triangolo rettangolo con i cateti a e b, e quindi lo stesso vale per il
primo.
Il risultato
precedente ci dà un metodo molto semplice per costruire triangoli rettangoli senza
bisogno di misurare gli angoli. Infatti basta trovare tre numeri a, b e c, che
verifichino la relazione a2 + b2 = c2; il
triangolo di lati a, b e c sarà automaticamente rettangolo.
Un esempio è il
triangolo di lati 3, 4 e 5; siccome 32+42=9+16=25=52, il
triangolo con questi lati è rettangolo. Questo triangolo si trova spesso nei testi più
antichi. Altri triangoli rettangoli sono quelli di lati 5, 12 e 13, oppure 8, 15 e 17.
Notiamo che i lati
di tutti questi triangoli sono numeri interi. Per il teorema di Pitagora questo non è
necessario; basta che sia verificata la relazione a2 + b2 = c2,
come ad esempio nel triangolo che ha i cateti uguali a 1 e lipotenusa uguale a
radice di 2. D'altra parte i triangoli con lati interi sono più interessanti, anche
perché i loro lati debbono essere scelti con cura; ad esempio non se ne può scegliere
uno a piacere e cercare poi gli altri due.
Se tre numeri a,
b e c verificano la relazione a2+b2=c2 si dice
che formano una terna pitagorica. Ad esempio 3, 4 e 5 sono una terna pitagorica, ma
non 1, 1 e radice di 2, perché quest'ultimo numero non è intero.
Le terne pitagoriche
sono tutte descritte dalla formula
a
= m2 - n2 |
b = 2mn |
c = m2 + n2 |
(1) |
dove m ed n
sono due numeri interi, con m>n.
Che i numeri a, b
e c formano una terna pitagorica, si verifica facilmente. Infatti si ha
a2 =
(m2 - n2)2 = m4 + n4 - 2m2
n2
e
b2 =
(2mn)2 = 4 m2 n2
e quindi
a2 +
b2 = m4 + n4 - 2m2 n2 + 4 m2
n2 = m4 + n4 + 2m2 n2 = (m2
+ n2)2 = c2.
Più difficile è
dimostrare che la formula (1) dà tutte le possibili terne pitagoriche, a meno di un fattore comune.
Ecco come si può fare.
Cominciamo con
losservare che se a, b e c formano una terna pitagorica, lo stesso
vale per ha, hb e hc. Ci si può quindi limitare a considerare terne con a
e b primi tra loro; tutte le altre si otterranno moltiplicando a, b e c
per lo stesso numero.
Facciamo ora vedere
che a e b devono essere uno pari e uno dispari, e di conseguenza c
deve essere dispari.
Che a e b
non siano ambedue pari dipende dal fatto che sono primi tra loro. Che non possano essere
ambedue dispari, è un po più delicato.
Se a e b
fossero dispari, lo sarebbero anche a2 e b2 ,
cosicché c2 , somma di due numeri dispari, sarebbe pari, e quindi c
sarebbe pari. Daltra parte, se a e b sono dispari si deve avere
a = 2k+1 e b=2h+1, da cui a2 =
(2k+1)2 = 4k2 +4k+1, b2 =4h2 +4h+1 e sommando si
ottiene c2
=a2 +b2 = 4(k2 +k+h2 +h) + 2.
Da questa formula
segue che dividendo c2 per 4 si ottiene il quoziente k2
+k+h2 +h e il resto 2. In particolare, c2 non è
divisibile per 4, e questo è assurdo, dato che c è pari.
Riassumendo, se a,
b e c formano una terna pitagorica, i due numeri a e b devono
essere uno pari e uno dispari (ad esempio b pari ed a dispari), e di
conseguenza c deve essere dispari.
Nella relazione a2
+b2 = c2 portiamo a2 a secondo membro; si ha: b2 =
c2 - a2 = (c + a)(c a). Siccome a e c
sono dispari, c+a e ca sono pari. Se poniamo b=2s, c+a=2x e ca=2y,
avremo s2=xy. Anche x e y
sono primi tra loro; infatti se avessero un fattore comune q, anche a = x
y sarebbe divisibile per q, e lo stesso sarebbe vero per b2 ,
e dunque per b, in contraddizione con lipotesi che a e b
fossero primi tra loro. Siccome il prodotto xy è un quadrato, x e y
sono essi stessi dei quadrati: x=m2 e y=n2 . Si avrà
allora in conclusione: a=xy=m2-n2; c=x+y=m2+n2
e b2=4xy=4m2n2 per cui b = 2mn.
La formula (1) è così dimostrata. Dando a m e n
successivamente differenti valori, sempre primi tra loro, e uno pari e laltro
dispari, troviamo tutte le possibili terne pitagoriche.
Notiamo che quando n = m
1, si ha anche b = c 1, cosa che chi legge potrà dimostrare facilmente.
Dalla considerazione
delle terne pitagoriche, Pierre Fermat (1601-1665) trasse lo spunto per cercare se fosse
possibile trovare delle terne di numeri interi, tutti diversi da zero, che verificassero
la relazione x3 +
y3 = z3 o, più in generale, xn +
yn = zn.
Nel margine della
sua copia dell'Arithmetica di Diofanto, un autore greco vissuto intorno al III
secolo d. C., al punto dove veniva spiegata la generazione delle terne pitagoriche, Fermat
scrisse:
Cubem autem in duos cubos, aut quadratoquadratum in duos
quadratoquadratos, et generaliter nullam in infinitum ultra quadratum
potestatem in duos ejusdem nominis fas est dividere: cujus rei
demonstrationem mirabilem sane detexi. Hanc marginis exiguitas non
caparet.
cioè
Non
è invece possibile dividere un cubo in due cubi. Un quadrato-quadrato in due
quadrato-quadrati, e in genere nessuna potenza maggiore di due in due potenze dello stesso
ordine. Di questo ho trovato una bellissima dimostrazione, che però non posso scrivere
per la ristrettezza del margine.
Questo risultato,
che è stato chiamato l'ultimo teorema di Fermat, ha stimolato le ricerche di molti tra i
maggiori matematici degli ultimi tre secoli, ed è stato dimostrato totalmente solo nel
1994 da Andrew Wiles.