STRUMENTI MATEMATICI ITALIANI: UN SECONDO ELENCO a cura di Pietro Nastasi Diamo l'avvio alla pubblicazione delle brevi biografie di matematici italiani che avevamo annunciato nel numero scorso. Alcuni colleghi ci hanno permesso di colmare parte delle lacune che avevamo denunciato presenti nella nostra documentazione, altri hanno scritto o rivisto alcune delle schede che presentiamo: li ringraziamo. Pensiamo di fare cosa utile riproponendo - nella scheda qui di fianco - parte dell'articolo comparso su B.U.M.I. (3) 12 (1957) 678-679 in cui F.G.Tricomi presentava ai matematici il suo progetto.
Nastasi, Lettera Pristem,
La matematica italiana 1800-1950

Giorgio ABETTI

Fu figlio ``d'arte'', essendo il padre Antonio (1846-1928) anch'egli astronomo e, in particolare, direttore dell'Osservatorio di Arcetri. Laureato in Fisica a Padova, dopo che aveva già collaborato con il padre nelle osservazioni astronomiche, andò a perfezionarsi (1906) in Germania: prima all'Osservatorio di Berlino e poi a quello di Heidelberg.
Nel 1908 si trasferì negli Stati Uniti, dove ebbe il primo incontro con l'Astrofisica: all'Osservatorio di Yerkes (Williams bay, Wisconsin) collaborò con P. Fox all'osservazione e allo studio delle protuberanze solari eruttive, mentre all'Osservatorio di Monte Wilson (California) collaborò fino al 1909 con l'astrofisico G. E. Hale.
Rientrato in Italia venne destinato all'Osservatorio del Collegio Romano dove fu costretto a ritornare all'astronomia di posizione, salvo qualche ``divagazione'' verso la fisica stellare, usando il rifrattore Steinhell di 38 cm. per misurare stelle doppie visuali.
Quasi alla fine della prima guerra mondiale ebbe la ventura di essere nominato addetto militare presso l'Ambasciata italiana a Washington, fatto che gli consentì di riprendere i contatti con gli astrofisici statunitensi e di maturare il progetto di un Osservatorio astrofisico ad Arcetri, dove nel frattempo si era trasferito (1919). Ottenne fondi dalla Fondazione Hale (2000 dollari) e dalla ``National Science Foundation'' (500 dollari) per l'erezione della torre solare e la costruzione di uno spettroeliografo come indispensabile complemento.
Nel 1925, anno in cui fu inaugurata la torre solare, vinse il concorso per la cattedra di Arcetri, che restò sua fino al collocamento a riposo (1952).
La produzione scientifica di Abetti è molto vasta: principalmente dedicata all'Astrofisica, essa comprende però un'ampia manualistica ed una notevole parte dedicata alla divulgazione. In quest'ultimo settore si annoverano, fra gli altri, 92 articoli su Sapere, 26 sul periodico Luce e Immagini (rivista dell'Associazione Ottica Italiana) e 254 articoli sul quotidiano La Stampa di Torino (nel periodo 1952-1979).
Vincitore (1929) del ``Premio Reale'' dell'Accademia dei Lincei, ottenne anche (1937) il premio Janssen attribuito annualmente in Francia agli astronomi più in vista del mondo.
Fu Presidente della SAIt (1953-1964) e, per molti decenni, dell'Istituto Nazionale di Ottica. Membro dell'Unione Astronomica Internazionale fin dalla fondazione (1919), ne fu vice-presidente generale dal 1948 al 1955.
Necr.: Rendiconti Acc. dei Lincei, S. VIII, Vol. LXXVI (1983, Fase.5, pp.260-287) M.G. Fracastoro
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Cataldo AGOSTINELLI

Nacque a Ceglie Messapico (Brindisi) il 16/12/1984 e morì a Torino il 18/1/1988.
Laureato (1920) in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino e in matematica (1930), dapprima svolse attività tecnica e poi (1931-38) fu ordinario di meccanica nel R. Istituto Industriale ``Omar'' di Milano. Libero docente di Mecc. Raz. dal 1935, fu incaricato di tale materia all'Univ. di Torino e a quella di Modena. Nel 1940 fu I ternato (gli altri furono Maria Pastori e Giovanni Lampariello) al concorso per la cattedra di Mecc.Raz. dell'Univ. di Messina: fu chiamato a Catania da dove, nell'immediato dopoguerra, ottenne il trasferimento a Torino.
Fu autore di 218 lavori e di numerosi trattati in diversi settori che comprendono la Dinamica dei sistemi rigidi, la Meccanica celeste, la Dinamica dei sistemi non olonomi e la Magnetofluidodinamica su cui scrisse (1966), per incarico del C.N.R., un'ampía monografia nella quale si trovano anche una trattazione delle onde magnetofluidodinamiche, dei vortici e una della teoria del plasma.
Fu socio dell'Accad. dei Lincei, Presidente dell'Accad. delle Scienze di Torino e socio di numerose altre Accad. locali.
Necr.: Boll. U.M.I., S.VII vol.IIA (1989) n.3 pp.353-369 (A.Pignedoli)
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Vincenzo AMATO

Nacque a Taranto il 2/6/1881 e morì a Catania il 2/3/1963.
Laureato a Catania (1901), rimase in questa città fino al 1904 come assistente di Algebra complementare e poi di Geometria analitica. Insegnò quindi per più di trent'anni nelle scuole secondarie, e scrisse, in collaborazione con Michele Cipolla, apprezzati libri di testo. Libero docente (1917) di Analisi algebrica, tenne all'Univ. di Catania corsi liberi di teoria dei gruppi ed ebbe, dal 1919, vari incarichi di insegnamento (Analisi algebrica, Geometria analitica e proiettiva, Mecc. raz., Fisica matematica, Istituz. di analisi e Teoria delle funzioni). Ternato dopo G. Ricci e G. Scorza al concorso per la cattedra di Analisi dell'Univ. di Cagliari, fu chiamato in quella università da dove passò a Messina e infine a Catania.
I suoi principali contributi riguardano la teoria dei gruppi finiti nell'indirizzo di M.Cipolla, in particolare la costituzione dei gruppi non abeliani il cui ordine sia potenza di un numero primo.
Fu preside della Fac. di Scienze di Catania dal 1944 fino al collocamento a riposo (1966) e socio di varie Accad. locali.
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Luigi AMOROSO

Nacque a Napoli il 26.3.1886 e morì a Roma il 28.10.1965.
Iniziati gli studi matematici (1903) presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, li proseguì a Roma ove si laureò nel 1907 con una tesi sulle funzioni olomorfe di due variabili complesse.
Assistente (1908-1914) di G. Castelnuovo alla cattedra di Geometria, vinse nel 1914 il concorso per la cattedra di Matematica Finanziaria all'Università di Bari. Successivamente (1921) passò a Napoli e a Roma (titolare dal 1926 della cattedra di Economia Politica che tenne fino al collocamento fuori ruolo nel 1956).
Il mondo matematico italiano ha occasione di ricordare in modo particolare la sua permanenza a Napoli perchà fu in questa città che potè essere realizzato, grazie ad un consistente contributo del Banco di Napoli il primo progetto dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo di Mauro Picone.
Di interessi poliedrici partecipò attivamente (soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali), alla vita culturale ed economica del Paese impegnandosi a fondo anche in esperienze di gestione e amministrazione aziendale e bancaria.
Le sue pubblicazioni (150) spaziano dalla matematica pura a quella finanziaria, dall'economia matematica alla statistica. Il settore in cui ha lasciato una traccia più profonda è comunque quello dell'economia matematica che, in Italia, dopo Pareto, si è a lungo completamente identificata con la sua persona. Fu autore di importanti e diffusi Manuali sui quali si formarono intere generazioni di economisti. Il suo programma di ricerca prevedeva la continuazione e lo sviluppo del programma paretiano in ambito dinamico. È per questa scelta che successivamente la sua opera è stata ridimensionata come una stanca ripetizione di un paradigma che con il passare dei decenni aveva perso mordente e autorevolezza. Significativa rimane la sua Memoria del 1928 Discussione del sistema di equazioni che definiscono l'equilibrio del consumatore che per certi versianticipa di qualche anno idee e risultati di A. Wald in tema di esistenza e unicità dell'equilibrio. Socio corr. dei Lincei (1947) e naz. dal 1956, fu anche Preside della Facoltà di Scienze Politiche di Roma dal 1950 al 1961.
Necr.: Acc. Naz. dei Lincei, Celebrazioni Lincee, n.2, 1967 (M.Picone e V.Travaglino). a.g.
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Aldo ANDREOTTI

Nacque a Firenze il 15.3.1924 e morì a Pisa il 21.2.1980.
Dopo aver iniziato gli studi matematici nel 1942 presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, nel 1943 si rifugiò in Svizzera dove potè frequentare corsi tenuti da B. Eckman e da G. de Rham. Rientrato a Pisa, conseguì la laurea in matematica nel 1947 discutendo una tesi dedicata a problemi di rappresentazioni conformi. Trascorse a Roma i tre anni successivi, prima come ``discepolo ricercatore'' presso l'Istituto di Alta Matematica, poi come assistente di Geometria, avendo, così, occasione di perfezionare le sue conoscenze sotto la guida di F. Severi. Dopo un breve soggiorno a Princeton, ove ebbe contatti con S. Lefschetz e con C.L. SiegeL in seguito a concorso fu nominato nel 1951 professore di Geometria a Torino, per essere in seguito (1956) trasferito presso l'Università di Pisa. Nel ventennio seguente alternò l'attività nella sede pisana con lunghi periodi di insegnamento e di ricerca all'estero. Si recò presso le Università di Nancv Parigi, Princeton, Gottinga, Stasburgo, Brandeis, Stanford, Corvallis (Oregon) come ``full professor'' o con qualifica equivalente. Frutto di queste esperienze scientifiche internazionali sono i suoi contatti con K. Kodaira e Spencer, ma soprattutto la collaborazione con H. Grauert e W. Stoli.
La sua produzione scientifica, attestata da 100 lavori, riguarda principalmente tre settori di ricerca: Geometria algebrica, Analisi e Geometria complessa, Equazioni alle derivate parziali.
Fra i suoi contributi al settore della Geometria algebrica vanno ricordati la dimostrazione della dualità tra le varietà di Picard e di Albanese di una superficie algebrica; una celebre dimostrazione del teorema di Torelli; la classificazione delle superfici contenute in una varietà abeliana; i risultati, ottenuti in collaborazione con P. Salmon, connessi al problema delle sottovarietà intersezione completa. Di rilievo sono pure la dimostrazioni, frutto di una collaborazione con T. Fraenkel, dei teoremi di Lefschetz sulle sezioni iperpiane. Vanno, infine, ricordate le sue ricerche, assieme a A. Mayer, relative al cosiddetto problema di Schottky, che segnarono un ritorno all'impiego di quei metodi classici di Geometria Algebrica il cui uso era stato abbandonato da molto tempo. Egli stesso, dall'inizio degli anni'60, si era allontanatoda questa disciplina anche sulla base della diffusissima opinione che la Geometria algebrica andasse rifondata su basi analitiche ed algebriche più rigorose.
Nell'ambito della Geometria complessa collaborò con H Grauert, R. Narasimhan e E. Vesentini ottenendo risultati di fondamentale importanza sulla geometria degli spazi analitici. Con H. Grauert sviluppò con metodi di variabile complessa la teoria di tali spazi, per riprenderla successivamente da un punto di vista geometrico differenziale. A questi lavori si aggiungono quelli, in collaborazione con F. Norguet, dedicati al problema di Levi in cui, mediante la nozione di q-convessità, si fornisce un significato geometrico a certi gruppi di coomologia.
Infine, nell'ambito del terzo campo di ricerca, rientrano i suoi studi sui complessi di operatori differenziali, che estendono al caso di più equazioni risultati di Hormander e altri. In questo settore ebbe come collaboratore il suo ultimo allievo, M. Nacinovich.
Notevole fu l'influenza esercitata da una tale personalità scientifica sulle scelte culturali operate in Italia nell'ambito della Matematica. Il fatto che uno scienziato del suo valore, punto di riferimento per molti colleghi, avesse accantonato lo studio della Geometria algebrica contribuì ad alimentare il generale disagio, tipico degli anni'60, che i geometri manifestavano nei confronti dei cosiddetti metodi classici. Sebbene tale atteggiamento, comune ai maggiori esponenti della comunità matematica dell'epoca, abbia condotto alla disincentivazione delle ricerche nel campo della Geometria algebrica, la posizione di Andreotti va intesa come un invito a riprendere lo studio di tale disciplina (come poi avvenne a partire dagli anni '70) sulla base di aggiornati strumenti tecnici che tenessero conto dei profondi progressi algebrici.
Un altro suo merito indiscutibile è l'aver acceso in Italia l'interesse per l'analisi complessa, già così vivo e diffuso nella scuola tedesca.
Dottore honoris causa dell'Univ. di Nizza, vincitore (1971) del ``Premio Feltrinelli dei Lincei, fu anche socio corrispondente dei Lincei dal 1968 e nazionale dal 1979.
Necr.: Boll.U.M.I, s.V, vol.XVIII A (1981) n.2, pp.337-345 (F.Gherardelli); in Selecta di Opere di A.A., Pisa, S.N.S. 1982 (E.Vesentini) m.p.
Nastasi, Lettera Pristem, 2
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Giulio ANDREOLI (*)

Era nato nel 1892. All'atto della morte (1969) era professore emerito di Analisi Matematica (algebrica ed infinitesimale) presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Napoli.
Notizia del decesso in B.U.M.I., S. IV, a. II (1969), n. 4-5, p.598.
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Michelangelo ARRIGO (*)

Era nato nel 1949. Professore incaricato a Messina, aveva lavorato sin dalla laurea nell'ambito della ricerca applicata. Èstato autore di numerose pubblicazioni concernenti problemi di informatica e metodi del calcolo numerico.
Morì nel 1987 a Messina.
Notizia del decesso in Notiziario dell'U.M.I., a. XIV (1987), n. 10, p. 60.
Nastasi, Lettera Pristem, 3
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Emilio ARTOM

Nato a Torinoil 9 novembre 1888, vi morì l'11 dicembre 1952.
Appartenente ad una famiglia ebrea di modeste condizioni economiche, ma ricca di cultura, a soli 23 anni, nel 1911, vinse il concorso a cattedra e fu nominato professore all'Istituto Magistrale di Aosta, da cui passò (1920) all'Istituto Tecnico di Torino e quindi (dopo la Riforma Gentile) al Liceo Scientifico ``Galileo Ferraris'' della stessa città. Sbaglierebbe chi pensasse che E.A. non sia stato un ricercatore scientifico: il fatto è che a più riprese abbandonò egli stesso quelle che amava chiamare le sue ``velleità scientifiche''.
Subito dopo la laurea (che conseguì discutendo una tesi assegnatagli da Corrado Segre) in realtà era stato 2 anni a Bologna assistente dell'Enriques, ma aveva rinunciato nel 1911 convinto che avendo poco prodotto scientificamente fosse meglio passare all'insegnamento.
All'indomani della prima guerra, dopo un fallito tentativo di trasferimento a Roma per assumervi l'incarico di segretario dell'Enciclopedia per le Matematiche elementari, invitato ancora da Enriques, riprese quelle pubblicazioni scientifiche, (sul ripiegamento della carta ``come mezzo per la risoluzione dei problemi'', alcuni lavori storici etc.) che gli procurarono (1930) il premio Mathesis per una storia delle coniche nelle matematiche elementari. Sembrava finalmente deciso ad un impegno più continuo in questa direzione, ma l'impossibilità (per motivi politici, non avendo mai voluto iscriversi al P.N.F.) di ottenere la libera docenza frustrarono defmitivamente queste ``velleità'', indirizzandolo verso i più amati studi linguistici, ``quasi lieto'', come scrisse nella sua autobiografia, ``di liberarmi da un tormento che avrebbe angustiato ancora a lungo, senza che vi fosse speranza fondata di liberarmene in modo più brillante, raggiungendo una meta che invece era troppo alta per me''.
Nel 1914 sposò Amalia Artom (anch'essa laureata in matematica) da cui ebbe due figli: Emanuele (1915-1944), eroe partigiano, ed Ennio (1920-1940) perito tragicamente durante una gita in montagna.
Le vicende tragiche della famiglia e della comunità ebraica italiana distolsero definitivamente E.A. dallo studio della matematica, nella quale ha lasciato tuttavia una cinquantina di lavori e numerosi manuali scolastici.
Necr.: in Benvenuta Treves (a cura di), Tre vite dall'ultimo '800 alla metà del '900. Studi e memorie di Emilio, Emanuele, Ennio Artom, Firenze, Israel, 1954.
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Emilio BAJADA

Nacque a Tunisi il 27.1.1914 e morì a Modena il 14.5.1984.
Allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa, si laureò nel 1937 con Leonida Tonelli, del quale fu assistente dal 1938 al 1941, quando fu chiamato alle armi. Alla fine della guerra, nel 1945, riprese l'attività a Pisa, tenendo per incarico corsi di Analisi Superiore, Teoria delle funzioni, Analisi matematica e Meccanica razionale.
Nel 1948 conseguì la libera docenza in Analisi e nel 1949 si trasferì negli U.S.A., prima a Cincinnati (dove lavorò con Otto Szasz e Charles N.Moore) e poi a Princeton (dove lavorò con Maston Morse). Nel 1952 vinse il concorso per la cattedra di analisi dell'Università di Palermo.
Nella città siciliana insegnò fino al 1961 quando si trasferì a Modena dove diede notevole impulso al rilancio di quell'Istituto di Matematica ed al potenziamento della sua biblioteca e del Seminario Matematico.
La sua produzione scientifica conta più di 60 pubblicazioni che spaziano su diversi campi dell'Analisi: equazioni differenziali, serie di Fourier e sviluppo in serie di funzioni ortonormali, topologia delle varietà, analisi reale, calcolo delle variazioni e teoria delle funzioni. . Vincitore del premio Michel per la migliore tesi di laurea a Pisa, vinse pure (1940) il premio Merlani dell'Accademia delle Scienze di Bologna per i ``contributi relativi a questioni di calcolo delle variazioni.
Necr.: ``Atti del Seminario matematico e Fisico dell'Università di Modena, vol. XXXIII (1984), pp. II-XIV (C. Vinti); ``Annuario dell'Università di Modena, 1984, pp. 1-11 (F. Barbieri e C. Vinti).
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Mario BALDASSARI

Nato a Padova il 27.8.1920, vi morì il 28.9.1964.
Laureatosi in Matematica nel 1941, potè ritornare agli studi soltanto dopo il periodo bellico, nel 1946, quando fu nominato assistente presso l'ateneo di Padova. Nel 1951 conseguì la libera docenza e nel 1953 vinse il concorso per la cattedra di geometria dell'Università di Catania. Vi rimase solo un anno per passare prima a Ferrara e poi (1955) a Padova.
Cultore di geometria algebrica, la sua produzione scientifica si concretizzò in 32 pubblicazioni. Tra i suoi risultati di geometria algebrica va ricordata una condizione caratteristica affinché un sistema algebrico di varietà ammetta una unisecante. In questo lavoro egli fa uso sistematico di quegli strumenti algebrico-topologici il cui utilizzo, oggi scontato in una ricerca geometrica, non era ancora molto diffuso all'inizio degli anni'50. Va pure segnalata la monografia Algebraic Varieties (Ergebnisse der Mathematik - 1956 - Springer) ove vengono esposti, rielaborati in linguaggio moderno, i più significativi risultatì ottenuti nel campo della geometria algebrica.
Tra i suoi meriti è anche l'aver sottolineato il ruolo che la teoria dei fasci avrebbe rivestito in questa disciplina, accelerando così la diffusione di quegli strumenti tecnici necessari alla ripresa della Geometria Algebrica in ambito nazionale.
Dal 1960 la sua attività di ricerca si orientò verso la matematica applicata conseguendo, nell'ambito del Centro di matematica applicata da lui creato a Padova, brillanti risultati sulla programmazione lineare, la ricerca operativa, la teoria dell'ottimizzazione e sull'uso di procedimenti matematici nel campo sociologico. Fu socio dell'Accademia Patavina e dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
Necr.: B.U.M.I., S. IV, a.1 (1968), n 3, pp. 453-55 (A. Predonzan).
m.p.45
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Silvio BALLARIN

Nato a Zara nel 1901, morì a Pisa nel 1969.
Si laureò in matematica (1924) all'Università di Bologna dove divenne presto (1925) assistente di Geodesia, dapprima al fianco di Federigo Guarducci (1851-1931) e poi di Paolo Dore (1892-1969). Nel 1948 vinse il concorso per la cattedra di Astronomia e Geodesia presso l'Istituto Idrografico della Marina di Genova.
Due anni dopo ottenne il trasferimento presso la cattedra di Topografia e Geodesia della facoltà di Ingegneria di Pisa, ove rimase fino alla morte benché la facoltà d'Ingegneria di Bologna gli avesse offerto la cattedra lasciata vuota dal collocamento a riposo del Dore.
L'attività scientifica del Ballarin risentì fortemente dei cambiamenti avvenuti nella Geodesia negli anni fra le due guerre, come conseguenza del crescente interesse verso lo studio regionale del campo gravitazionale in vista degli studi suu'isostasia e sulla tettonica ed in vista delle applicazioni che anticipavano il nascere della prospezione geofisica. È in questo contesto che Ballarin dedicò un complesso di lavori ai non facili problemi delle riduzioni delle misure dei campi geofisici ed alla riduzione delle più complesse misure dei gradienti e delle curvature del campo gravitazionale ottenute con la bilancia di torsione di Eötvös.
Cos accanto ad un vasto spettro di osservazioni gravimetriche, preparatorie della Carta Gravimetrica d'Italia, Ballarin condusse un lungo lavoro di elaborazione di ben 3450 misure di gravità. Tuttavia, benché le sue maggiori cure fossero rivolte a questo tipo di ricerche, molti altri furono i suoi campi d'interesse: a lui si debbono varie determinazioni di latitudine e misure pendolari di gravità relativa, alcuni studi sulla teoria delle carte geografiche e, infine, lo studio dello strapiombo del campanile di Pisa, ormai seguito da diversi decenni con metodi geodetici.
Fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei dal 1958 e nazionale dal 1965, socio corrispondente dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere dal 1950 e, da quello stesso anno, membro ordinario della Commissione Geodetica Italiana.
Necr.: Accademia Nazionale dei Lincei, Celebrazioni Lincee,n. 47,1971 (A. Marussi).
Nastasi, Lettera Pristem, 3
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Ugo BARBUTI

Ordinario di Analisi Matematica nella Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Firenze, era nato a Pisa nel 1914 ed aveva insegnato Calcolo Numerico e Analisi Matematica nelle Università di Pisa, Catania, Trieste, Modena e Firenze.
Morì nel 1978.
Notizia del decesso in Notiziario dell'U.M.I., a. V (1978), n.6, p. 150.
Nastasi, Lettera Pristem, 3
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Iacopo Barsotti

Era nato a Torino il 28.4.1921 ed è morto a Padova il 27.10.1987.
Aveva studiato alla Scuola Normale di Pisa e si era laureato nel 1942. Assolti gli obblighi militari, era ritornato a Pisa come perfezionando alla stessa Normale.
Fu assistente a Roma, con Severi, dal 1946 al 1948, quando si trasfeei negli Stati Uniti: dapprima come fellowship a Princeton e, poi, come ``full professor'' all'Università di Pittsburgh (sino al 1960) ed alla Brown University.
Primo ternato in un concorso di geometria, fu chiamato a Pisa nel 1961 quale docente di Geometria e, successivamente, di Algebra. Nel 1968 si trasferì a Padova, dove insegnò Geometria fino alla morte.
La sua produzione scientifica, una cinquantina dilavori, comprende contributi alla teoria delle algebre, ai fondamenti della Geometria algebrica e soprattutto, nell'ambito di queste discipline, risultati fondamentali relativi alle varietà abeliane e, più generalmente, alla struttura delle varietà gruppali, che egli studia sia in caratteristica zero che positiva.
Va ricordata anche la costruzione di gruppi analitici che egli associa alle varietà abeliane; questi, oggi noti con il nome di gruppi di Barsotti-Tate, sono all'origine della cosiddetta coomologia cristallina. Di interesse sono anche gli studi connessi alle funzioni theta da lui generalizzate introducendo la classe di funzioni tipo-theta.
Le metodologie impiegate nei suoi lavori riflettono i contatti che egli aveva avuto con le scuole straniere: ad esse si era forse accostato persuperare il disagio che gli era venuto dall'isolamento in cui per un certo periodo si era trovata la scuola italiana.
Notizia del decesso - con brevi indicazioni biografiche - in Notiziario UMI, a. MV (1987), n. 11, p. 56 ed in Rendiconti del Seminario Matematico della Università di Padova, vol. LXXVIII (1987), p. 285, entrambi a cura di V.Cristante. Un bel Ricordo ha scritto Francesco Gherardelli in Annali di Matematica Pura ed Applicata, S. IV, T. CLIII (1988), pp. III-IV.
Nastasi, Lettera Pristem, 4
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Giuseppe Bartolozzi

Era nato a Grammichele (CT) il 23.10.1905 ed è morto a Palermo il 30.6.1982.
Si era laureato tardi (a causa di una poliomelite infantile), a Palermo, nel 1930, discutendo una tesi con Michele de Franchis: Sopra una corrispondenza asintotica fra superficie affini equidistanti. E di de Franchis era stato assistente per qualche anno. Poi aveva preferito passare alla scuola secondaria ed era presto diventato ordinario di matematica negli Istituti tecnici (risultando il primo nella graduatoria nazionale).
Fu apprezzato autore di numerosi manuali di matematica per le scuole medie di ogni ordine e grado, continuando così una tradizione che aveva visto impegnati la maggior parte dei matematici siciliani del periodo ``aureo'' (Cipolla, de Franchis, Mignosi).
Nastasi, Lettera Pristem, 4
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Achille Bassi

Era nato nel 1907 e ed è morto nel 1973.
Si era laureato nel 1930 a Pisa, ove era stato allievo della Scuola Normale. Fino al 1939 aveva svolto attività scientifica a Roma, dov'era stato assistente di Severi, a Torino e successivamente a Bologna, dove aveva ottenuto anche un incarico d'insegnamento di Geometria.
Nel 1937-38 andò a perfezionarsi a Princeton, presso il già celebre ``Institute for advanced Study''.
Favorevolmente colpito dall'organizzazione sociale e scientifica degli studi superiori statunitensi, al suo rientro in Italia tenne diverse conferenze sull'argomento, tutte animate da un sincero spirito riformatore.
Invitato nel 1939 dalla locale Università, si trasferì a Rio de Janeiro e vi rimase fino alla morte, rinunziando alla cattedra universitaria in Italia vinta poi nel 1953.
Aveva iniziato la sua attività di ricerca nel campo della topologia combinatoria, dando contributi importanti al problema dell'esistenza delle varietà topologiche con numeri di Betti assegnati ed allo studio di alcuni modelli topologici di Poincaré. In Brasile, poi, affrontò lo studio dei gruppi topologici non associativi e si dedicò infine allo studio delle algebre di Boole con topologia.
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana, S. IV, vol. X (1974), n.2, pp. 545-46 (JaurlésCecconi).
Nastasi, Lettera Pristem, 4
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Giuseppina Biggioggero Masotti

Nata a Melegnano nel 1894, conseguì nel 1912 il diploma di maestra e subito si dedicò all'insegnamento elementare.
Successivamente, conseguita la licenza della sezione fisico-matematica, poté iscriversi al Politecnico di Milano, da dove(1918) passò al corso di laurea in Matematica di Pavia, laureandosi nel 1921 e divenendo assistente di Gerbaldi e di Berzolari. Nel 1924 ritornò a Milano, come assistente e professore incaricato al Politecnico, fino a quando (1948) vinse la cattedra di Geometria al Politecnico, che lasciò nel 1969 all'atto del collocamento a riposo. Morì nel 1977.
Fra i numerosi argomenti da lei trattati si ricordano questioni di isotopia riguardanti la forma delle curve algebriche reali dotate di massimi d'inclusione. Larga parte della sua produzione è comunque dedicata alla Geometria algebrica, settore a cui era stata avviata da Oscar Chisini. In quest'ambito è da segnalare la costruzione dei piani tripli e quadrupli effettuata a patire dalla loro curva di diramazione.
Un altro settore di suo interesse fu la Geometria integrale metrica, in cui generalizzò classici risultati di Crofton, Lebesgue e Santalò. E non vanno neppure dimenticati i suoi lavori di Storia della Matematica, tra cui la nota memoria su Maria Gaetana Agnesi scritta insieme al marito Amaldo Masotti, e quelli in Matematiche elementari.
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana,S.V,vol.XVI-A(1979),n3,pp.631-635 (C.F.Manara).
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Giuseppe Avondo-Bodino

Era nato a Villa del Bosco (Vercelli) il 13.7.1920; è morto a Milano il 2.4.1982. Si era laureato in Matematica dopo la guerra, nel '48. Aveva superato anche tutti gli esami del corso di laurea in Fisica e già steso la tesi che non discusse mai per una diversità di punti di vista con il relatore.
Insegnante di Matematica e Fisica nei Licei, vinse nel '70 la cattedra di Matematica Generale presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino. Insegnò anche a Milano - presso l'università Bocconi e la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi - e ad Ancona.
La sua produzione scientifica (45 pubblicazioni) comprende contributi che riguardano prevalentemente la Statistica, le applicazioni del Calcolo delle Probabilità ai problemi di decisione, la Matematica finanziaria ed attuariale. Il nome di Giuseppe Avondo è legato alla fondazione della Società per le Applicazioni della Matematica alle Scienze Economiche e Sociali (A.MA.S.E.S), di cui fu anche il primo Segretario e Direttore della rivista da questa pubblicata.
Nastasi, Lettera Pristem, 5
La matematica italiana 1800-1950

Giovanni Boaga

Nato a Trieste il 28.3.1902, è morto a Tripoli (Libia) il 17.11.1961.
Aveva compiuto i suoi studi a Padova dove conseguì la laurea in Matematica nel 1926 discutendo una tesi, poi pubblicata, sulla Deformazione di una sfera sollecitata da forze esterne. Rinunziando alla cattedra d'insegnamento per gli istituti medi conseguita nel 1928, optò per la carriera universitaria divenendo nello stesso anno assistente ordinario di Geodesia a Padova. Nel 1931 ottenne la Libera Docenza in Geodesia teoretica ed applicata e nel 1933 divenne professore ordinario di Geodesia e Topografìa presso la Facoltà d'Ingegneria di Pisa, da dove nel 1942 si trasferì alla corrispondente cattedra dell'Ateneo romano.
Le sue ricerche teoriche spaziano in tutti i campi della Geodesia e della Geofisica, con un numero imponente (circa 360) di pubblicazioni, fra cui due importanti manuali: il Trattato di Topografia e Geodesia e quello di Calcolo numerico e grafico. Il campo più esteso comunque riguarda la Geodesia teorica, dove egli sviluppò nuovi metodi per la rappresentazione conforme di una superficie nel piano (la rappresentazione di Gauss-Boaga) e la deduzione unitaria di tutte le rappresentazioni cartografiche conformi ed equivalenti. Un altro settore in cui operò è quel-lo relativo allo studio di nuovi metodi per le riduzioni delle misure di gravità, argo-mento di cui fu per vari anni relatore generale all'Associazion'e internazionale di Geodesia. Contributi importanti portò anche allo studio delle deviazioni della verticale.
Socio di numerose Accademie, fra cui quella dei Lincei, svolse un'opera particolarmente benemerita sia presso l'Istituto Geografico Militare che presso la Direzione del Catasto e dei Servizi tecnici erariali.
Necr.: Bollettino di Geodesia e Scienze affini, a. XXI (1962), n. 1, pp. 187-191.
Nastasi, Lettera Pristem, 5
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Tommaso Boggio

Nato a Valperga Canavese (TO) il 22.12.1877, morì a Torino il 25.5.1963. Compì gli studi a Torino dove si laureò in Matematica (``con pieni voti assoluti'') nel luglio 1899. La sua carriera accademica fu molto contorta. Subito nominato assistente alla cattedra di geometria proiettiva, insegnò (per incarico) fino al 1905 proprio geometria proiettiva. Nel 1903 aveva ottenuto la Libera Docenza in Fisica matematica. Nel 1905 risultò primo ternato nel concorso per la cattedra di Matematica Finanziaria presso la R. Scuola Superiore di Commercio di Genova. Occupò questa cattedra fino al 1908, insegnò Matematica Finanziaria a Torino fino al 1914 ed ebbe fra i suoi allievi anche Vittorio Valletta, futuro Presidente della Fiat. Essendo stato temato al concorso per la cattedra di Meccanica razionale di Bologna, fu nominato straordinario di quella materia a Messina. Rimase in questa città poche settimane, scampando al disastroso terremoto del dicembre 1908 (in cui perirono 78.000 persone).
Trasferitosi momentaneamente a Firenze, nel 1909 successe al Morera, occupando a Torino la cattedra di Meccanica razionale e tenendo anche - per incarico - quella di Fisica-matematica. Nel 1942, infine, lasciò tali insegnamenti all'Agostinelli e si trasferì sulla cattedra di Matematiche complementari che tenne fino al 1948, data del suo collocamento fuori ruolo.
Per molti anni - accanto ai corsi universitari - tenne diversi corsi all'Accademia Militare di Torino.
I suoi lavori di ricerca spaziano su svariate questioni classiche di Meccanica, Fisica matematica, Matematica Finanziaria, Geometria ed Analisi. Da segnalare sono gli studi sulla teoria del potenziale, sulle funzioni armoniche e quelle biarmoniche, sull'equilibrio delle membrane e delle piastre elastiche piane, sulla deformazione e le vibrazioni di un corpo elastico, sulla teoria del calore, sull'induzione magnetica e sulle equazioni integrali.
In particolare va ricordato che su uno di questi problemi - quello dell'equilibrio delle piastre elastiche - egli ottenne il premio Vaillant dell'Accademia delle Scienze di Parigi per il 1907 (assieme a Hadamard, Kom e Lauricella).
Fu socio dell'Accademia delle Scienze di Torino e di quella di Modena e fu membro del Comitato Nazionale delle Ricerche per la Matematica.
Necr. Bollettino Unione Matematica Italiana, S. III, a. XIX (1964), pp. 530-532 (C.Agostinelli).
Nastasi, Lettera Pristem, 5
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Enrico Boggio-Lera

Nativo di Bardonecchia, morì a Catania il 7.11.1956.
Insegnò per molti anni a Catania fìsica e matematica presso l'Istituto Tecnico, fisica e meccanica agraria presso l'Istituto enologico. Libero docente di fìsica sperimentale, insegnò fino al 1933 all'Università di Catania quale incaricato di Meccanica razionale, Geodesia, Fisica e Chimica fìsica.
Studioso eclettico, si occupò di cinematica dei mezzi continui, di radiotelegrafia, della rilevazione elettrica dei fulmini e del calcolo dei calore molecolare di vaporizzazione dei liquidi.
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Enrico Bompiani

Nacque a Roma il 12.2.1889 e vi è morto il 22.9.1975.
Durante gli studi universitari, sentì il fascino di Guido Castelnuovo e sotto la sua direzione preparò la tesi di laurea. Proprio di Castelnuovo divenne assistente a Roma nel 1911, rivestendo questa carica fino al 1913. Successivamente fu assistente per due anni a Pavia e poi ancora a Roma fino al 1922 quando, in seguito a concorso, venne chiamato al Politecnico di Milano a ricoprire la cattedra di Geometria analitica. Lasciata Milano per Bologna, nel 1926 rientrò definitivamente a Roma. Qui, fino al 1959, fu anche Direttore dell'Istituto Matematico.
Collocato a riposo nel 1964, fu nominato professore emerito della Facoltà di Scienze.
L'attività scientifica di Bompani fu imponente, come testimoniano oltre trecento pubblicazioni: ci si limita qui a segnalarne i temi principali.
Un primo gruppo di lavori riguarda le proprietà proiettivo differenziali di una varietà, che egli studiò anche introducendo nuove nozioni (spazio osculatore, curve quasi asintotiche, sistemi coniugati di specie superiore) adatte a indagare o proprietà locali o proprietà globali. Sono, in particolare, da segnalare i contributi allo studio delle rigate iperspaziali. Queste ricerche lo condussero alla considerazione di sistemi di equazioni alle derivate parziali (o anche ordinarie) mediante i quali la superficie o la varietà in esame venivano rappresentate.
Successivamente si dedicò direttamente allo studio delle equazioni a derivate parziali lineari omogenee, che interpretò geometricamente su modelli iperspaziali mediante i caratteri proiettivo-differenziali cui si è alluso in precedenza. Di questo settore vanno ricordate le rimffie relative all'equazione di Laplace.
Un altro campo di ricerca fu quello relativo all'apphcabihtà di due varietà differenziali nel quale i suoi lavori mettono in luce l'importanza delle nozioni di trasporto parallelo.
Queste ricerche lo condussero a determinare nuovi invarianti (ad esempio la curvatura di direzioni) e nuove interpretazioni di altri noti, quale la curvatura di Riemann. Tra i risultati da lui utilizzati si ricorda la classificazione delle superfici a curvatura relativa all'ambiente nulla e la determinazione di quelle che ammettono trasformazioni geodetiche.
La sua attività scientifica, principalmente dedicata appunto alla geometria proiettiva delle equazioni differenziali, culminò in una poderosa memoria di circa 250 pagine, pubblicata sugli Atti dell'Accademia d'Italia nel 1935, che gli valse il prestigioso Premio Reale dell'Accademia dei Lincei.
Insignito di molti premi e non egli fu membro di numerose Accademie e corpi scientifici e ricevette la laurea honoris causa dalle università di Groningen, Bologna e Iasi. Socio fondatore dell'UMI., ne fu Vice-Presidente dal 1938 al 1940, Presidente dal 1949 e Presidente onorano dal 1952. Ben conosciuto anche all'estero , fu invitato a tenere corsi e conferenze alle Università di Chicago (1930-34) e di Harvard, alla Columbia University (New York), alla Missouri University di Kansas City (1946) e all'Università di Pittsburg (1947) dove, per gli anni 1959-61, ottenne anche il titolo di Mellon Professor.
Tra i suoi principali meriti istituzionali va infine segnalato il contributo dato alla promozione del C.I.M.E. (Centro Italiano Matematico Estivo), di cui fu Direttore dalla costizione nel 1954 fino al 1974. Il C.I.M.E. aveva lo scopo di organizzare brevi corsi estivi su argomenti attuali nella ricerca matematica avanzata in modo da favorire l'inserimento attivo nella ncerca e di allacciare i contatti internazionali dei matematici italiani.
Necr.: Bollettino U.M.I., S. IV, vol. XII (1975), pp. I-XXXVI (G.Vaccaro); Accad Naz. dei lincei Celebrazioni Lincee, n. 105,1977 (E. Martinelli).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Federico Cafiero

Nato a Riposto (CT) il 24.5.1914, è morto a Napoli il 7.5.1980. Compìgli studi universitari a Napoli,dove si laureò con lode nel 1939.
Vinta una borsa di studio, seguì a Roma un corso di perfezionamento presso l'appena fondato Istituto Nazionale di Alta Matematica, assistendo alle lezioni di Fantappiè, Picone, Severi e Toneà. Nell'anno accademico 1940-41 aveva ottenuto l'incarico di insegnamento per il corso di Elementi di Matematica presso la Facoltà di Scienze statistiche di Roma, ma gli eventi bellici interruppero dopo poco mesi la sua attività didattica e scientifica fino al 1944. Rientrato a Napoli, fu assistente di Analisi e collaborò con Renato Caccioppoli e Carlo Miranda. Nel 1951 ottenne la Docenza in e due anni dopo risultò primo ternato del concorso alla cattedra di Analisi presso l'Uruversità di Catania. In questa città rimase fino al 1956 quando, grazie all'opera di rinnovamento della mateniatica pisana operata da Sandro Faedo, fu chiamato a succedere a Pisa a Franco Cecioni. Vi restò fino al 1959: fu docente anche della Scuola Normale, Direttore dell'Istituto Matematico e membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi Calcolatrici Elettroniche. Nel 1959,alla tragica scomparsa di Caccioppoli toccò proprio a lui, che ne era stato allievo prediletto, il compito di succedergli sulla cattedra napoletana. E a Napoli la sua città d'adozione, restò fino alla morte divenendo punto di riferimento per numerosi matematici formatisi in tutto o in parte alla sua scuola (Luigi Albano, Ugo Barbuti, Antonio Chffi, Paolo De Lucia, Nicola Fedele, Renato Fiorenza, Francesco Guglielmino, Giuseppe Pulvirenti, Giuseppe Santagati e Antonio Zitarosa).
Nella sua opera scientifica si possono distinguere tre temi principali: le equazioni differenziali ordinarie, la teoria fine delle funzioni di variabile reale (e la sua applicazione ai fondamenti della teoria delle funzioni di variabile complessa), la teoria della misura e dell'integrazione che è la parte della sua opera per la quale egli è più conosciuto. Secondo lo stile tradizionale legato ai nomi di Fréchet, Nikodym, Carathéodory e Saks, egli si occupò quasi esdusivamente di misure intese come funzioni additive d'insieme e prevalentemente di misure in un insieme astratto (senza trascurare il caso di uno spazio topologico), riuscendo a dire cose nuove pur in questo contesto già ristretto e sostanzialmente classico. Particolarmente efficaci due sue monografie sull'argomento (del 1953 e del 1959) in cui egli esponeva statisticamente quali il prolungamento delle misure, l'uniforme additività ed il passaggio sotto il segno d'integrale.
Membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione dal 1966 al 1978 e del CUN dal 1978 alla morte, tra i suoi meriti istituzionali, oltre a un'appassionata partecipazione ai problemi della riforma dell'Università, va segnalata l'iniziativa di fondare (con Zitarosa ) una collana di agili ``Quaderni'' di Analisi presso l'editore Liguori di Napoli.
Necr.: Bollettino U.M.I, S. V, vol. XVIII-A (1981), n. 2, pp. 347-355 (G.Letta).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
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Pantaleo Calabrese

Nato a Nardò (Lecce) nel 1929, è morto a Roma l'8 giugno 1988.
Laureatosi a Roma, fu per qualche anno docente di matematica e fisica a Tivoli e poi assistente di Istituzioni di Matematica per il Corso di Laurea in Chimica a Roma ed a Perugia. Qui e all'Università di Cassino, per molti anni gli fu assegnato l'insegnamento di Analisi Matematica II. Divenuto professore associato, si trasferì sulla cattedra di Istituzioni di Matematica presso la Facoltà di Scienze Statistiche Demografiche e Attuariali dell'Università di Roma.
Didatta apprezzato e scrupoloso, ha pubblicato alcune ricerche su problemi di vibrazione delle travi.
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Renato Calapso

Nato a Palermo l'11 luglio 1901, morì a Messina il 17 Novembre 1976.
Figlio d'arte (il padre era Pasquale, noto geometra differenziale), si era laureato a Messina nel 1922 e subito dopo era entrato nell'insegnamento universitario divenendo assistente di ruolo alla cattedra di Analisi e quindi Libero Docente di Analisi (la lusinghiera relazione fu firmata da Peano, Pincherle e Picone). Nel 1935 risultò primo vincitore del concorso per una cattedra di Geometria dell'Università di Messina, presso la quale restò fino al 31 ottobre 1976, data del suo collocamento a riposo.
Sotto la guida del padre, si dedicò quasi esclusivamente a studi di Geometria differenziale nell'indirizzo di Claude Guichard. Negli ultimi anni di attività rivolse invece l'attenzione alla geometria non-euclidea ponendosi in collegamento con apprezzati filoni della ricerca intemazionale.
Dal 1936 e per oltre un ventennio fu Preside della Facoltà di Scienze dell'Università di Messina, socio di numerose Accademie e Presidente dell'ente culturale Città di Siracusa da lui stesso creato per le Celebrazioni Archimedee del Secolo XX.
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana, S. V,vol. XIV-A (1977), n.3, pp. 635-638 (O. Tigano).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Francesco Paolo Cantelli

Nato a Palermo il 20 dicembre 1875, morì a Roma il 21 luglio 1966.
Laureatosi in matematica a Palermo nel 1899, divenne assistente presso l'Osservatorio Astronomico di quella città. In questa posizione rimase fino al 1903, anno in cui vinse un concorso per attuario presso la Cassa Depositi e Prestiti del Ministero del Tesoro. Avendo ottenuto nel 1922 la Libera Docenza in Calcolo delle Probabilità (era la prima in Italia in tale materia) vinse, l'anno successivo, il concorso per la cattedra di Matematica finanziaria ed attuariale presso l'Istituto Superiore di Scienze Economiche di Catania. Nel 1925 ottenne il trasferimento all'Università di Napoli e nel 1931 fu chiamato all'Università di Roma, dove rimase sino al collocamento in pensione nel 1951. A parte i primi lavori dedicati, sulla scorta del suo maestro Filippo Angelitti (1856-1931), all'Astronomia dantesca, i suoi contributi scientifici concernono principalmente la teoria astratta dei Calcolo delle Probabilità: a lui si deve sostanzialmente l'idea che questo Calcolo non differisce molto dalla teoria della misura, alla maniera di Lebesgue, di certi insiemi di punti rappresentanti i vari `eventi' di cui ci si occupa. Pure a lui dovuti sono essenzialmente il concetto di variabile casuale e quello di convergenza in probabilità (stocastica) che, pur non essendo essenzialmente diverso da quello di convergenza in misura tipico della teoria degli spazi astratti, ha mostrato la sua fecondità soprattutto nel campo probabilistico.
Altri contributi di rilievo egli diede in Matematica attuariale ed in Statistica: tra di essi va segnalato il classico lavoro dei 1914 sulle tavole di mutualità che contiene, fra l'altro, la ben nota dicotomia delle leggi di interesse in scindibili e non. Membro dell'Accademia dei Lincei come socio corrispondente dal 1947 e come socio nazionale dal 1950 (onnai settantacinquenne), fra le sue principali attività di carattere istituzionale è da ricordare l'Istituto Italiano degli Attuari, fondato nel 1929, di cui fu prima Segretario Generale e poi Presidente. Ne diresse, fino al 1958, il Giornale portandolo presto ad un alto livello scientifico. Fu anche Presidente dei Comitato per la Matematica applicata dei C.N.R.
Necr.: Acc. Naz. dei Lincei, Celebrazioni Lincee, n. 39, 1970 (F. G. Tricomi).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Luigi Carnera

Nato a Trieste nel 1875, è morto a Firenze il 30 luglio 1962.
Laureato in Matematica, iniziò nel 1899 la carriera astronomica quale assistente volontario presso l'Osservatorio di Torino. Trascorse poi all'estero un periodo di formazione particolarmente significativo, prima a Heidelberg e a Strasburgo e quindi, dopo un breve rientro in Italia, a Postdam e infine in Argentina dove, nel 1905, si dedicò alla fondazione della stazione del Servizio Internazionale delle Latitudini di Oncativo. Rientrato definiti-vamente in Italia nel 1908, fu professore di Astronomia presso l'istituto Idrografico della Marina di Genova e, dal 1919, Direttore dell'Osservatorio di Trieste che proprio allora veniva ad essere annessa all'Italia. Alla fine del 1932 passò alla direzione dell'Osservatorio di Capodimonte in Napoli ove rimase fino al 1950, anno in cui si ritirò per limiti di età. A Napoli tenne l'incarico dell'insegnamento di Astronomia generale e sferica e di Astronomia geodetica presso l'Istituto Universitario Navale.
Appartenente ad una generazione di astronomi considerata classica, si occupò soprattutto di determinare osservazioni posizionali esatte. Il suo nome è legato in particolare al Servizio Internazionale delle Latitudini che riduce e coordina le osservazioni delle stazioni per la deduzione della polodia (cioè degli spostamenti dell'asse di rotazione terrestre relativamente alla stessa massa terrestre).
Necr.: Atti dell'Accademia Pontaniana, N. S. , vol. XII, 1963, pp. 3-9 (T. Nicolini).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Ettore Carruccio

Nato a Velletri il 3 Giugno 1908, è morto a Bologna il 5 Luglio 1980.
Laureatosi a Roma nel 1930, fu per molti anni docente di Matematica e Fisica nelle scuole superiori ed assistente volontario di Federigo Enriques presso la Scuola di Storia delle Scienze dell'Università di Roma. Passato all'insegnamento universitario, fu professore incaricato di Geometria descrittiva a Modena, di Matematiche complementari e di Matematiche elementari da un punto di vista superiore a Bologna e di Storia delle Matematiche a Torino dal 1955 in poi. Nel 1975 fu chiamato alla cattedra di Storia delle Matematiche presso l'università di Bologna.
I suoi interessi scientifici furono principalmente rivolti alla Storia ed alla Filosofia della Matematica, ma egli si occupò anche di Logica. Vari ed assai apprezzati sono i suoi testi didattici e di carattere divulgativo.
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Ugo Cassina

Nato a Polesine Parmense nel 1897, morì a Milano il 5 ottobre 1964.
Dopo la partecipazione alla prima guerra mondiale, seguì gli studi superiori a Torino intraprendendo la carriera scientifica sotto la guida di Giuseppe Peano. Fu professore ordinario di Geometria presso la R. Accademia di Artiglieria e Genio di Torino e successivamente all'Università di Pavia; in seguito si trasferì a Milano occupando la cattedra di Matematiche complementari.
Considerato tra i più fedeli allievi della scuola di Peano, si ritagliò un ruolo di strenuo difensore e custode della tradizione peaniana. Nella sua vasta attività scientifica spicca in modo particolare quella dedicata alla Logica, ai fondamenti della Matematica, ed alle Matematiche elementari e alla Storia della Matematica. Si dedicò inoltre per molto tempo alla propaganda in favore del Latino sine flexione, la lingua universale inventata da Peano nel 1903.
Fu membro dell'Istituto Lombardo, socio dell'Accademia di Scienze e Lettere di Milano e membro della Académie Internationale d'Histoire des Sciences.
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Sebastiano Catania

Natol'11 Gennaio 1853 a Catania, vi è morto nel 1946.
Nel 1884 aveva conseguito la Libera Docenza in Geometria descrittiva. Nominato nel 1888 docente di Matematica presso l'Istituto Nautico di Catania, si dedicò a problemi di Didattica della Matematica collaborando al 'Periodico di Matematica ed al Pitagora. Più tardi - nella scia del Formulario di Peano - si impegnò in una difficile opera di trasposizione a livello didattico dell'organizzazione ipotetico-deduttiva delle proposizioni matematiche.
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Lamberto Cattabriga

Nato a Bologna il 13 Giugno 1930, vi è morto il 29 Agosto 1989.
Era divenuto Libero Docente di Geometria nel 1959 e professore di ruolo nel 1964 presso la Facoltà di Scienze dell'Università di Ferrara. Nel novembre 1974 tornò alla Facoltà di Scienze di Bologna.
Socio dell'accademia delle Scienze di Bologna, fu anche membro del Comitato direttivo dell'IstitutoNazionale di Alta Matematica.
Nastasi, Lettera Pristem, 6
La matematica italiana 1800-1950

Carlo Cattaneo

Nato a S. Giorgio Piacentino il 31 Ottobre 1911, è morto a Roma il 7 Marzo 1979.
Compìgli studi secondari e universitari a Roma dove si laureò in Ingegneria civile nel 1934 e successivamente anche in Matematica nel 1936. Nel 1938, dopo aver svolto l'attività professionale, fu nominato assistente di Meccanica razionale, mentre nel 1940 ottenne la Libera Docenza. Vinto il concorso a cattedra di Meccanica razionale, nel 1949 fu chiamato a Pisa, dove rimase per un decennio. Ritornò poi a Roma, ove dal 1957 insegnò Teorie Relativistiche.
Nella sua opera scientifica, iniziata sotto la guida di Tullio Levi-Civita, si possono distinguere tre fasi: la prima dedicata prevalentemente a questioni di Meccanica e Fisica matematica non relativistica; la seconda rivolta all'analisi dei fondamenti, all'interpretazione ed allo sviluppo delle teorie relativistiche; la terza tesa principalmente alla sintesi delle prime due, con un'impostazione originale del delicato rimento della meccanica dei fluidi e della teoria dell'elasticità nella relatività generale.
Tenne corsi di avviamento alla ricerca e conferenze in varie università francesi, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Canada, Danimarca, Belgio e Germania Orientale. Ebbe altresì numerose canriche e riconoscimenti in Italia e all'estero: membro eletto dell'Intemational Committee on General Relativity nel 1962, fu anche socio Linceo e Dottore honoris causa dell'Università di Lille.
Necr. : Bollettino Unione Matematica Italiana, S.V., vol.XVI-A(1979), n.3, pp.637-645 (V. Cantoni).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
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Vincenzo Giuseppe Cavallaro

Nato a Cefalù (Palermo) il 12 Luglio 1886, vi è morto il 18 Novembre 1961.
Si era laureato in Fisica, a Palermo, nel 1913 ed era subito passato all'insegnamento medio con l'incarico di docente di Fisica generale e complementare presso il R. Istitutotecnicosuperiore'diPalermo. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, era ritornato all'insegnamento nel suo paese natale quale professore effettivo di Fisica e Chimica al Liceo Mandralisca. Ma nel 1921, per le conseguenze della vita di guerra, aveva dovuto abbandonare l'insegnamento attivo.
Fu autore di circa 400 pubblicazioni, su decine di riviste italiane ed estere, la cui parte preponderante è relativa alla cosiddetta Geometria' del triangolo, campo in cui aveva conoscenze vaste e profonde. Sulle configurazioni di particolari punti rette e coniche, legate ai gotringoli, ha lasciato un complesso notevole di relazioni metriche, proprietà di confronto e visioni unitarie.
Necr.: Archimede, a. XIV (1962), n. 1, pp. 14-15 (L. Toscano).
Nastasi, Lettera Pristem, 6
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Luigi Campedelli

Era nato a Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) il 13 gennaio 1903 ed è morto a Firenze il 9 giugno 1978.
Dopo aver seguito gli studi medi a Lucca, iniziò quelli universitari a Pisa (ove studiò con Eugenio Bertini) e li completò a Roma laureandosi con Enriques nel 1928 col massimo dei voti e la lode. Subito dopo la laurea divenne assistente di Geometria e nel 1935 vinse il concorso a professore ordinario della stessa disciplina; gli fu assegnata la sede di Cagliari, ma ottenne presto il trasferi mento presso l'università di Firenze (1937) dove insegnò ininterrottamente fino al 1973, tenendo anche - per incarico - sia il corso di Istituzioni di Geometria superiore che quello di Geometria descrittiva presso la Facoltà di Architettura. La sua attività scientifica principale riguarda la Geometria algebrica e i suoi risultati più espressivi concernono essenzialmente questioni di teoria delle superfici. Egli venne indotto allo studio sistematico dei piani multipli, in particolare di quelli doppi, da Enriques (con il quale collaborò alla stesura dei trattato Lezioni sulla teoria delle superfici algebriche), che nei rivestimenti di P2 vedeva una fonte quasi inesauribile di esempi su cui verificare la teoria generale delle superfici. Èappunto nello studio di strutture di questo tipo che Campedelli trovò (1932) i famosi esempi di superfici di tipo generale e di genere geometrico zero che da lui prendono nome.
Un altro suo contributo interessante (del 1933) è il teorema che caratterizza le superfici minimali, prive cioè di curve eccezionali di prima specie, razionali o rigate in termini di non effettività numerica del fibrato canonico. Tale risultato, che egli dedusse dalla classificazione di Castelnuovo ed Enriques, è oggi posto alla base della classificazione stessa. È infine notevole il suo contributo, sempre sotto lo stimolo di Enriques, alla classificazione delle superfici ellittiche i cui risultati sono esposti nel già ricordato volume del '34.
L'attività didattica lo indusse, fin dai primi anni del periodo fiorentino, a scrivere testi di geometria che, nati dal desiderio di continuare e perfezionare un dialogo interiore e fame partecipe i giovani allievi, trovarono presto larghissima diffusione presso gli studiosi della disciplina. Una pubblicazione del'49 sui valori umani dell'insegnamento scientifico, apparsa nella Rassegna di pedagogia, diede inizio a quella attività nel campo della didattica della matematica e dei problemi dell'insegnamento scientifico che lo portò ad occuparsi attivamente anche di questioni di politica scolastica ed a essere Presidente della C.I.I.M. e della Consulta del Centro Didattico Nazionale di studi e documentazioni. Fu altresì membro di numerose Accademie locali.
Bibliografia: P.P.Angelini (a cura di), Luigi Campedelli, Edizioni della Rocca, Garfagnana, 1987; A.Barlotti (a cura di), Atti del Convegno Internazionale Cultura Matematica e Insegnamento nel decimo annivenarlo della scomparsa di Luigi Campedelli (Firenze 30 maggio, 1 giugno 1988), Firenze 1989.
Nastasi, Lettera Pristem, 8
La matematica italiana 1800-1950

Luigi Cardamone

Era nato a Mazzarino (CL) il 23 gennaio 1919, è morto a Palerrno fi 25 febbraio 1987.
Frequentò il liceo scientifico a Caltanissetta e dopo la maturità si iscrisse al Corso di Laurea in Matematica dell'Università di Palermo: vi seguì i corsi di Michele Cipolla, Michele De Franchis, Gaspare Mignosi e di Corradino Mineo che più di ogni altro esercitò su di lui un'influenza decisiva sia per il suo antifascismo che per quella `infezione filosofica' che usava trasmettere dalla cattedra di Matematiche complementari. Si laureò tardi, il 17 dicembre 1945, ma subito dopo trovò una sistemazione provvisoria in ambito universitario quale assistente provvisorio straordinario alla cattedra di Matematica generale di Economia e Commercio. Nel gennaio '49 vinse il concorso di assistente ordinario alla cattedra di Analisi e contemporaneamente ottenne un incarico di insegnamento per il Corso di Laurea in Chimica. Un decisivo impulso alla sua attività di ricerca, sempre impedita da malattie e da una sua certa irrequietezza, fu dato dall'arrivo a Palermo di Emilio Bajada prima e di Lucio Lombardo Radice subito dopo. Con Bajada iniziò alcuni studi di Calcolo delle variazioni che lo avrebbero portato alla Libera Docenza in Analisi se, all'atto dell'esame, egli non avesse deciso improvvisamente di ritirarsi (con la conseguente perdita del posto di assistente). I colleghi palermitani, che ne ammiravano le profonde qualità didattiche e la vasta cultura matematica, provvidero a reinserirlo mediante la tempestiva apertura di un concorso di assistente di Geometria. Ma improvvisarnente un grave peggioramento della sua malattia ai reni ne consigliò il ricovero a Pisa per sottoporsi a dialisi quasi continua. Qui, godendo del fratempo del disinteressato aiuto di Giovanni Prodi e dell'affetto e della stima di altri matematici pisani, riuscì ad reinserirsi nell'insegnamento universitario con il corso di Matematiche Elementari da un punto di vista superiore, guidando numerosi allievi nella compilazione delle tesi di laurea e dedicandosi esclusivamente alla divulgazione della Matematica ed a questioni relative ai Fondamenti. E il Dipartimento di Matematica di Pisa, a un anno dalla sua scomparsa, ha voluto dedicare un workshop alla sua memoria.
Nastasi, Lettera Pristem, 8
La matematica italiana 1800-1950

Giovanni Carini

Era nato a Casalvecchio Siculo il 6 febbraio 1920, è morto a Messina il 14 marzo 1993. Laureatosi in Fisica a Messina nel 1943 mentre era ancora sotto le armi, dopo la liberazione della Sicilia divenne assistente incaricato di Meccanica razionale e tale restò fino al '48. Fu poi assistente ordinario della stessa materia fino al '58, quando ottenne la Libera Docenza in Fisica Matematica e divenne assistente ordinario di quella materia. Ternato al concorso corrispondente del 1965, nel 1967 fu chiamato a Messina a ricoprire la cattedra di Istituzioni di Fisica Maternatica. A Messina ricoprì numerosi altri incarichi di insegnamento (Meccanica superiore, Fisica matematica e Analisi superiore) e fu a lungo Direttore dell'Istituto di Matematica e poi del Dipartimento, contribuendo altresì a dare struttura legale al locale Seminario Matematico. La sua attività di ricerca fu inizialmente rivolta alla magnetodinamica di Alfvén e all'elettrodinamica fenomenologica di Minkowski e, successivamente, alla magneto-fluidodinamica. Verso la metà degli anni'60 i suoi interessi si spostarono verso le teorie einsteiniane con riguardo soprattutto alla fluidodinarnica relativistica. In quest'ambito un suo contributo di particolare interesse è quello relativo allo sviluppo di un'idea di Landau-Lifschitz che consente di stabilire le equazioni fondamentali ed il tensore energetico nella dinamico relativistica di un fluido ideale (o di uno viscoso) entrambi conduttori di calore.
Autore di un apprezzato volume di Fisica matematica, diresse numerose tesi di laurea e avviò alla ricerca un folto stuolo di allievi (quasi tutti poi professori ordinari di discipline fisico-matematiche). È stato segretario generale dell'Accademia Peloritana dei Pericolanti e socio di altre Accademie siciliane.
Nastasi, Lettera Pristem, 8
La matematica italiana 1800-1950

Rodolfo Benevento

Nato a Sestri Levante il 27 dicembre 1943, è morto l'8 giugno 1991.
Laureatosi nel 1965 a Napoli con Federico Cafiero, aveva studiato Teoria delle Martingale con J. Neveu presso l'Università di Paris-Jussieu. Dal 1975 insegnò Calcolo delle Probabilità presso l'Università della Calabria e nel 1985 divenne professore associato di tale materia. Negli a.a. 89-90 e 90-91 tenne per supplenza lo stesso corso anche presso l'università di Catania.
Nastasi, Lettera Pristem, 8
La matematica italiana 1800-1950

Gino Cassinis

Nato a Milano il 27 gennaio 1885, è morto a Roma nel gennaio 1964. Compì gli studi a Roma, laureandosi in Ingegneria nel 1907 e divenendo assistente del geodeta Vincenzo Reina (1862-1919). Professore incaricato alla Scuola d'Ingegneria di Roma fino al 1924, dal 1924 al 1932 tenne la cattedra di Topografia a Pisa, prima come incaricato e quindi come titolare. Passato - nel 1932 - al Politecnico di Milano, vi fu Preside della Facoltà d'Ingegneria dal '37 al '44 e vicerettore dal '37 al '40. Nominato Rettore nel 1944 dichiarò pubblicamente di accettare la nomina a patto che il governo della Repubblica di Salò non gli chiedesse atti contrari alla sua coscienza. Confermato in tale carica dopo la Liberazione, fu Rettore fino al collocamento a riposo avvenuto nell'ottobre 1960. Fu anche sindaco di Milano e Presidente dell'Accademia dei Lincei dal 1961 alla morte.
Dopo un periodo di apprendimento delle tecniche classiche della geodesia e della topografia, indirizzò le sue ricerche verso le nuovissime ipotesi isostatiche per la riduzione delle misure di gravità e pervenne a formule rigorose e applicabili a casi diversi da quelli previsti dal geodeta americano Hayford che li aveva proposti pochi anni prima. Il suo nome è legato anche alla formula per la gravità normale internazionalmente adottata nel 1930: in quest'ambito, dopo un'acuta indagine sulle ragioni per cui le formule di Somigliana portano ad un valore dello schiacciamento diverso da quelli ottenuti per altra via, egli propose una trasformazione della formula della gravità ellissoidica data dal Somigliana, introducendo un gruppo di parametri - indipendenti dalla distribuzione delle masse, ma funzioni dello schiacciamento e della velocità angolare terrestre - che adattava la formula teorica alle esigenze delle misure e del calcolo. Merita pure di essere ricordato il suo contributo allo sviluppo della fotogrammetria (in particolare, della aerofotogrammetria) nel nostro Paese. Il problema di costruire carte topografiche a partire da fotogrammi presi da aerei divenne vivo e attuale dopo l'esperienza della prima guerra mondiale: in molte nazioni europee studiosi e costruttori si proposero di trovare soluzioni meccaniche e ottico-meccaniche in alogia a quelle già escogitate per la stereofotogrammetria terrestre. Egli, che già nel'24 aveva pubblicato una memoria sull'errore di situazione dei punti determinati con procedimento fotogrammetrici e che aveva dato successivamente contributi critici importanti, fu il grande animatore di questa disciplina, in una visione larga che comprendeva sia il punto di vista tecnico che quello industriale e organizzativo (egli creò a tal fine, nel 1957, un Centro di addestramento e studi fotogrammetrici del Politecnico).
Ricoprì molte cariche e ottenne molti onori. Fu Presidente della Commissione Geodetica Italiana dal 1940 alla morte, Vice-Presidente dell'Associazione Geodetica Internazionale dal 1951 al 1957 e Presidente dal'57 al'60, Presidente della Società internazionale di Fotogrammetria dal 1934 al'38 e di quella italiana dal '37 al '50. Rappresentò, infine, l'Italia nel Comitato Internazionale di pesi e misure dal 1946 al 1963, succedendo a Vito Volterra di cui si considerava allievo.
Necr.: Accad. Naz. dei Lincei, Problemi attuali di Scienza e di Cultura, Quaderno n. 72, 1965 (P.Dore); Rend. Istituto Lombardo, vol. 99, 1965 (L.Solaini).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Luigi Castoldi

Nato a Bergamo il 5 settembre 1911 morto a Cagliari il 23 novembre 1991. Era diventato professore ordinario di Fisica Matematica all'Università di Cagliari nel 1954 e da qui non si era più allontato, ricoprendo, per incarico, anche i corsi di Istituzioni di Fisica Matematica e Matematiche Superiori.
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Francesco Cecioni

Era nato a Livorno l'l Dicembre 1884 a Livorno trascorse tutta la vita fino morte nel 1968.
Compì gli studi universitari presso la Scuola la Normale Superiore di Pisa, dove si laureò nel 1905 discutendo con Luigi Bianchi una tesi sulla teoria della rappresentazione conforme delle aree piane pluriconnesse, tesi da cui ebbe origine il primo lavoro a stampa. Per alcuni anni assistente all'Università di Pisa, quindi passò all'insegnamento medio. Dopo la prima guerra mondiale, ritornò dapprima all'insegnamento medio e successivamente fu titolare di Matematica presso l'Accademia Navale di Livorno. Nel 1925 risultò primo vincitore del concorso per cattedra universitaria di Analisi algebrica; fu chiamato a Pisa, ove tenne sino al 1955 la cattedra di Analisi algebrica ed infinitesimale. Per qualche tempo insegnò che Geometria analitica e Matematiche complementari, pur continuando a mantenere l'antica cattedra presso l'Accademia. La sua attività scientifica, caratterizzata da risultati molto brillanti, riguarda sostanzialmente l'Algebra e la teoria delle presentazioni conformi. I suoi lavori algebrici, scritti prevalentemente in età giovanile, riguardano soprattutto la teoria delle matrici e quella delle algebre su un campo, mentre i suoi studi sulle rappresentazioni conformi, iniziati con la tesi di laurea, vennero ripresi sistematicamente a partire dal 1925. Nei suoi ultimi anni si occupò dei fondamenti della Matematica.
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana, S.IV, vol.X (1974), n.3, pp. 741-743 (G.Zappa).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Lamberto Cesari

Nato a Bologna il 23 settembre 1910, è morto ad Ann Arbor (Michigan) il 12 marzo 1990.
Laureatosi a Pisa nel 1933 con Leonida Tonelli, andò a perfezionarsi in Germania. Ritornò a Pisa per un anno e successivamente andò a lavorare a Roma, con Mauro Picone, presso l'Istituto nazionale per le Applicazioni del Calcolo. Dal 1938 fu anche professore incaricato presso l'università di Pisa. Nel 1947 vinse il concorso per la cattedra di Analisi a Bologna. Nel 1948, soprattutto per l'importanza delle sue ricerche sulla questione dell'area secondo Lebesgue delle superfici parametriche continue ed i problemi variazionali ad essa collegati, fu invitato quale professore visitatore in alcune Università nord-americane. Dopo un periodo passato all'Institute for Advanced Study di Princeton, fu professore alla Purdue University (Lafayette), all'Università della Califomia (Berkeley) e all'Università del Wisconsin (Madison). Nel 1958 rinunziò alla cattedra in Italia e poco dopo, nel 1960, divenne professore presso l'Università del Michigan ad Ann Arbor. Nel 1976 prese la cittadinanza americana. Oltre a circa 250 pubblicazioni scientifiche su tematiche connesse all'Analisi funzionale non lineare, ha lasciato tre importanti trattati: il volume Surface area (1956), che costituisce una vera summa per il problema delle superfici continue e dei problemi variazionali ad esse collegate, il volume Asymptotic behavior and stability problems in ordinary differential equations (1959), più volte ristampato, ed il volume Optimization - Theory and Applications. Problems with ordinary differential equations (1983) che è l'esposizione più completa ed aggiornata sullo stato dell'arte per il Calcolo delle Variazioni 1-dimensionale e la teoria dei controlli.
Nel 1976 fu insignito della Laurea honoris causa dell'Università di Perugia e nel 1980, in occasione del 70' compleanno, particolari onorificenze gli furono tributate sia dalla Intemational Conference on non linear phenomena che dall'Università di Bologna in occasione del congresso internazionale di Analisi non lineare e ottimizzazione. Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose Accademie locali.
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana, S. VII, vol. VI-A, n. 1, 1992, pp. 125-151 (Jaurès Cecconi).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Vittorio Checcucci

Nato a Roma il 17 aprile 1918, è morto a Pisa il 7 luglio 1991.
Allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa, si laureò sotto la direzione di Leonida Tonelli. Dopo una lunga interruzione degli studi dovuta agli eventi bellici, riprese l'attività scientifica nel settore della Geometria e della Didattica della Matematica. Per quest'ultima materia ricoprì la cattedra pisana fino a quando le condizioni di salute lo costrinsero a ritirarsi dall'insegnamento.
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Tito Chella

Nato nel 1881, è morto nel 1923.
Allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa, vi conseguì l'abilitazione con una tesi dal titolo Vantaggi che si possono trarre da noti invarianti integrali e differenziali in alcuni problemi di integrazione che fu pubblicata nel vol. XI (1910) degli Annali della Scuola. Fu valoroso insegnante di matematica in diverse città e, poco prima della morte prematura, anche a Pisa. Un suo lavoro di teoria d numeri fu pubblicato postumo negli Annali di Matematica (S. IV, T. I, 1923, p 199-218).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Salvatore Cherubino

Nato a Napoli il 3 giugno 1885, è morto Pisa il 2 agosto 1970.
Dopo un'esperienza di lavoro successiv al diploma delle scuole tecniche, si laureò in Matematica a Napoli nel 1909. Nel 1911 entrò nell'insegnamento medio contemporaneamente, nella carriera universitaria quale assistente di Geometria. Nei due ruoli passò prima a Siena, poi Padova (dov'erano allora Veronese, Levi Civita e Severi) e infine a Napoli (dove insegnava Gaetano Scorza). Malgrado un'interruzione dovuta alla partecipazione alla prima guerra mondiale (prestò per 3 anni servizio militare nel Genio telegrafisti), riuscì a conseguire la laurea in ingegneria civile nel 1923 e a vincere il concorso per una cattedra universitaria Geometria nel 1934 (a Messina prima poi a Pisa).
Fu uno dei pochi cultori di Algebra (un disciplina soffocata, in Italia, dalla prepotente presenza di insigni geometri e buoni analisti), e a suo merito va ascritto l'aver trasmesso, assieme a Gaetano Scorza, il gusto algebrico dalla generazion che lo aveva preceduto, e dai suoi insig contemporanei algebristi stranieri (de quali godeva la stima), alla generazione che ha fatto riconoscere all'algebra, anche ufficialmente, il ruolo che le compete nella struttura degli studi matematici. Di algebra egli si occupò immediatamente dopo la laurea, con i suoi primi 6 lavori sui gruppi di Sylow e sulla teoria dell equazioni e, salvo qualche digressione (in didattica, probabilità etc.), all'algebra si è sempre riferito in tutta la sua produzione successiva, ricca di oltre 162 articoli e di due libri, fra cui sono da segnalare le famose Lezioni di geometria analitica che rivelarono a tanti studenti di primo biennio l'esistenza e l'utilità del simbolismo sintetico delle matrici.
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana, S. IV, vol. V, n. 3,1972, pp. 167-168 (Jacopo Barsotti).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Luciano Chiara

Nato a Petralia Sottana (Palermo) il 2 luglio 1910, è morto a Palenno il 10 giugno 1969.
Laureatosi nel 1932, ottenne un posto di assistente all'Osservatorio Astronomico di Palermo (allora diretto da Francesco Zagar), prima come incaricato e poi come effettivo. Libero docente di Astronomia dal 1948, fu nominato subito Direttore incaricato dell'Osservatorio e tale rimase fino alla morte. Tenne anche, per incarico, il corso di Astronomia e, dopo il 1960, quello di Matematiche complementari (in quest'ambito curò nel 1961 la ristampa delle lezioni di Michele Cipolla e l'anno successivo stampò degli Elementi di Calcolo Numerico approssimato destinati anche ad un corso di aggiornamento per insegnanti degli Istituti Tecnici). La sua carriera accademica non ebbe gli sbocchi cui poteva aspirare anche a causa di un'astiosa polemica (scientifica e personale) con il triestino Ettore Leonida Martin.
La sua produzione scientifica - non molto ampia - spazia in campi diversi dell'Astronomia: si occupò infatti di Meccanica, Meccanica Celeste, Astrofìsica, Astronomia geodetica, Astronomia posizionale, Dinamica e Statistica stellare. Fu suo grande merito l'essersi costantemente battuto per il rilancio dell'Osservatorio di Palermo e per la creazione di una succursale extracittadina più adatta di quella cittadina alle moderne ricerche astronomiche.
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Oscar Chisini

Nato a Bergamo il 14 marzo 1889, è morto a Milano il 10 aprile 1967.
Compiuti gli studi medi e universitari a Bologna, si laureò nel 1912 sotto la direzione di Federigo Enriques, del quale divenne subito assistente. Durante la prima guerra mondiale prestò servizio quale ufficiale dell'artiglieria alpina dando contributi tecnici ricordati ancora oggi (la costruzione di un telemetro logaritmico e la determinazione della quota degli aerei in volo mediante una proiezione bicentrale). Conseguita la libera docenza nel 1918, ebbe vari incarichi d'insegnamento nelle Università di Bologna e di Modena e nel 1923 vinse il concorso per la cattedra di Geometria dell'Università di Cagliari, passando poi - nel 1925 - a quella di Algebra e Geometria analitica. Nello stesso anno, invitato a trasferirsi sia a Torino che a Milano, preferì quest'ultima sede: vi ricoprì inizialmente la cattedra di Analisi algebrica e poi quella di Geometria che tenne fino al collocamento fuori ruolo nel 1959. A Milano fu anche incaricato Geometria superiore all'Università e di Geometria analitica al Politecnico. Collocato a riposo nel 1964, fu nominato professore emerito di Geometria nel 1965.
La sua principale attività di ricerca è rivolta alla Geometria algebrica, settore in cui esordì collaborando con Enriques alla stesura del ben noto trattato Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle funzioni algebriche che uscì in 4 volumi tra il 1915 ed il 1934. Molte sue ricerche in questo settore sono poi legate allo studio delle singolarità d'una superficie algebrica, studio condotto soprattutto avendo presente l'esigenza di costruire modelli o privi di singolarità ovvero dotati di singolarità semplici. In quest'ambito egli introdusse - a semplificare la rappresentazione di una superficie algebrica sopra un piano multiplo - la cosiddetta treccia caratteristica (o fascio caratteristico) d'una curva algebrica piana e studiò le curve di diramazione dei piani multipli. Ancora influenzato dalla fedele vicinanza all'Enriques fu il suo interesse per la divulgazione della Matematica (si vedano per esempio le numerose voci da lui scritte per l'Enciciopedia Italiana) e per la sua Didattica. In quest'ultimo settore svolse un ruolo a lungo importante, anche perché Enriques lo aveva voluto segretario di redazione del Periodico di Matematiche nella sua forma rinnovata iniziata nel 1921. Della stessa rivista egli fu poi Direttore dal 1946 al 1967.
Socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose Accademie locali, fu anche preside della Facoltà di Scienze dell'Università di Milano tra il 1945 ed il 1950. In occasione del suo 70o compleanno gli fu dedicato il 30o vol. dei Rendiconti del seminario matematico di Milano e dopo la sua morte il Periodico di Matematiche ne ha onorato la memoria pubblicando un volume speciale [(4) 46, fasc. 1-2, 19681 con saggi di diversi allievi.
Necr.: Accad. Naz. dei Lincei, Celebrazioni Lincee, n. 26, 1969 (E. G. Togliatti).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Salvatore Ciampa

Nato a Vico Equense (Napoli) nel 1930, fu allievo della Scuola Normale di Pisa. Laureatosi nel 1952, proseguì gli studi presso la Columbia University di New York. Dal 1963 fu assistente di Analisi press Scuola Normale, assumendo anche la carica di Segretario degli Annali; nel 1967 conseguì la libera docenza in Teologia e nel 1971 fu nominato professore straordinario di Complementi di Matematica presso la Facoltà di Ingegneria di Pisa, passando poi, l'anno successivo alla cattedra di Geometria della stessa Facoltà. MorÌ nel 1973.
I suoi campi di ricerca furono molteplici: Teoria dei gruppi, Topologia generale, Analisi reale, Fondamenti della Matematica, Teoria dei linguaggi e Didattica d Matematica (ricoprì anche, dal 1972, la carica di Presidente della CIIM, la Commissione didattica dell 'Unione Matematica Italiana).
Necr.: Bollettino Unione Matematica Italiana, S. IV, vol. X, n. 1, 1974, pp. 257-258 (Giuseppe Gemignani).
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Massimo Cimino

Nato a Nicastro (Catanzaro) il 6 agosto 1908, è morto a Roma il 21 agosto 1991.
Laureatosi in Matematica a Roma nel 1993, nel 1938 fu 1o classificato al concorso per 2 posti di assistente a cattedre di Astronomia. Libero docente nel 1942, dive aiuto-astronomo all'Osservatorio di Roma. Dopo la guerra, nel biennio 1949-50, andò a perfezionarsi negli Stati Uniti nei due Osservatori che erano allora i più importanti del mondo: Monte Wilson e Monte Palomar, con una borsa di studio del C.N.R. Tornato in Italia, insegnò Meccanica celeste a Roma e parallelamente si prodigò a riorganizzare l'attività scientifica dell'Osservatorio di Monte Mario in Roma, facendone uno dei centri più prestigiosi per lo studio dei Sole e promuovendo la costruzione dei telescopi di Campo Imperatore e di Monteporzio. Dell'Osservatorio di Monte Mairio e del Museo astronomico copernicano fu direttore dal 1958 fino al pensionamento nel 1978.
Studioso di Astrofisica, Meccanica celeste e Relatività, prediligeva le ricerche di fisica solare: in tale ambito aveva diretto otto spedizioni scientifiche in tutto il mondo per osservazioni di eclissi e aveva compiuto importanti studi sulla corona e sulle macchie solari. Negli ultimi anni dedicò una parte delle sue ricerche alla Storia dell'Astronomia, in particolare quella araba e quella del Cinquecento.
Socio dell'Accademia dei Lincei dal 1959, fu anche membro dell'Unione astronomia internazionale e della Lunar Society.
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Emilio Clauser

Nato a Milano nel 1917, vi è morto il 5 marzo 1986.
Conseguì la laurea a Milano e fu in seguito assistente di Bruno Finzi e professore incaricato fino a quando, nel 1962, vinse il concorso di Meccanica razionale presso il Politecnico milanese. Le sue principali ricerche si sono svolte nell'ambito delle teorie relativistiche, con particolare riguardo per il moto delle singolarità.
a cura di Pietro Nastasi Continuiamo a pubblicare le scbede biografiche dei matematici italiani che sono scomparsi fra il 1960 e i pilmi anni '90. Questo lavoro, curato da Pietro Nastasi dell'Università di Paler mo, intendeproseguire quello compiuto da F.G. Tricomi nel 1962 ('Matematici italiani del pilmo secolo dell'Italia unita'9 le cui motivazioni di fondo abbiamo già riato nel n. 2 della nostra Lettera.
Cisembra opportuno ripetere due avver tenze.- ilfatto che l'ordine aabetico non sia rigoroso è dovuto sia a ovvie esigenze tipografzcbe sia alla necessità di inte grazione delle informazioni iniziali; l'asterisco posto di fianco ad alcuni nomi sta ad indicare la necessità di ulterio?! informazioni.
Saremo ancora una volta grati a chi vorrà segnalarci le inevitabili omissioni e possibili errori.
Nastasi, Lettera Pristem, 9
La matematica italiana 1800-1950

Gianfranco Cimmino

Nato a Napoli il 12 marzo 1908, è morto a Bologna il 30 maggio 1989.
Laureatosi a Napoli giovanissimo, già nel 1928 era assistente alla cattedra di Geometria analitica.
Nel 1931 conseguì la libera docenza in Analisi e subito dopo fu professore incaricato di Analisi Superiore e poi di Geometria analitica. Nel 1939 risultò vincitore della cattedra di Analisi presso l'università di Cagliari, ma in quella città restò solo un anno prima di passare sull'analoga cattedra dell'Università di Bologna. Qui (e nella vicina Modena) tenne anche, per incarico, corsi di Analisi superiore, Teoria delle funzioni e Topologia. Dal 1965 al '72 fu Preside della Facoltà di Scienze dell'ateneo bolognese; dal 1978 al 1982 diresse l'Istituto Nazionale di Alta Matematica (di cui era stato commissario straordinario dal 1973 al '77).
Allievo di Mauro Picone e Renato Caccioppoli, si occupò principalmente di equazioni differenziali lineari (ordinarie e alle derivate parziali), di Calcolo delle Variazioni e di Calcolo numerico. Fra i suoi contributi maggiori quelli relativi alle equazioni lineari ellittiche del secondo ordine, settore in cui per primo si occupò fin dal 1937 del problema di Dirichlet con condizioni al contorno generalizzate.
Medaglia d'oro dei Benemeriti della Scuola nel 1965, ebbe il Premio Gualtiero Sacchetti e la nomina a Commendatore dell'ordine al merito della Repubblica italiana. Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose Accademie locali.
Necr.: a cura di Bruno Pini in A.Vanni e P. Negrini, Il Dipartimento di Matematica dell'Università di Bologna. Personale, Strutture, Attività di ricerca a.a. 1990-91, Editrice CLUEB, Bologna, 1991, pp. 105-111.
Nastasi, Lettera Pristem, 11
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Gustavo Colonnetti

Nato a Torino l'8 novembre 1886, vi è morto il 20 marzo 1968.
Si era laureato in Ingegneria civile nel 1908 e nello stesso anno era stato nominato assistente di Scienza delle Costruzioni, disciplina in cui conseguì la libera docenza nel 1910. L'11 luglio 1911 si laureò anche in Matematica, nella stessa seduta in cui ottenne la laurea anche Alessandro Terracini (che accenna alla coincidenza nei suoi Ricordi). Il lo dicembre di quell'anno fu nominato professore straordinario di Meccanica applicata nella R. Scuola Superiore Navale di Genova, e nel 1914 passò a Pisa in qualità di ordinario. Nel 1918 fu nominato Direttore della R. Scuola di Applicazione di Pisa e tale rimase fino al 1920, quando si trasferì al Politecnico di Torino ove tenne la cattedra di Meccanica tecnica e successivamente di Scienza delle Costruzioni. Dal lo ottobre 1922 e fino al dicembre 1925 fu Direttore del Politecnico di Torino, carica che dovette abbandonare per non iscriversi al partito fascista. Nel 1943 espatriò in Svizzera per non sottostare alla Repubblica di Salò (in Svizzera organizzò il cosiddetto Campo Universitario Italiano, dove più di 200 studenti rifugiati ebbero assistenza morale e materiale e poterono seguire corsi di studio riconosciuti poi in Italia). Rientrato in Italia nel dicembre 1944, fu membro della Consulta e quindi deputato alla Costituente, ma soprattutto fu Presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche e della Ricostruzione (come allora si chiamava) dal 1945 al 1956 contribuendo in maniera determinante alla sua ricostituzione e ristrutturazione.
La sua produzione scientifica si è sviluppata lungo tre filoni fondamentali: la Scienza delle Costruzioni, la Teoria matematica dell'elasticità e l'Idrodinamica. Nel primo di essi, oltre a numerose ricerche sperimentali, vanno ricordate le Note (elaborate prima della laurea in Matematica) in cui si espongono alcune costruzioni grafiche originali che vanno inquadrate nell'interesse che allora suscitava la Statica grafica dopo Culmann e Ritte. Le ricerche relative al secondo indirizzo di ricerca sono quelle più importanti e iniziano già con la sua tesi di laurea. In questo settore il primo risultato di rilievo è del 1912 ed è rappresentato dal teorema che egli chiamò ``2o teorema di reciprocità'' (il primo è quello del Betti) e che ora si chiama spesso teorema di Colonnetti. Esso è collegato ai teoremi fondamentali dell'Elasticità (di Castigliano, di Menabrea e di Betti) e si dimostra con procedimento analoghi. Sulle applicazioni e sulle possibili estensioni di questi teoremi Colonnetti è tornato più volte nelle sue ricerche, riassunte nel primo capitolo del trattato Léquilibre des corps déformables (Paris, Dunod, 1955) e nel IV cap. della Memoria Elastoplasticità (Accad. Pontificia, 1960). Ma la sua attività si è anche estesa in due campi collegati a quello prima accennato: lo studio dei fenomeni di isteresi elastica e quello delle deformazioni plastiche e della loro influenza nel proporzionamento delle travi. Per quanto riguarda, infine, il terzo dei settori di ricerca prima accennati, è bene almeno ricordare che in un gruppo di quattro Note del 1911 presentò alcuni sviluppi notevoli sul moto di liquidi perfetti, incompressibili e omogenei.
Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre sia italiane che straniere, fra cui l'Académie des Sciences de l'Intitut de France, della quale fu corrispondente dal 1950.
Necr.: Giulio Supino, Celebrazioni Lincee, n. 20 (1969).
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Gaetano Arturo Crocco

Nato a Napoli (da genitori siciliani) il 26 ottobre 1877, è morto a Roma il 19 gennaio 1968.
Dopo gli studi classici, frequentò il biennio fisico-matematico all'Università di Palermo e a Torino la Scuola di Applicazione d'artiglieria e Genio, uscendone tenente del genio nel 1900. Nel 1902 seguì un corso all'Istituto Montefiore di Liegi, diplomandosi ingegnere elettrotecnico. Prima di ritornare in Italia fu a Londra, ma rinunciò a una lusinghiera offerta d'impiego presso la Westinghouse. Nel 1905 si sposò a Palermo con Bice Licastri Patti del Piraino, autrice del bel libro Questa terra non ci basta (1957), che getta viva luce sulla figura, i sentimenti, il brillante ingegno e la straordinaria attività dei marito. Dal matrimonio nacquero sette figli, uno dei quali, Luigi, è stato anch'egli un eminente cultore di Aerodinamica. Nel 1908 fondò - con l'aiuto determinante di Vito Volterra - l'Istituto Centrale aeronautico, dove furono tenuti i primi corsi aeronautica in Italia. Nel 1912 costruì (dopo una prima rudimentale) una seconda galleria aerodinamica e nel 1914 una terza, per velocità fino a 200 Km all'ora (funzionante fino al 1935, quando sorse Guidonia, la città dell'aria, di cui Crocco definì il piano e promosse la costruzione: fino al 1943 Guidonia fu uno dei maggiori complessi sperimentali aeronautici d'Europa). Nel 1920 lasciò, con il grado di colonnello, la direzione dell'Istituto e dal 1923 al 1925 fu Direttore generale dell'Industria al Ministero dell'Economia nazionale. Nel 1926 fu incaricato di Teoria e costruzioni dei dirigibili nella nuova scuola di Ingegneria aeronautica dell'Università di Roma. L'anno dopo fu nominato professore ordinario per meriti eccezionali e ingegnere ad honorem. Tenne la Cattedra di Aeronautica generale, la sua materia prediletta, dal 1929. Fu Preside dal 1935 al 1945, fuori ruolo dal 1948 al 1952, quando venne collocato a riposo. A lui si deve l'organizzazione del famoso `Convegno Volta' del 1935, cui intervennero i massimi cultori del tempo e in cui si discusse a fondo il problema delle alte velocità in aviazione.
Di Crocco restano più di 170 pubblicazioni scientifiche, alcune delle quali, fino al 1915, sono raccolte nel volume Problemi aeronautici, mentre altre sono raccolte nel volume Ex bello 1923-1926. Egli fu autore altresì del primo trattato italiano di meccanica del volo, Elementi di aviazione del 1930, in cui predominano i metodi grafici. Ottenne una trentina di brevetti e realizzò una cinquantina di meccanismi.
Le sue 60 divulgazioni scientifiche, se raccolte, potrebbero costituire una completa e affascinante storia della scienza del volo nel sessantennio che seguì il 1903. I suoi contributi principali in meccanica del volo si hanno nelle ricerche (precedenti il primo volo dei fratelli Wright) sulla stabilità trasversale degli aeroplani e in quelle sulla stabilità laterale, in cui dimostrò per la prima volta l'esistenza di una stabilità laterale intrinseca che invece era stata negata da Poincaré. Altri problemi di meccanica del volo di cui Crocco si è occupato riguardano l'autonomia, l'involo e l'atterraggio, l'avvitamento, la stabilità degli elicotteri, il volo senza visibilità e il volo strumentale. E fra gli strumenti vi è il noto indicatore di rotta che reca il suo nome, inventato nel 1919 per i dirigibili. Non meno importanti sono le sue ricerche nel campo dell'Aerodinamica, in cui gli si deve la teoria delle eliche, il già citato problema del volo veloce e la propulsione a reazione.
Negli suoi ultimi anni si dedicò quasi interamente all'astronautica.
Fu membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia d'Italia, accademico pontificio, membro dell'Accademia aeronautica germanica e dell'Accademia dei XL. Fu altresì tenente generale della riserva del genio aeronautico (1928), Presidente del Comitato tecnico del Registro aeronautico (1928-1960), membro del Consiglio Superiore dell'Istruzione (1928-1932), Presidente della Sezione aeronautica del C.N.R. (1929-1943).
Necr.: C. Cremona, In memoria di G. Arturo Crocco, Istituto Colombiano, Genova, 1968; A. Eula, Gaetano Arturo Crocco, L'Aerotecnica, XIVIII (1968); B. Finzi, Celebrazioni Lincee, n. 31 (1969).
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Vittorio Dalla Volta

Nato a Roma il 2 luglio 1918, è morto a Napoli il 3 marzo 1982.
Si laureò a Roma nel 1940 sotto la direzione di Enrico Bompiani. Per motivi razziali la sua attività poté riprendere solo alla fine della II guerra mondiale, dopo un periodo di deportazione in Germania. Fu assistente e professore incaricato all'Università di Roma dal 1947 al 1959. Nel 1959 divenne professore ordinario di Geometria e fu prima a Bari, fino al 1962, e quindi a Napoli fino al sopraggiungere della morte.
La Geometria differenziale è l'ambito in cui si è svolta prevalentemente la sua attività di ricerca. Fra le altre, egli ha trattato questioni relative alle connessioni affini asimmetriche e alla deformabilità locale di ipersuperfici di uno spazio euclideo. Particolare riguardo è stato da lui riservato alla geometria differenziale dello spazio delle matrici simmetriche (indicato come spazio di Siegel-Hua), con lo studio delle varietà totalmente geodetiche e la caratterizzazione completa delle faccette piane a curvatura nulla, di cui ha altresì fornito una costruzione geometrica.
Dotato di ampi interessi culturali, collaborò in più riprese all'Enciciopedia Italiana per la quale curò le voci spazio e geometria.
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Modesto Dedò

Nato a Gerenzano (VA) il I' giugno 1914, è morto a Lugano il 23 marzo 1991.
Nel 1932 aveva iniziato gli studi in Ingegneria presso il Politecnico di Milano, ma - probabilmente su consiglio di Oscar Chisini - passò poi a quelli di Matematica. Seguì i nuovi corsi fino al 1936 e preparò la tesi senza tuttavia completare gli studi. Si laureò - relatore il professar Chisini - nel 1939 e nello stesso anno vinse il concorso ad assistente ordinario di Geometria presso il Politecnico di Milano e il concorso a cattedre di matematica e fisica nei licei.
Richiamato al servizio militare, dopo l'armistizio del 1943 fu internato in Svizzera ove ebbe modo di organizzare vari corsi per i militari che si trovavano nella sua stessa situazione: sia di alfabetizzazione che a livello secondario e universitario presso le università di Losanna e di Neuchâtel.
Ritornato in Italia nel'45, tenne vari corsi per reduci presso il Politecnico di Milano. Negli anni dal '47 al '49 ebbe l'incarico di Geometria presso lo stesso Politecnico, mentre dal '50 al '53 tenne il medesimo corso presso l'università di Parma.
Nel 1952 divenne libero docente in Geometria analitica con elementi di proiettiva e geometria descrittiva con disegno. Dal 1953 al 1966 fu professore di ruolo di Geometria presso l'Accademia Aeronautica di Nisida, ma nel 1966 si dimise preferendo tornare all'Università degli Studi di Milano a occuparvi come professore aggregato - la cattedra di Matematiche complementari fino al 1973.
Nel 1972 vinse il concorso per professore di ruolo di Geometria e passò alla cattedra di Geometria del Politecnico. Nel 1975 si trasferì all'Università sulla cattedra di Geometria e infine nel 1979 passò a quella di Matematiche elementari dal punto di vista superiore presso la stessa facoltà di Scienze.
In tutti quegli anni accademici tenne anche corsi di Logica matematica, di Critica dei principi e di Didattica della matematica.
La sua attività scientifica si è svolta in vari settori della Matematica (Geometria algebrica e Topologia nel senso classico, Geometria differenziale), ma la sua produzione è soprattutto importante nell'ambito della Didattica della matematica. È opportuno ricordare almeno i due volumi di Matematiche Elementari dal punto di vista superiore che riproducono il corso per la preparazione degli insegnanti che egli tenne a Napoli nel 1955-56 e i tre volumi di Matematiche elementari.
Su mandato dell'UMI fu il coordinatore della traduzione dello Scbool Mathematics Project (Un progetto per l'insegnamento della matematica), che la casa editrice Zanichelli pubblicò negli anni 1972-77.
Nel 1968 fu nominato membro della CIIM (Commissione per l'insegnamento della Matematica dell'UMI), mentre dal 1973 al 1980 fu membro della Commissione Scientifica dell'UMI. Condirettore (con Carlo Felice Manara) dei Podico di Matematiche dal 1963 al 1970, fu per lunghi anni un appassionato animatore della `Mathesis' milanese, curando i rapporti fra l'università e gli insegnanti delle scuole secondarie.
Necr.: C.F. Manara In ricordo di un amico: Modesto Dedò, L'insegnamento della matematica e delle scienze integrate, vol.16 n.5/6 maggio/giugno 1993.
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Bruno De Finetti

Nato a Innsbruck il 13 giugno 1906, è morto a Roma il 20 luglio 1985.
Si era iscritto nel 1923 al Politecnico di Milano. Studente del 3o anno, avviò una ricerca di biologia matematica ispirata ai lavori del biologo Carlo Foà e sfociata in una pubblicazione su Metron. Nel 1925, per insistente suggerimento di Levi-Civita, passò all'appena costituito Corso di laurea in Matematica applicata di Milano. Conseguì la laurea nel 1927 discutendo con Giulio Vivanti una tesi di analisi vettoriale in ambito affine. Subito dopo la laurea lavorò all'Ufficio matematico dell'Istituto Centrale di Statistica e nel 1931 entrò a far parte - e vi rimase fino al 1946 - dell'Ufficio attuariale delle Assicurazioni generali a Trieste.
Conseguita la libera docenza in Analisi (1930), tenne per incarico diversi corsi universitari fra Padova e Trieste finché, costituitasi nel 1946 la Facoltà di Scienze a Trieste, si dedicò esclusivamente all'insegnamento universitario ricoprendo la cattedra di Matematica attuariale. Nel 1951 si trasferì sulla cattedra di Matematica finanziaria e infine, nel 1954, passò all'Università di Roma, ove (dal 1961) insegnò Calcolo delle probabilità presso la Facoltà di Scienze fino al collocamento a riposo.
Il fatto che per lungo tempo l'attività scientifica di De Finetti si sia svolta solo a tempo parziale non gli impedì di crearsi, sin da giovane, una solida fama di studioso internazionalmente noto per i suoi contributi al Calcolo delle Probabilità, alla Statistica, alla Matematica finanziaria e attuariale, all'Economia e all'Analisi.
Molti - quasi un terzo e fra i più significativi - degli oltre 290 suoi scritti portano una data anteriore al 1946. Un periodo di prodigiosa attività creativa fu in particolare quello degli anni 1926-30 in cui, pur interessandosi a tematiche varie, diede avvio a quell'impostazione soggettiva del Calcolo delle probabilità che più di ogni altra sua opera lo ha reso famoso nel mondo della cultura scientifica e filosofica.
Tale riconoscimento, seguito a un lungo periodo di indifferenza o di rifiuto delle sue concezioni, si deve principalmente a L. J. Savage che, a partire dal 1951, diffuse nel mondo anglosassone quegli aspetti della teoria che riguardano soprattutto il suo impiego nei problemi dell'inferenza statistica. Un cenno a parte merita, infine, il pionieiistico lavoro svolto da De Finetti nel campo del Calcolo automatico, lavoro certamente stimolato dall'esperienza maturata alle Assicurazioni Generali.
Nel 1951, dopo un viaggio in U.S.A. compiuto - insieme a Mauro Picone e Gaetano Fichera - per visitarvi e studiame i Centri di Calcolo, De Finetti fu chiamato all'I.N.A.C. per collaborare al progetto di installazione di un calcolatore elettronico: da questa esperienza scaturì la Nota Macchine che pensano e che fanno pensare, ricca di notizie, suggerimenti e riflessioni, ove tra l'altro è sottolineato l'interesse nei confronti dell'impiego di metodi statistici (Metodi Monte Carlo) per la risoluzione numerica di diversi problemi matematici ed è preconizzato il ricorso al calcolo simulato.
Non si può neppure dimenticare l'impegno di De Finetti nella Didattica della Matematica, testimoniato dalla pubblicazione di trattati, manuali, note didattiche e articoli divulgativi, nonché da una intensa attività organizzativa: egli fu Presidente della Mathesis, Direttore del Periodico di Matematiche e fondatore a Roma di un Club Matematico per attivare seminari su problemi di Didattica.
Socio dell'Accademia dei Lincei, fu anche membro dell'Istituto Internazionale di Statistica, Fellow dell'Institute of Mathematical Statistics e socio degli istituti attuariali francese e svizzero.
Necr.: Bollettino della Unione Matematica Italiana, S. VII, vol. I-A (1 987), n. 2, pp. 283-308 (Luciano Daboni).
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Gabriella Del Grosso

Nata a Roma il 4 ottobre 1944, è morta l'11 maggio 1990.
Dopo essersi laureata con Bruno De Finetti nel 1968, ne è stata una delle prime collaboratrici presso l'Istituto Matematico G.Castelnuovo dell'Università La Sapienza di Roma. Ha successivamente lavorato presso diverse sedi universitarie (Camerino, Roma e Messina), prima come professore incaricato, poi associato e infine ordinario. La sua attività scientifica è stata principalmente rivolta alla teoria dei processi aleatori, sia dal punto di vista teorico che applicativo (nei sistemi biologici, nella meccanica statistica e nell'affidabilità).
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Paolo Dore

Era nato a Firenze (da famiglia di origine sarda) il 4 settembre 1892, è morto a Bologna il 6 Maggio 1969.
Laureatosi a Bologna nel 1914 sotto la guida di Federigo Guarducci, percorse rapidamente la carriera accademica nel campo della Geodesia: dopo un breve periodo d'insegnamento in qualità di professore straordinario di Topografia e Geodesia a Palermo, fu chiamato a Bologna nel 1927 quale ordinario di Geodesia e Topografia. E a Bologna fu anche Preside della Facoltà d'Ingegneria ininterrottamente dal 1947 al 1965. Fu Presidente della Commissione italiana del Comitato Internazionale di Geofisica, Presidente della Commissione per la Geodesia e la Geofìsica dei C.N.R. e membro di diversi organismi internazionali nel campo della Geodesia e della Geofisica.
Fra i suoi interessi scientifici, rivolti alla Geodesia, alla Geofisica, alla Topografia e alla Fotograrnmetria, un posto particolare rivestono quelli riguardanti la determinazione del geoide per mezzo di misure di gravità sia dal punto di vista teorico sia riguardo alla sua attività sperimentale (due campagne gravimetriche, di cui una in mare assieme a Gino Cassinis).
Socio Linceo e di numerose altre Accademie, professore emerito dal 1968, Dore fu anche Consigliere d'amministrazione della S.I.P. e della S.T.E.T.
Necr.: L. Solaini, Celebrazioni Lincee, n. 44 (1971); C. Trombetti, Bulletin Géodésique, n. 96 (1970), pp. 97-98.
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Renato Einaudi

Era nato a Torino il 4 luglio 1909, è morto a Pisa il 14 settembre 1976.
Si era laureato in Fisica a Torino nel 1931 e subito dopo si era trasferito a Roma, ove fu segretario aggiunto del Comitato per la Fisica dei C.N.R. e lavorò sotto la guida di Fermi. Nell'anno accademico 1932-33, vinta una borsa di studio, si dedicò a studi di Meccanica teorica sotto la guida di Tullio Levi-Civita. In seguito, usufruendo del premio Fano, studiò a Parigi sotto la direzione di Hadamard e poi ancora a Roma dove nel frattempo era diventato assistente presso l'I.N.A.C. In questo periodo collaborò attivamente con Giulio Krall alla stesura di un famoso trattato di Meccanica delle vibrazioni.
Ottenuta nel 1935 la libera docenza in Meccanica razionale, tenne per incarico a Messina i corsi di Meccanica razionale e Fisica matematica.
L'anno successivo vinse il concorso a cattedra e fu professore a Messina, a Modena (1937-38) e infine a Torino, prima alla Facoltà di Scienze (dal 1938 al 1961) e poi al Politecnico (1961-64). Dall'anno accademico 1964-65 si trasferì alla Facoltà d'Ingegneria di Pisa tenendo anche per incarico il corso di Istituzioni di Fisica matematica presso la Facoltà di Scienze.
Fra i suoi risultati scientifici meritano di essere segnalati quelli conseguiti in uno studio sulle onde di Love e quelli sulle onde epicentrali del tipo di Rayleigh. Ancora più importanti sono i suoi risultati nello studio di problemi di stabilità sia per sistemi; discreti che per sistemi elastici.
Necr. : Bollettino della Unione Matematica Italiana, S. V, vol. XIV-A (1977), n. 1, pp. 211-212 (T. Manacorda).
Nastasi, Lettera Pristem, 11
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Bruno Faleschini

Nato a Roma il 17 dicembre 1925, è morto a Bologna il 18 agosto 1973.
Si era laureato a Roma nel 1954 e sull'argomento della tesi aveva pubblicato due Note sul Bollettino dell'Unione Matematica Italiana: Sulla definizione e proprietà delle funzioni a variazione limitata in due variabili, pregevoli anche per la bibliografia ragionata e sistematica sull'argomento.
Successivamente Faleschini mutò radicalmente il settore dei suoi interessi per passare ai problemi dell'automazione del calcolo, campo in cui ha pubblicato 12 lavori e numerosi rapporti riguardanti sia studi teorici nella teoria della computabilità (logica, funzioni ricorsivi, teoria degli automi e teoria dei linguaggi) sia ricerche particolari sugli algoritmi che ricorrono nei metodi di calcolo per il progetto di reattori (aritmetica dei calcolatori, algebra lineare, generazione di numeri pseudo-casuali).
Membro dei Comitato per le Scienze Matematiche del C.N.R., è stato Direttore del Servizio di Matematica applicata presso il Centro di calcolo del CNEN di Bologna.
Necr.: Bollettino dell'Unione Matematica Italiana, S. IV, vol. VIII (1973), n. 2 (C. Pucci).
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Urbano Federighi

Nato a Calci (Pisa) il 12 settembre 1897, è morto a Pisa il 12 novembre 1974. Dopo aver conseguita nel 1916 l'abilitazione all'insegnamento elementare e aver insegnato per qualche anno, proseguì gli studi per incoraggiamento di Albanese e nel 1923 si laureò in Matematica. Fu assistente fino al 1931, quando passò nei Licei. Nel 1946 vinse la cattedra all'Accademia navale di Livorno e la tenne sino al collocamento a riposo nel 1969. La sua attività scientifica appartiene sia alla Matematica pura (con lavori sui Circolanti di tipo algebrico e Sul teorema fondamentale di Cauchy sulle funzioni analitiche), sia, soprattutto, alla Matematica applicata (balistica, nautica, elettrotecnica), in relazione ai problemi che gli venivano posti nell'ambiente dell'Accademia navale e successivamente al C.A.M.E.N. di S.Piero a Grado dove fu chiamato come consulente presso il gruppo matematico del centro applicazioni energia nucleare.
Necr.: Bollettino dell'Unione Matematica Italiana, S. V, vol. XIV -A (1977), n. 2, pp. 209-210 Tognetti.
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Aldo Ghizzetti

Era nato a Torino l'8 ottobre 1908 e nella stessa città è morto nel 1992.
Ordinario di Analisi dal 1948, era professore emerito della facoltà d'Ingegneria di Roma.
Era membro dell'Accademia dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Torino.
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Giuliano Landollino*

a cura di Pietro Nastasi
Nastasi, Lettera Pristem, 11
La matematica italiana 1800-1950

Maria Cibrario Cinquini

Era nata a Genova il 6 settembre 1906, è morta a Pavia il 16 maggio 1992.
Si era laureata a Torino nel 1927, avendo come maestri Giuseppe Peano e soprattutto Guido Fubini.
Assistente di Peano e poi di Tricomi, già nel 1932 aveva conseguito la libera docenza in Calcolo Infinitesimale.
Nel 1939 si trasferì all'Università di Pavia come assistente e professore incaricato. Da lì, avendo vinto il concorso a cattedra, passò prima a Cagliari e poi a Modena.
Dal 1950 fino al collocamento a riposo nel 1980 fu professore ordinario di Analisi matematica presso l'università di Pavia, ove nel 1980 fu anche nominata professore emerito. Fu socio dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre Accademie.
Ha lasciato più di un centinaio di pubblicazioni, dedicate soprattutto alla teoria delle equazioni alle derivate parziali, campo di ricerca cui era stata indirizzata da Fubini e nel cui ambito si occupò, in particolare, di equazioni e sistemi di equazioni di tipo iperbolico non lineare.
Necr.: Bollettino dell'Unione Matematica Italiana, (7) 8-A 1994 pp.295-307 (M.G. Cazzani Nieri).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Elena Freda

Era nata a Roma il 25 marzo 1890 e vi è morta il 25 novembre 1978.
Laureatasi in Matematica a Roma (nel 1912) con Guido Castelnuovo, continuò gli studi per laurearsi in Fisica (nel 1915) con Orso Mario Corbino e nello stesso anno fu borsista presso l'appena fondato Seminario Matematico. Nel 1918 ottenne la libera docenza in Fisica matematica, poi definitivamente confermatale nel '29.
Dopo aver tenuto a Roma un corso integrativo di Meccanica superiore, nell'anno accademico 1923-'24 fu incaricata di Fisica matematica e di Meccanica razionale presso l'università di Messina; ma l'anno successivo fu di nuovo a Roma, dove insegnò per il resto della sua carriera fino al ritiro (nel 1959), alternando nei vari anni corsi su Equazioni integrali e loro applicazioni, Equilibrio e movimento dei corpi elastici, Onde elettromagnetiche etc.
Pur avendo esordito con una ricerca in geometria proiettiva suggeritale da Castelnuovo, i suoi interessi di ricerca furono presto avviati nella tradizione di Volterra e Corbino (Analisi funzionale, Fisica matematica e Fisica sperimentale). Sul finire degli anni '20 si interessò anche del paradigma volterriano di matematizzazione della biologia.
Il suo contributo scientifico più importante è forse rappresentato da un libro - in lingua francese (con prefazione di Volterra) - sui metodi d'integrazione delle equazioni alle derivate parziali del 2o ordine di tipo iperbolico (Parigi 1937), che è sostanzialmente la trascrizione di un suo corso di lezioni dei 1931.
Necr.: Dizionario Biografico degli Italiani, sub voce (E. Giannetto).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Bruno Finzi

Era nato a Gardone Valtrompia (Brescia) il 12 febbraio 1899, è morto a Milano il 10 settembre 1974.
Si laureò in Ingegneria industriale presso il Politecnico di Milano nel 1920 e l'anno dopo anche in Matematica a Pavia. La sua attività didattica si svolse sempre a Milano, fra il Politecnico e l'Università.
Al Politecnico, nel 1922, fu nominato assistente di Meccanica razionale e tre anni dopo, conseguita la libera docenza nella stessa disciplina, fu anche incaricato di Analisi. Nel 1931, vinto il concorso fu chiamato invece alla cattedra di meccanica razionale dell'Università. Nel 1946 (dopo la morte di Cisotti) passò sulla cattedra dallo stesso nome al Politecnico, ove restò fino al 1967 quando passò ad insegnare Aerodinamica. Fu a Rettore del Politecnico. I suoi lavori scientifici (circa 200) spazzano in molti settori della Meccanica e della Fisica matematica: meccanica fluidi, teoria dell'elasticità, teoria relatività, teoria dell'elettromagnetismo teoria relativistica dei campi fisici.
Molti suoi risultati, soprattutto quel carattere relativistico (argomento per altro della sua tesi di laurea con Cisotti) hanno avuto molta risonanza: è esempio il caso della deduzione da principio di azione stazionaria delle comuni equazioni relativistiche del campo elettromagnetico e di campi più generali (come quello di Yukawa).
Fu membro Linceo e socio di svariate Accademie. Medaglia d'oro dei benemeriti della cultura, aveva ottenut Premio Kramer (1933) dell'Istituto Lombardo e quello Feltrinelli (1958) dei Lincei per la Meccanica e le applicazioni. Fu anche Presidente, dal 1965 al 1969, dell'Associazione nazionale di Meccanica teorica e applicazioni (AIMETA).
Necr.: Rendiconti Seminario Mat. e Milano, vol. XLV (1975), pp.6 (M.Pastori); Celebrazioni Lincee, n. 1975 (M.Pastori); Bollettino dell'Unione Matematica Italiana, S.IV, vol. XI (1975) n. 2 (P.Udeschini).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
La matematica italiana 1800-1950

Eugenio Frola

Era nato a Montanaro Canavese (Torino) il 27 settembre 1906, è morto a Torino il 6 maggio 1962.
Laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino nel 1929, si laureò anche in Matematica nel 1933. Dopo essere stato assistente di Scienza delle costruzioni al Politecnico (con Albenga) e dopo la seconda laurea in Matematica, dal 1934 al 1946 fu assistente di Tricomi all'Università. Ebbe vari incarichi, fra cui quello di Matematiche complementari e di Matematiche elementari da un punto di vista superiore.
Ha lasciato una quarantina di pubblicazioni, fra cui pregevoli contributi all'elasticità non lineare. Pur avendo interessi molteplici, si occupò soprattutto della metodologia scientifica e fu uno dei fondatori del Centro di Studi Metodologici di Torino.
Necr.: Atti Accademia Scienze Torino, 97 (1962-63), pp. 986-997 (L.Geymonat).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Vittorio Emanuele Galafassi

Era nato a San Martino del Lago (Cremona) il 27 aprile 1918, è morto a Pavia il 30 agosto 1964.
Si era laureato in Matematica a Pavia nel 1940 e in Fisica nel 1945. Dopo aver tenuto diversi corsi d'insegnamento per incarico, ottenne la libera docenza in Geometria nel 1948 e quindi, nel 1953, la cattedra nella stessa disciplina presso l'università di Pavia.
Il suo lavoro scientifico si è svolto sostanzialmente nell'ambito della Geometria algebrica classica, nella tradizione di Comessatti e Brusotti (questioni di realità riguardanti gli enti della Geomeca, curve di diramazione di piani tripli reali, rigate astratte reali etc.). Ma si è occupato anche della Teoria dei grafi che già aveva attirato la sua attenzione in occasione della tesi di laurea in Fisica.
Era socio corrispondente dell'Istituto Lombardo, membro della Commissione italiana per l'insegnamento secondario e Presidente della sezione pavese della Mathesis.
Necr.: Bollettino della Unione Matematica Italiana, S.III, a. XX (1965), n. 2, pp. 279-282 (C.F.Manara).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Giuseppe Gemignani

Era nato a Pisa il 22 gennaio 1926, è morto a Modena il 15 giugno 1993.
Nel 1948 conseguì a Pisa la laurea in Matematica e il Diploma della Scuola Normale Superiore e subito dopo iniziò la sua attività accademica come assistente di Geometria e incaricato della stessa disciplina presso la Facoltà d'Ingegneria. Nel 1959 ottenne la libera docenza in Algebra superiore e nel 1967 la cattedra di Algebra dell'Università di Messina da dove, nel 1970, si trasferì definitivamente a Modena.
In questa città svolse attività didattica anche presso l'Accademia Militare e ricoprì la carica di Rettore dell'Ateneo (1972-1978).
Uomo di vasta cultura non solo matematica, ha lasciato una produzione scientifica riguardante prevalentemente questioni di carattere algebrico e geometrico: trasformazioni cremoniane, gruppi e cogruppi in una categoria, algebra degli endomorfismi, gruppi algebrici e gruppi analitici, iperalgebre, strutture booleane etc. Numerosa altresì la sua produzione in campo divulgativo-didattico e intensa la sua attività d promozione culturale.
Medaglia d'oro del Ministero della Pubblica istruzione per i benemeriti della scuola e della cultura, era socio ordinario dell'Accademia di Scienze e Lettere di Modena.
Necr.: Bollettino d'informazione de l'Università degli Studi di Modena, n. (1993), p. 13.
Nastasi, Lettera Pristem, 14
La matematica italiana 1800-1950

Ludovico Geymonat

Era nato a Torino il 10 maggio 1908, morto a Milano il 29 novembre 1991.
Si era formato all'Università di Torino avendo fra i suoi maestri Giuseppe Peano per la Matematica e Annibale Pastore e Erminio Juvalta per la Filosofia. Si era laureato in Filosofia nel 1930 e in Matematica nel 1932 (con una tesi di Analisi superiore). Dopo un periodo di studi Vienna con Moritz Schlick, nel 1949 divenne professore ordinario di Filosofia a Cagliari.
Nel 1952 si trasferì sulla cattedra di Storia della Filosofia dell'Università di Pavia cui nel 1956 passò a ricoprire la prima cattedra di Filosofia della Scienza a Milano.
La sua nutrita produzione (Studi per nuovo razionalismo (1945); Saggi Filosofia neorazionalista (1953); Filosofia e filosofia della scienza (1960), Scienza e realismo (1977)) ha rappresentato in Italia uno stimolo efficace un settore di ricerche di grande rilievo nella discussione teorica contemponea.
Consapevole del carattere storico dell'evoluzione scientifica, ha dato importanti contributi alla storia della matematica e del pensiero scientifico e filosco; ricordiamo: Storia e filosofia dell'analisi infinitesimale (1947), Galileo (1957), Storia della matematica (1962) e la monumentale Storia del pensiero filosofico e scientifico (1970-1972). Per un ampio e articolato Ricordo di Ludovico Geymonat cfr. Lettera Pristem, n. 4 (1992).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
La matematica italiana 1800-1950

Roberto Giannarelli

È stato Provveditore agli Studi e Ispettore ministeriale. Autore di varie pubblicazioni riguardanti la didattica e l'organizzazione dell'insegnamento, è stato anche condirettore di Archimede dal 1949 al 1966. È morto nel 1981.
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Gino Goldoni

Era nato a Modena il 23 aprile 1916 e nella stessa città è morto il 29 marzo 1982.
Dal 1950 fu titolare del corso di Meccanica razionale presso l'Accademia Militare di Modena, mentre dal 1973 fu ordinario di Meccanica razionale presso l'Università di Modena.
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Dario Graffi

Nato a Rovigo il 10 gennaio 1905, è morto a Bologna il 28 dicembre 1990. Si era laureato a Bologna, in Fisica nel 1925 e in Matematica nel 1927. Dopo essere stato assistente di Fisica tecnica presso la Facoltà d'Ingegneria dal 1925 al 1935, nel 1936 fu nominato professore straordinario di Meccanica razionale (ordinario dal 1939) presso l'Università di Bologna dove svolse tutta la sua carriera accademica.
La sua attività scientifica ha spaziato in diversi campi della Fisica matematica: fenomeni fisici ereditari, teoremi di unicità e di reciprocità, propagazione delle onde elettromagnetiche (il cosiddetto effetto Lussemburgo in particolare, le guide d'onda), oscillazioni non lineari, invarianti adiabatici, calcolo operazionale, masse variabili, campi elettrostatici e magnetostatici etc. Medaglia d'oro dei benemeriti della cultura e della scuola, fu anche membro dell'Accademia dei Lincei. Nel 1965 ricevette il premio del Presidente della Repubblica per l'Accademia dei Lincei.
Necr.: Notiziatio dell'Unione Matematica Italiana, a. XVIII (1991). n. 1-2, p.3 (P.L. Papini).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Wolf Gross

Era nato a Bielski (Polonia) il 6 marzo 1982, è morto a Roma il 24 aprile 1991. Fuggito dalla Polonia durante la guerra, si sistemò definitivamente a Roma, ove già prima aveva frequentato alcuni corsi con Mauro Picone, e divenne ricercatore presso l'Istituto Nazionale per le Applicazioni dei Calcolo. Incaricato dal 1960, dal 1965 fu professore di ruolo di Analisi numerica nelle Università di Ferrara, Bari e Roma.
Necr.: Notiziario dell'Unione Matematica Italiana, a. XVIII (1991), n. 5, p. 36 (F.Costabile e C.Pucci)
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Edoardo Gugino

Era nato a Vallelunga (Caltanissetta) il 15 giugno 1895, è morto a Palermo il 9 giugno 1967.
Malgrado una poliomelite infantile invalidante, riuscì a percorrere tutto il corso degli studi e a laurearsi in Fisica a Palermo, nel 1919 e in Ingegneria industriale nel 1923. Già nel primo anno del corso di laurea in Fisica si era messo in luce raccogliendo le lezioni che Michele La Rosa dettava nell'anno accademico 1915-16. Incaricato dell'insegnamento della fisica e della chimica negli anni 1920-23, esercitò la libera professione fino al 1926, quando fu nominato assisistente incaricato alla cattedra di Meccanica razionale.
Conseguita la libera docenza nel 1930, nel 1933 veniva chiamato all'Università di Messina quale professore straordinario di Meccanica razionale. L'anno successivo, grazie al trasferimento a di Giovanni Giorgi, si trasferì sulla stessa cattedra a Palermo, dove tenne anche per incarico, fino al collocamento fuori ruolo nel 1965, il corso di Fisica matematica.
La sua produzione scientifica non è ampia, sia a causa delle sue precarie condizioni di salute sia perché, soprattutto nel secondo dopoguerra, dedicò le sue forze migliori alla ricostruzione del Circolo Matematico di Palermo. Gli ambiti della sua ricerca furono principalmente quelli riguardanti la teoria dell'elasticità (sulla scorta, ma con scarsi esiti, della pregevole tradizione locale dovuta a Michele Gebbia), la Meccanica analitica e la Geometria differenziale. È senz'altro alla Meccanica analitica che possono ascriversi i suoi principali meriti scientifici, non sempre però esenyi da critiche.
Necr.: Dizionario Biografico degli Italiani, sub voce (P.Nastasi).
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Beniamino Gulotta

Nato a S. Margherita Belice (Agrigento) il 17 agosto 1901, è morto a Palermo il 30 aprile 1980. Si laureò a Palermo nel 1925 e subito dopo divenne assistente di Geodesia presso quella Università. Nel 1934 conseguì la libera docenza. Dall'anno accademico 1937-38 tenne per incarico, ininterrottamente fino all'a.a. 1970-71, data in cui fu collocato fuori ruolo, l'insegnamento di Calcolo delle Probabilità. Analogamente, dall'a.a. 1947-48 fino all'a.a. 1969-70 tenne senza interruzione l'insegnamento ufficiale di Geodesia. Pur essendo stato nominato nel 1943 professore ordinario dal Govemo Militare Alleato, preferì partecipare ai concorsi banditi nell'immediato dopoguerra. Così, nel 1948 prese parte al concorso per la cattedra di Topografia con elementi di Geodesia dell'Università di Pisa, riportando la maturità con voti unanimi. Nel 1951 vinse il concorso per la cattedra di Geodesia presso la Facoltà di Scienze dell'Università di Palermo. Nel 1965, infine, chiese ed ottenne il trasferimento alla cattedra di Calcolo delle Probabilità. Tenne per incarico i corsi di Topografia e cartografia, Astronomia, Matematica (presso la Facoltà di Agraria) e Introduzione e storia delle discipline matematiche (presso la Facoltà di Lettere). Ha lasciato una cinquantina di pubblicazioni, principalmente di Geodesia e di Calcolo delle Probabilità, nonché alcuni volumi che raccolgono le lezioni dei vari corsi che tenne per incarico. Nel campo della Geodesia, di particolare rilievo teorico sono i suoi risultati riguardanti il problema della determinazione del Geoide mediante misure di gravità. Nel settore della Probabilità, dopo un'iniziale adesione al punto di vista frequentista-empirico, si converti totalmente al punto di vista definettiano dando interessanti contributi a proposito delle leggi condizionatamente stabili. Direttore, dal 1950 e fino alla data del collocamento fuori ruolo, della Biblioteca Matematica, fu anche membro della Società di Scienze Naturali ed Economiche e dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo.
Necr.: Memoial Beniamino Gulotta. Giornate di lavoro di Probabilità e Statistica, a cura di P. Nastasi, Palermo 1991, pp. 11-40.
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Guido Horn D'Arturo

Nato a Trieste il 13 febbraio 1879, è morto a Bologna nel 1967. Compì gli studi di Astronomia a Vienna, dove si laureò nel 1902. Nel corso della prima guerra mondiale si arruolò volontario nell'esercito italiano e per non essere giudicato traditore dagli austriaci cambiò il cognome in D'Arturo. Fu astronomo a Trieste, Catania, Torino, Roma Bologna, dove diresse l'Osservatorio da 1920 al 1938, quando ne fu cacciato causa delle persecuzioni razziali. Fu reintegrato nel 1945 e restò a Bologn fino al collocamento a riposo e alla morte. La sua attività nel campo del l'Astronomia si dispiegò sia a livello teorico che strumentale: sua è l'ideazione del telescopio a tasselli della Specola bolognese, basata sull'intuizione che possa ottenere, mediante la combinazione di elementi minori, lo stesso risultato fornito da superfici ottiche riflettenti di grandi dimensioni. Già prima, nel 1936 aveva istituito la Stazione astronomica di Loiano a 30 km da Bologna, dotata di un riflettore di 60 cm di diametro (secondo per grandezza, in Italia, dopo il telescop di Merate). Ma non inferiore, per qualità e quantità, la sua efficace opera di divulgatore: nel 1931 fondò la rivista Coelum per la divulgazione dell'Astronomia; nel 1960 scrisse, in collaborazio con Pietro Tempesti, la Piccola Enciopedia Astronomica in 2 volumi con un repertorio alfabetico dei vocaboli usati nel linguaggio astronomico e un saggio biobibliografico sugli astronomi vissuti fino al XIX secolo. Nel frattempo aveva abbondantemente chiosato, con aggiunte, correzioni e annotazioni, copia della Biblioteca Matematica Pietro Riccardi posseduta dalla Specola di Bologna.
Cenni biografici in M.Zuccoli, Correzioni ed aggiunte di Guido Horn D'Arturo Biblioteca Matematica Italiana, Atti e Memorie dell'Accademia Naz. di Scienze, Lettere e Arti di Modena, S.VII, V (1987-88), pp. 183-201.
Nastasi, Lettera Pristem, 14
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Margherita Beloch Piazzolla

Era nata a Frascati il 12 luglio 1879; è morta a Roma nel 1976.
Figlia dello storico tedesco Giulio e dell'americana Bella Bailey, si laureò in Matematica a Roma nel 1908 discutendo una tesi Sulle trasformazioni birazionali nello spazio, poi pubblicata (1909).
Dopo qualche incarico nelle scuole secondarie di Roma e dopo essere stata assistente volontaria di Guido Castelnuovo (con il quale si era laureata), passò nel 1919 all'Università di Pavia e l'anno successivo a quella di Palermo divenendo assistente di Michele de Franchis. Libera docente dal 1924, nel 1927 vinse il concorso per la cattedra di Geometria dell'Università di Ferrara e presso questa Università insegnò fino al collocamento a riposo nel 1955.
A Ferrara tenne anche (per incarico) gli insegnamenti di Geometria descrittiva, Geometria superiore, Matematiche complementari e Matematiche superiori.
La sua produzione scientifica può essere suddivisa secondo tre filoni principali di ricerca: la Geometria algebrica, la Topologia algebrica e la Fotogrammetria, settore quest'ultimo che occupa un'ampia parte delle sue Opere scelte (CEDAM 1967, su iniziativa della Società italiana di fotogrammetria). I suoi lavori in quest'ambito riguardano: questioni di aereofotogrammetria, applicazioni fotogrammetriche non topografiche, röntgenfotogrammetria.
Nel 1955 le fu conferito il titolo di professore emerito.
Necr.: in La raccolta Montesano di opuscoli nella Biblioteca dell'Istituto Matematico dell'Università di Ferrara (a cura di G. Gambini e L. Pepe), Ferrara 1983, pp. 3-6.
Nastasi, Lettera Pristem, 15
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Pietro Buzano

Era nato a Torino nel 191 1; vi è morto il 30 agosto 1993.
Aveva studiato matematica presso l'Università di Torino ove si era laureato nel 1931 e ove, divenuto professore di ruolo nel 1942, aveva occupato la cattedra di Geometria. Era poi passato nel 1945 alla cattedra di Analisi del Politecnico; e al Politecnico fu anche Preside della Facoltà di Ingegneria dal 1967 al 1970 e Direttore del Dipartimento di Matematica. Si interessò alla costituzione del primo centro di calcolo del Politecnico e fu tra i fondatori di quel Centro Studi Metodologici che molto ha fatto per la diffusione della cultura matematica.
I suoi interessi scientifici andarono dalla Geometria analitica, proiettiva e differenziale alla teoria delle equazioni alle derivate parziali. Si occupò altresì del problema delle applicazioni della Matematica tanto che negli ultimi anni di vita professionale passò alla cattedra di Matematica applicata. Intensa fu anche la sua attività quale recensore per il Bollettino dell'UMI.
Fuori ruolo dall'a.a. 1980-81, era stato nominato professore emerito nel 1987. Era membro dell'Accademia delle Scienze di Torino.
Notiziarlo UMI, a. XX (1993), n. lo, p. 164 (A. Bacciotti).
Nastasi, Lettera Pristem, 15
La matematica italiana 1800-1950

Eugenio Curiel

Era nato a Trieste l'11 dicembre 1912; è morto a Milano, in Piazza della Conciliazione, in una imboscata tesagli da una squadra fascista il 24 febbraio 1945. Nella motivazione della Medaglia d'oro che gli fu conferita alla memoria si legge: Docente universitario, sicura promessa della scienza italiana, fu vecchio combattente, se pur giovane d'età nella lotta per la liberazione. Chiamò a raccolta, per primo, tutti i giovani d'Italia contro il nemico nazifascista Conseguita la maturità classica nel 1929 si era iscritto alla Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Firenze, ospite dello zio, il filosofo Lodovico Limentani. Dopo due anni si era però trasferito al Politecnico di Milano e aveva chiesto il passaggio al corso di laurea in Fisica. Ottenu il consenso, ritornò a Firenze ove aveva iniziato la preparazione di una tesi laurea sperimentale sulle disintegrazio nucleari per mezzo della radiazione penetrante con Bruno Rossi (1905-1993), quando questi si trasferì a Padova quale vincitore di concorso. A Padova si laureò in Fisica nel 1933 e l'anno dopo divenne assistente di Ernesto Laura, ordinario di Meccanica razionale e decisamente antifascista. Laura apprezzò il valore intellettuale del suo giovane assistente che definiva una speranza della matematica e ammirò la sua capacità di ottenere, con risultati brillanti (anche se era occupato da un crescente impegno politico e dalla costituzione di un Seminario di approfondimento di tematiche filosofiche), quale professore incaricato, il corso di Matematiche complementari. Nell'ottobre 1938 la sua carriera scientifica fu spezzata: come tutti i suoi colleghi di razza ebraica, fu esonerato dall'insegnamento universitario. Si diede interamente alla politica, militando tra le fila del Partito comunista e nel maggio 1939, mentre cercava di passare clandestinamente in Francia attraverso la frontiera svizzera, fu arrestato dall polizia francese e consegnato a quella svizzera che lo imprigionò. Rimpatriato in Italia, fu arrestato a Trieste, detenuto a Milano e infine condannato a cinque anni di confino a Ventotene, da cui uscì il 21 agosto 1943 per riprendere l'attività partigiana fino al tragico epilogo.
I suoi scritti scientifici (compresi gli appunti di storia e filosofia) e politici sono conservati nel Fondo Curiel presso l'archivio storico della resistenza dell'Istituto Gramsci di Roma.
Necr.: in Stella d'Italia, Stella di David. Gli ebrei dal Risorgimento alla Resistenza, Milano, Mursia, 1970, pp. 293 -301 (G. Formiggini).
Nastasi, Lettera Pristem,
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Garaldo Fanti

Era nato a Elisabetgrad (URSS) il 29 agosto 1920, è morto a Bologna il 30 aprile 1990.
Trasferitosi in Italia nel 1940, completò a Bologna i suoi studi laureandosi con G. Cimmino. A Bologna fu assistente e professore incaricato fino al collocamento a riposo.
Nastasi, Lettera Pristem, 15
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Giulio Krall

Era nato a Trieste il 26 luglio 1901; è morto a Roma il 29 agosto 1971.
Si era laureato in Ingegneria civile nel 1923 presso il Politecnico di Milano e in Matematica, nel 1924, presso l'Università di Roma, dove era stato allievo di Tullio Levi-Civita. A Roma rimase come assistente alla cattedra di Meccanica razionale dal 1925 al 1932, supplente di Fisica matematica dal 1928 al 1932 e incaricato di Meccanica superiore dal 1930. Nel 1931 vinse sia il concorso di Scienza delle costruzioni che quello di Meccanica razionale. Optò per la prima cattedra e fu chiamato presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Napoli, ove insegnò sino al 1939 quando Francesco Severi lo chiamò presso l'Istituto Nazionale di Alta Matematica quale professore di Alta Analisi. Nel 1963 passò alla cattedra di Meccanica razionale dell'Università di Roma e nel 1968 a quella di Istituzioni di Fisica matematica dello stesso Ateneo. Ingegnere progettista presso la Società ``Ferro beton'' dal 1925 al 1933 e successivamente Consulente tecnico, progettò e diresse numerosi lavori relativi alla costruzione di ponti, alle costruzioni idrauliche e a quelle marittime. Di questa sua attività pratica ci resta un interessante ricordo di Enrico Volterra che il 20.5.1939 in una lettera a Levi-Civita da Londra (dove era esiliato in conseguenza delle leggi razziali del 1938) così scriveva: Se vede il Professore Krall, Le sarò grato se lo vorrà salutare da parte mia e dirgli che nell'ultimo numero (Maggio 1939) della Rivista inglese: Concrete and Constructional Engineering vi è un lungo articolo, corredato da fotografie, sul suo ponte sul torrente Biedano. È messo particolarmente in rilievo il metodo impiegato per la costruzione della centina. Accanto a questa notevole attività tecnica di altissimo livello, Krall realizzò anche una produzione teorica di elevata qualità. Le ricerche sulla stabilità delle strutture lo condussero (con Zimmermam e Timoshenko) a svolgere un ruolo pionieristico nell'introduzione dell'analisi dinamica nello studio della stabilità. Non si limitò a dare risposte a problemi teorici di equilibrio e di stabilità in teoria delle piastre, delle travi o di strutture complesse, riprendendo risultati classici (di Eulero) che contemporanei (di Michell e Prandtl), ma tradusse questi risultati in innovazioni tecniche nella progettazione. Così, studiando quello che chiamò il problema fondamentale della dinamica dei ponti, ottenne risultati rilevanti per il problema di travi a sezione variabile, soggette a carichi mobili, tradotto in termini di equazioni integro-differenziali che riuscì a risolvere esplicitamente in casi semplici, e numericamente (in modo più approssimato) in casi più complessi, con risultati per la progettazione.
Le realizzazioni concrete furono numerosissime; oltre quella già citata, si debbono segnalare (per le importanti innovazioni tecniche) almeno l'elettrodotto aereo sullo stretto di Messina, i bacini di carenaggio di Genova e Napoli e il ponte di Mezzo a Pisa. I legami poi tra la stabilità delle strutture e le loro possibili vibrazioni lo condussero a interessarsi anche alla meccanica delle vibrazioni, argomento su cui cominciò a scrivere nel 1934 (su commissione del C.N.R.) un poderoso trattato che completò, coadiuvato anche da Renato Einaudi, nel 1940.
Non si può però passare sotto silenzio la prima attività scientifica di Krall - di tipo puramente teorico - svolta sotto la direzione di Levi-Civita e in particolare le ricerche riguardanti la teoria e le applicazioni degli invarianti adiabatici (cioè di funzioni dipendenti dal tempo ma dipendenti in modo tale che, quando i parametri variano lentamente nel tempo, le funzioni siano invarianti rispetto a tali variazioni). Tali funzioni erano state introdotte da Gibbs, usate da Hertz in lavori pionieristici e poi da Bobr per costruire modelli meccanici dell'atomo di idrogeno; il loro uso era stato quindi esteso da Sommerfeld ad ogni tipo di atomo. Levi-Civita, che aveva dedicato all'argomento alcune ricerche tecniche su problemi specifici e alcune conferenze di carattere descrittivo, suggerì all'astronomo Giuseppe Armellini e a Krall l'applicazione del metodo e Krall riuscì a fornire alcuni notevoli contributi in problemi di Meccanica celeste e di Cosmologia.
Krall fu socio dell'Accademia delle Scienze di Torino e dell'Accademia dei Lincei e fu insignito della Medaglia d'oro della Società dei XL per le Matematiche.
Necr.: Bollettino della Unione Matematica Italiana, S. IV, a. IV (1971), n' 6, pp. 290-293 (R. Einaudi); Celebrazioni Lincee, n. 80, Roma 1974 (C. Cattaneo).
Nastasi, Lettera Pristem, 15
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Giovanni Lampariello

Era nato a Capua (Caserta) il 29 gennaio 1903; è morto a Roma il 27 febbraio 1964.
Laureato con lode in Matematica presso l'università di Bologna, vi svolse la prima parte della carriera accademica come assistente incaricato di Analisi algebrica e infinitesimale negli anni accademici 1926-27 e 1927-28. Passò successivamente a Roma dove fu assistente ordinario di Analisi (con Bagnera e poi con Levi-Civita) dal 1928 al 1939. Libero docente di Analisi nel 1932, vinse nel 1939 il concorso per la cattedra di Meccanica razionale presso l'Università di Messina, dove insegnò fino alla morte prematura (tenendo altresì per incarico il corso di Fisica-matematica e, in maniera saltuaria, anche quelli di Meccanica superiore, Onde elettromagnetiche Calcolo delle probabilità e Fisica teorica).
La sua produzione scientifica si svolge fondamentalmente in due settori: nel campo dell'Analisi (dove sua prima guida fu Leonida Tonelli) e in quello della Meccanica e della Fisica matematica dove fu brillante allievo di Tullio Levi-Civita. Nel primo il suo esordio avvenne con una nota Lincea avente per oggetto le superfici continue che ammettono area finita. A questo primo contributo fecero seguito ricerche sulla natura analitica delle soluzioni di equazioni differenziali lineari a coefficienti periodici soprattutto ricerche relative alla quadratura che effettua l'integrazione dei sistemi canonici con un grado di libertà e alla natura analitica delle soluzioni dei sistemi canonici integrabili per quadrature. La sua produzione nel secondo dei settori prima citati è quella più importante per quantità e qualità. Essa comprende contributi in diverse direzioni: problemi di Elasticità, di Idrodinamica, di Meccanica celeste (problema dei tre corpi e degli n corpi), di Elettrodinamica e di Relatività. Un particolare rilievo merita il gruppo dei suoi lavori sui sistemi anolonomi, che prese spunto dalla questione se il metodo di Hamilton-Jacobi sia applicabile alla Meccanica dei sistemi anolonomi stessi. Sono di notevole interesse, infine, alcuni suoi lavori in fluidodinamica dove dimostra che non è possibile alcuna propagazione ondosa in seno ai liquidi, se si ammette la viscosità, ma nello stesso tempo, in contrasto con l'opinione allora diffusa che onde di discontinuità non potessero propagarsi in corpi soggetti a meccanismi dissipativi, osserva per primo che un'onda di accelerazione in una corda si propaga soddisfacendo la stessa legge generale sia nel caso di presenza di resistenza di mezzo viscosa che di sua assenza.
Notevole altresì fu la costante attenzione da lui rivolta allo sviluppo storico della Meccanica e ai problemi dei Fondamenti, che trova puntuale riscontro nelle note storiche delle sue belle Lezioni di Meccanica razionale (Messina, Edizioni Ferrara, 1960).
Necr.: Bollettino della Unione Matematica Italiana, S. III, a. XX (1965), n. 1, pp. 154-156 (A. Pignedoli)
Nastasi, Lettera Pristem, 15
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Salvatore Leone

Era nato ad Alia (Palermo) il 16 giugno 1917; è morto a Palermo il 4 dicembre 1981.
Laureato in Matematica e Fisica nel 1942, aveva svolto una modesta attività didattica a livello di scuola media durante il periodo bellico. Dal 1945 al 1948 fu assistente volontario presso l'Osservatorio Astronomico di Palermo, dove svolse l'intera sua attività scientifica. Dal 1947 fu assistente di Geodesia e poi di Astronomia (con la qualifica di l'aiuto), mentre dal 1949 fino al 1970 fu professore incaricato prima di Istituzioni di Matematiche per il corso di laurea in Scienze Biologiche e poi di Astronomia, disciplina di cui era Libero docente dal 1965. La sua attività di ricerca, svolta nei settori dell'Astronomia classica e dell'Astrofisica, si concretizza in una quarantina di pubblicazioni.
Notevole anche la sua attività divulgativa che è stata particolarmente impegnativa in occasione dell'Anno geofisico internazionale e dei lanci dei primi satelliti artificiali.
Nastasi, Lettera Pristem, 15
La matematica italiana 1800-1950

Beppo Levi

Era nato a Torino il 14 maggio 1875; è morto a Rosario (Argentina) il 28 agosto 1961.
Si era laureato in Matematica a Torino nel 1896 discutendo una tesi di cui era relatore Corrado Segre. Dopo un periodo iniziale in cui (dal 1896 al 1899) fu assistente di Luigi Berzolari, si dedicò all'insegnamento medio fino a quando, nel 1906, vinse la cattedra di Geometria proiettiva e descrittiva dell'Università di Cagliari. Vi restò, insegnando anche Geometria analitica, fino al 1910 quando venne chiamato a Parma per ricoprirvi la cattedra di Analisi algebrica. Nel 1928 fu chiamato a Bologna ove ricoprì la cattedra di Teoria delle funzioni e di Analisi algebrica poi e ove svolse anche una cospicua attività a favore dell'Unione Matematica Italiana (di cui fu amministratore dal 1931 al'38), occupandosi della redazione dei suo Bollettino. Nel 1938 le leggi razziali lo costrinsero all'esilio in Argentina, ove ottenne l'incarico di Direttore del nascente Istituto Matematico di Rosario e ove fondò alcune riviste matematiche (le Publicaciones e le Mathematicae Notae).
La sua attività scientifica è scandita dai quattro periodi in cui è divisa la sua vita professionale. Prima del trasferimento a Parma, spazia dalla Geometria algebrica (scioglimento delle singolarità delle superfici algebriche) alla Logica (assioma della scelta) alla teoria dell'integrazione e delle equazioni alle derivate parziali (il famoso teorema di Beppo Levi sull'integrazione delle successioni monotòne e i lavori Sul principio di Dirichlet in cui viene introdotto un nuovo spazio funzionale che ha dato origine ai cosiddetti spazi di Beppo Levi).
Durante i 18 anni,trascorsi a Parma ai precedenti filoni di ricerca si aggiunsero la Teoria dei numeri, l'Elettrotecnica, la Teoria delle misure fisiche e la Fisica teorica. A Bologna, malgrado la pesantezza dei compiti didattici e amministrativi, egli continuò con intensità il suo lavoro scientifico pubblicando articoli su questioni di Logica, di equazioni differenziali, di Analisi complessa, su questioni al confine fra l'Analisi e la Fisica e ampliando una certa attività divulgativa già iniziata a Parma (dove aveva collaborato alla Rivista Annuario scientifico e industriale diretta dal fisico Lavoro Amaduzzi). Nei vent'anni circa della sua vita scientifica in Argentina infine, pubblicò una sessantina di lavori: alcuni sono esplicitamente destinati a far conoscere ai colleghi argentini le sue ricerche (esposte ora in modo unitario e con osservazioni e sviluppi recenti), altri sono frutto del dialogo che egli si sforzava di stimolare e conserva con i lettori delle Riviste che aveva fondato.
Necr.: Seminari di Geometria 1991-1993, Università di Bologna, Dipart. Matematica, pp. 193-232 (S. Coen).
Nastasi, Lettera Pristem, 15
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Lucio Lombardo Radice

Era nato a Catania il 10 luglio 1916; è morto a Bruxelles il 21 novembre 1982. Compiuti gli studi secondari presso il liceo Marniani di Roma, si iscrisse nel 1934 al Corso di Laurea in Matematica e si laureò nel 1938 discutendo una tesi, assegnatagli da Gaetano Scorza, sulle l'algebre legate ai gruppi di ordine finito (poi pubblicata). Nel 1939, dopo essere risultato idoneo a un concorso di Matematiche complementari, fu chiamato da Bompiani quale assistente alla cattedra di Geometria analitica. Non prese mai servizio prima della fine della guerra a causa delle condanne politiche che gli furono comminate perché oppositore del fascismo e poi a causa della sua partecipazione alla lotta di liberazione. Solo nel 1945 poté ritornare all'attività didattica e scientifica e ricoprire il ruolo di assistente. Nel 1951 ottenne la libera docenza in Analisi algebrica ed infinitesimale e nel 1956 fu chiamato all'Università di Palermo come professore straordinario di Geometria analitica con elementi di proiettiva. Vi restò fino al 1960 quando ottenne il trasferimento a Roma, dove nel 1971 passò alla cattedra di Algebra e nel 1974 a quella di Matematiche complementari. A Roma tenne altresì gli insegnamenti di Teoria dei numeri (1960-61), Geometria superiore (1962-64) e Algebra superiore (1968-73). Fu responsabile anche del corso di Storia della Matematica nella Scuola di Perfezionamento in Matematica e Fisica, scuola di cui fu vicedirettore dal febbraio 1963 al 1966. Ma il suo impegno sul terreno della storia della matematica andava ben oltre questi corsi specifici. Nel suo insegnamento, come nei suoi scritti matematici, egli ha infatti sempre unito una rigorosa trattazione tecnica ad una visione culturale più vasta, nella quale l'attenzione ai problemi storici costituiva un momento importante per la comprensione delle teorie e dei risultati. Il suo iniziare impegno scientifico si svolse, in prosecuzione delle ricerche iniziate con la tesi di laurea, nel campo della teoria delle rappresentazioni dei gruppi finiti, con particolare riguardo a quelle modulari. All'inizio degli anni'50 passò a ricerche nel campo delle geometrie finite e delle geometrie combinatorie, di cui - insieme a Beniamino Segre e a Guido Zappa - ebbe il merito di intuire fi fondamentale interesse. In ricerche che hanno dato luogo ad una trentina di lavori, egli si dedicò specificamente allo studio dei piani proiettivi non desarguesiani, con particolare ri-guardo al caso finito.
Necr.: Lettera Pristem, 7 (1993), pp. I-VII (P.V. Ceccherini).
Nastasi, Lettera matematica Pristem, 17
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Carmelo Longo

Era nato a Roma il 26 giugno 1912; vi è morto il 22 agosto 1971.
Si era laureato in Matematica nel 1935 discutendo una tesi assegnatagli da Gaetano Scorza, del quale fu assistente volontario dal 1935 al '37. Vinto un concorso per i Licei scientifici fu assegnato a Urbino, poi a Temi e, infìne, nel 1956 a Roma. Durante il periodo romano riprese i collegamenti con l'ambiente matematico dell'Università e dell'Istituto di Alta Matematica (fondato da Severi nel 1939). In particolare fu assistente (con Bompiani) alla cattedra di Geometria e professore incaricato - sempre di Geometria - presso la Facoltà di Architettura. Nel 1956 vinse il concorso per la cattedra di Geometria presso l'università di Parma, da dove passò poi (nel 1961) al Politecnico e all'Università di Torino.
Come risulta dalla sua carriera accademica, passò presto (anche a causa della prematura morte di Scorza) dagli iniziali studi algebrici a quelli geometrici e si occupò prevalentemente di geometria proiettiva iperspaziale, sia dal punto di vista algebrico che da quello differenziale.
Era socio dell'Accademia delle Scienze di Torino.
Bollettino UMI, S. IV, a. IV (1971). n. 5, pp. 232-233 (E. Bompiani).
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Antonino Lo Voi

Era nato a Bisacquino il 25 febbraio 1900; è morto a Palermo nel 1972.
Si era laureato in Matematica a Palenno nel 1921 e subito dopo era passato all'insegnamento medio (dapprima presso il Liceo scientifico di Catania e poi a Palermo). Era libero docente di Introduzione alla Geometria superiore dal 1936. Negli anni successivi tenne corsi liberi sulle superfici algebriche presso l'università di Palermo. I suoi lavori migliori riguardano la teoria delle matrici di Riemann (e le annesse varietà abeliane) e la teoria dei cicli topologici di una superficie algebrica,
Nastasi, Lettera matematica Pristem, 17
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Roberto Magari

Era nato a Firenze nel 1934; è morto a Siena il 5 marzo 1994.
Nel 1967 era diventato professore ordinario di Algebra. Nel 1972 divenne il primo Direttore del Dipartimento di Matematica dell'Università di Siena, dove aveva fondato la Scuola di specializzazione in Logica matematica. È autore di oltre 60 pubblicazioni scientifiche riguardanti la teoria delle classi filtrali e ideali di algebre, la teoria dei calcoli generali, la teoria della sensatezza e dei procedimenti per tentativi ed errori, e la teoria delle algebre diagonalizzabili, note anche come algebre di Magari.
Necr.: Notiziario UMI, a.XXI (1994), n. 4, p. 73 (F. Montagna).
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Francesco Maisano

Era nato a Siena il 13 marzo 1927; è morto a Palermo il 2 giugno 1989.
Fu studente di spiccata intelligenza e coltivò con eguale impegno e diligenza esemplare sia le discipline umanistiche che quelle scientifiche. Conseguita la maturità, si iscrisse al Corso di Laurea in Matematica e Fisica dell'Università di Palermo, laureandosi nel 1951. Gli venne subito affidato l'incarico di Topologia. In quel suo primo anno di attività universitaria curò insieme ad un altro giovane collega, Calogero Vinti, al quale restò legato per tutta la vita da fraterna amicizia, la raccolta delle lezioni di Analisi superiore tenute da Benedetto Pettineo.
Nel 1954, vinto il concorso per professore ordinario di Matematica e Fisica nei Licei, si allontanò da Palermo. Ottenuto il trasferimento nel 1959, riprese i contatti con l'università e gli vennero affidati gli incarichi di Teoria delle Funzioni (che tenne sino al 1963), Geometria, Geometria differenziale e Algebra superiore.
Nell'ottobre 1965 conseguì la libera docenza in Algebra e vinse il concorso di assistente di Matematiche complementari: lasciò allora definitivamente l'insegnamento secondario e si dedicò esclusivamente all'attività universitaria. Dal 1968 al 1984 fu incaricato di Matematiche complementari presso la Facoltà di Scienze, ma contemporaneamente (quale professore aggregato prima e ordinario successivamente) fu anche docente di Geometria presso la Facoltà di Ingegneria.
La sua produzione scientifica fu molto differenziata. Essendosi occupato inizialmente di problematiche di carattere geometrico, fu indotto dall'incontro con Giorgio Trevisan agli inizi degli anni'60 a interessarsi di Analisi reale e di Teoria della misura. Autore di ottimi manuali universitari (di Analisi, di Geometria e di Matematiche complementari), compiva il suo magistero soprattutto nei numerosi seminari di formazione dei giovani ricercatori: di particolare rilievo il convegno sul Calcolo delle variazioni tenuto a Palermo nel 1976 e i seminari sui gruppi di Lie e sulla Teoria delle distribuzioni.
Era socio ordinario dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo.
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Antonio Mambriani

Era nato a Diolo di Soragna (PR) il 24 marzo 1898; è morto a Parma il 27 marzo 1989.
Durante la prima guerra mondiale - a causa della quale aveva dovuto interrompere gli studi - aveva subito gravi ferite. Ripresi poi gli studi, si era laureato a Bologna nel novembre 1926 con una tesi (assegnatagli da Salvatore Pincherle) dal titolo: Algoritmi per la risoluzione di equazioni alle differenze e differenziali, lineari. Nel 1927 divenne assistente di Pincherle e successivamente di Leonida Tonelli. Dal 1937 fu professore incaricato di Analisi matematica a Modena e dal 1942 a Parma, dove restò, quale ordinario di quella disciplina, fino al pensionamento e alla nomina a Professore Emerito.
Fu autore di oltre 70 pubblicazioni ed ebbe vari allievi. Meritevole di menzione la sua attività istituzionale: fu Direttore dell'Istituto di Matematica di Parma dal 1948 al 1968 e vi fondò la Rivista di Matematica dell'Università di Parma che diresse (con una breve interruzione) fino al 1971.
Necr.: Notiziario UMI, a. XVI (1989), n. 5, p. 51 (C. Scaravelli).
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Mario Manarini

Era nato a Roma il 16 settembre 1898. Si era laureato in Matematica a Bologna nel 1921 e a Bologna era rimasto quale assistente alla cattedra di Meccanica razionale. Libero docente della stessa disciplina, era incaricato di Fisica matematica a Bologna e dei corsi di Geometria analitica e Istituzioni di Matematiche all'Università di Modena.
Nastasi, Lettera matematica Pristem, 17
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Arturo Maroni

Era nato a Firenze il 5 marzo 1878; vi è morto nel 1966.
Si era laureato in matematica a Pisa nel 1901 ed era subito passato all'insegnamento medio presso l'Istituto tecnico Galileo Galilei di Firenze. Avendo ripreso - su insistenza di Severi - le proprie giovanili ricerche sulle rigate algebriche, giunse infine nel 1934 alla cattedra universitaria, essendo risultato terzo (dopo Cherubino e Tortorici) nella terna per il concorso alla cattedra di Geometria analitica e proiettiva dell'Università di Messina.
Necr.: in A. Terracini, Ricordi di un matematico. Un sessantennio di vita universitaria, Roma, Edizioni Cremonese, 1968, pp. 175-176.
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Ermanno Marchionna

Era nato a Castel di Sangro (AQ) il 16 novembre 1921; è morto a Milano il 2 dicembre 1993.
Dopo aver frequentato le scuole superiori a Bergamo, conseguendo nello stesso anno (1940) l'abilitazione magistrale e la Maturità scientifica, si era laureato in Matematica a Milano nel 1944, discutendo una tesi in Geometria sotto la guida di Oscar Chisini, di cui fu caro e stimato allievo. Fu dal 1945 al 1956 assistente di Geometria al Politecnico di Milano. Libero docente in Geometria algebrica dal 1954, fu nominato nel 1956 professore str'aordinaiio di Geometria nefl'Università di Ferrara e nello stesso anno in quella di Torino, dove nel 1963 fu professore ordinario di Istituzioni di Geometria superiore. Passato al Politecnico di Milano vi restò fino al 1970 quando si trasferì sulla cattedra di Geometria e poi di Istituzioni di Geometria superiore dell'Università di Milano.
I suoi 80 lavori riguardano principalmente la Geometria algebrica, soprattutto nei suoi aspetti proiettivi. Già dagli esordi si cimentò con questioni centrali per questa disciplina, come prova il gruppo di studi imperniati sulle varietà di diramazione e quello dedicato al problema di Riemann-Roch. La rilevanza di questo secondo tema e l'interesse per la trattazione puramente geometrica che egli ne diede sono testimoniati dall'apprezzamento espresso da Francesco Severi quando volle che questo contributo apparisse in una corposa appendice al suo fondamentale trattato dei 1959.
Sucessivamente trasferì alle varietà normali questa soluzione del problema di Riemann-Roch per varietà non singolari, anche appoggiandosi a certe relazioni, da lui stabilite nel corso degli anni '60, che intercorrono fra gli indici di irregolarità di un divisore. La rilevanza di tali legami appare evidente se si considera che - almeno a livello dimensionale - essi non sono altro che la controparte geometrico-algebrica di celebri risultati stabiliti da Cartan (teoremi A e B) e da Serre (teorema di dualità) in ambito analitico che, all'incirca in quegli anni, quest'ultimo aveva portato in un contesto algebrico più astratto.
Altre sue ricerche sono dedicate alle varietà prive di forme olomorfe di certi gradi, all'esistenza di modelli proiettivi più volte di prima specie e a questioni d'intersezione completa; tutte tematiche classiche che, affrontate con strumenti algebricogeometrici, egli avrebbe più tardi ripreso con le tecniche più aggiornate basate su metodi topologicotrascendenti.
Proprio questo suo amore per gli aspetti più classici della tradizione geometrica italiana lo condusse a giocare un ruolo detenninante per le scelte culturali di una generazione di studiosi, quella che dalla fine della guerra fino a tutti gli anni '60 dovette lottare - all'interno della comunità matematica italiana - contro un profondo scetticismo nei confronti della Geometria algebrica e dei suoi metodi più classici.
Fu docente attento in modo particolare ai costanti sviluppi della matematica: consapevole dell'importanza dei processo di aritmetizzazione della matematica e dei movimenti astratti, portò nei corsi tenuti a Torino e a Milano elementi di Algebra astratta e Topologia anticipando un atteggiamento che ormai è prassi per molti corsi universitari.
La sua forte carica organizzativa si espresse in importanti Convegni, Corsi C.I.M.E. e conferenze: fra gli altri, il Convegno internazionale di Geometria a Torino nel 1961, il corso C.I.M.E. di Geometria algebrica a Varenna nel 1969 (con la partecipazione di Zariski, Seshadri, Mumford, Seidenberg, Scott ecc.), il Convegno internazionale di Geometria algebrica a Milano nel 1971 e il Convegno di Geometria a Gargnano nel 1987.
Era socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e dell'Accademia delle Scienze di Torino, membro effettivo dell'Istituto Lombardo e socio corrispondente della Société Royale des Sciences de Liège.
Necr.: Atti dell'accademia delle scienze di Torino, vol. 129 1995 (A. Conte).
m.p.
Nastasi, Lettera matematica Pristem, 17
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Antonio Marussi

Era nato a Trieste il 12 ottobre 1908; vi e morto il 24 aprile 1984.
Si era laureato in Matematica a Bologna nel 1932. Lo stesso anno aveva iniziato la propria carriera scientifica presso l'Istituto Geofisico di Trieste e subito dopo era stato assunto in qualità di Ingegnere geografo presso l'Istituto Geografico Militare di Firenze. Fu libero docente di Geodesia e poi ordinario della stessa disciplina dal 1952. Nella Facoltà di Scienze dell'Università di Trieste aveva istituito l'Istituto di Geodesia e Geofisica, presso il quale diede avvio a una scuola di Geodesia che per lunghi anni fu la più nota in Italia, con ampi riconoscimenti anche all'estero.
Dal punto di vista scientifico, il suo principale contributo consiste in una revisione profonda dei principi della Geodesia nel tentativo di liberare la disciplina dai sistemi di riferimento convenzionali introdotti per ragioni operative e di comodo, riconducendola alla considerazione delle sole grandezze geometriche e meccaniche dotate di realtà fisica. Con una serie di Memorie e di Note che inizia nel 1948, Marussi ha dato vita a una teoria organica denominata Geodesia intrinseca, divenuta ormai classica. Questa teoria, che fa largo uso del Calcolo di Ricci, della teoria delle connessioni, di sistemi olonomi ed anolonomi di riferimento, ha importanti applicazioni alla navigazione inerziale.
Socio dell'Accademia dei Lincei, fu Presidente della Commissione Geodetica Italiana, Presidente dell'Associazione Internazionale di Geodesia dal 1967 al 1971 e membro straniero della Royal Astronomical Society.
Necr.: Bollettino di Geodesia e Scienze Affini, a. XLIII (1984). n. 2, pp. I-X (C. Morelli).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Arnaldo Masotti

Era nato a Milano il 18 novembre 1902; vi è morto l'11 luglio 1989.
Laureatosi in Inuegneria industriale elettrotecnica nel 1924 e in Matematica applicata nel 1926, divenne libero docente in Meccanica razionale nel 1928, dopo essere stato assistente di Analisi matematica presso il Politecnico di Milano. Terzo ternato al concorso del 1934 per la cattedra di Meccanica razionale dell'Università di Catania, fu chiamato al Politecnico sulla cattedra che già teneva per incarico.
La sua produzione scientifica è principalmente orientata all'idrodinamica piana, disciplina che aveva incominciato a studiare seguendo il suo maestro Umberto Cisotti. Alcuni suoi risultati nel settore hanno trovato posto nella letteratura matematica; ``lo strumento analitico è quello, classico, delle funzioni analitiche di una variabile complessa'' (Amerio). Ai problemi di idromeccanica piana si associano poi, con lo stesso strumento analitico, questioni varie di elettrostatica legate anche a lavori di Signorini, Perucca, Fubini e Vallauri.
La sua produzione nel campo della storia della matematica contiene, in particolare, lavori dedicati a Niccolò Copernico, Bonaventura Cavalieri, Maria Gaetana Agnesi, Niccolo Tartaglia e Lodovico Ferrari.
Necr.: Rendiconti dell'Istituto Lombardo, col. 124 (1990), pp. 157-166 (L. Amerio).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Giovanni Melzi

Era nato a Milano il 13 agosto 1931 e vi è morto il 31 maggio 1992.
Laureatosi in Matematica, a Milano, con una tesi in Geometria algebrica diretta da 0. Chisini, dal 1954 al 195 fu assistente, presso l'università di Modena, di C. F. Manara. Passò poi a Pavia e a Milano dove, nel 1967, vinse il concorso alla cattedra di Geometria presso la Facoltà di Scienze. Da qui si trasferì all'Università Cattolica di Brescia e nel 1985, su richiesta dei colleghi, passò alla cattedra di Matematica Generale della Facoltà di Economia e Commercio della sede milanese della stessa Università.
I suoi campi di ricerca abbraccian svariati argomenti: dagli iniziali stud geometrici alla Logica, alla bioma tematica e all'informatica, ambito in cui ``stava conducendo promettenti studi riguardanti certi modelli algebrici dei sistemi di percezione e comunicazione, trovando, di tali modelli, una notevole applicazione nello studio della comunicazione musicale'' (Marchi).
Da segnalare anche la sua attività saggistica dedicata ``a vari argomenti: di epistemologia, di divulgazione ad alto livello, di approfondimento culturale sul ruolo e sul significato della Matematica'' (Manara).
Necr.: in Scritti in onore di G. M., a cura di C.F. Manara - M. Felive - M. Marchi, Vita e Pensiero, Pubblicazioni dell'Università Cattolica, Milano, 1994, pp. 3-8 (C.F. Manara); Notiziario UMI, a. XIX (1992), n. 6, p. 120 (M. Marchi).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Luigi Merli

Era nato a Rapolano (SI) il 9 settembre 1911; è morto a Firenze il 18 dicembre 1968.
Dopo la maturità scientifica conseguita presso il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Firenze. nel 1931 si iscrisse a Matematica laureandosi nel 1935 con una tesi - diretta da Giovanni Sansone e successivamente pubblicata - dedicata ai polinomi di Laguerre. Assistente e poi (1948) libero docente di Analisi, tenne a Firenze e a Parma diversi incarichi. Nel 1963 risultò secondo ternato al concorso per ricoprire la cattedra di Calcoli numerici e grafici dell'Università di Catania e fu chiamato a Firenze. Nel 1966 consegui l'ordinariato con un giudizio particolarmente lusinghiero anche per il carattere delle pubblicazioni presentate, perfettamente aderente al campo di studi attinente alla sua Cattedra (Sestini).
La sua attività di ricerca si è esplicata soprattutto nella teoria dell'interpolazione, settore in cui Merli ha avviato con successo alla ricerca numerosi allievi e che ha visto numerose sue Note e Memorie. Altri pregevoli risultati conseguì nel campo delle equazioni differenziali ordinarie e alle derivate parziali nonché nella trattazione di problemi più strettamente legati al Calcolo numerico (calcolo e studio del comportamento asintotico di autovalori di un'equazione integrale del tipo di Fredholm e calcolo numerico delle soluzioni dell'equazione differenziale di Lerner).
Necr.: Bollettino UMI S. IV (1969). n. 3, pp. 434-435 (G. Sestini).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Bruno Messori

Era nato a Scandiano (RE) il 15 ottobre 1929: è morto a Parma il 19 giugno 1993.
Dapprima insegnante presso l'Istituto tecnico Corni di Modena, fu poi assistente alla cattedra di Meccanica razionale e professore incaricato di diversi insegnamenti (Meccanica superiore e Calcolo delle Probabilità, fra l'altro) presso l'università di Modena. Infine fu professore associato di Istituzioni di Matematiche.
La sua attività scientifica ha riguardato problemi di Meccanica razionale e magneto-fluidodinamica.
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Carlo Miranda

Era nato a Napoli il 15 agosto 1912; vi è morto il 28 maggio 1982.
Si era iscritto a Matematica a soli 15 anni e si laureò con lode il 17 luglio 1931 discutendo una tesi diretta da Mauro Picone, di cui fu uno dei primi allievi assieme a R.Caccioppoli, G. Cimmino, G. Mammana e G. Scorza Dragoni.
La sua carriera fu rapida e brillante. Assistente di Picone prima a Napoli e subito dopo a Roma, conseguì la libera docenza in Analisi nel 1933 e, dopo un biennio di studi a Parigi, a soli venticinque anni vinse la cattedra universitaria. Dal 1937 insegnò prima a Genova e poi a Torino, dove nel 1941 divenne ordinario. Nel 1943 si trasferi all'Università di Napoli, ove trovò una situazione catastrofica: al trasferimento a Roma di Picone (1932), di Scorza (1934) e di Signorini (1938), si erano aggiunti i pensionamenti di Del Pezzo (1933), di Marcolongo e di Pascal (1935), con il risultato che i soli professori rimasti erano Caccioppoli e l'astronomo Vittorio Nobile, in una situazione aggravata dalla inagibilità delle strutture universitarie. Con l'aiuto di Caccioppoli, fu l'autore della rinascita dell'Istituto matematico napoletano: al rinnovamento organizzativo seguì quello scientifico, con il rilancio del Giornale di Battaglini, la creazione della nuova Rivista Ricerche di Matematica e soprattutto con l'avviamento alla ricerca di un nutrito gruppo di giovani, tra i quali: F. Caficro, C. Ciliberto, D. Greco, G. Stampacchia e F. Stoppelli.
La sua produzione scientifica è ``ampia, varia e soprattutto ricca di idee originali'' (Avantaggiati). Già a partire dalla tesi assegnatagli da Picone, i suoi interessi furono decisamente orientati verso la teoria delle equazioni integrali, degli sviluppi in serie e delle loro applicazioni. Tale orientamento. che caratterizza la produzione del decennio dal 1931 al 1941, lo portò anche naturalmente verso un approfondimento della teoria delle funzioni armoniche e di quella del potenziale di cui ``divenne uno dei più profondi e raffinati cultori'' (Avantaggiati). Altri suoi contributi mostrano poi una spiccata tendenza verso l'Analisi funzionale e le sue applicazioni al Calcolo delle Variazioni, ai problemi della Fisica matematica e a quelli della Geometria differenziale in grande.
Fu Preside della Facoltà di Scienze di Napoli dal 1956 al 1968, Vicepresidente dell'UMI dal 1958 al 1964 e membro del Comitato Nazionale per le Scienze Matematiche del CNR dal 1964 al 1968. Membro delle più importanti Accademie italiane vinse nel 1954 il premio Urania del Comune di Napoli, nel 1960 la Medaglia d'oro dei benemeriti della Scienza della Cultura e dell'Arte e nel 1961 il prestigioso Premio del Presidente della Repubblica dell'Accademia Nazionale dei Lincei.
Necr.: Bollettino UMI, S. VI, vol. IV-A (1985), n. 1, pp. 137-153 (A. Avantaggiati).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Edmondo Morgantini

Era nato a Sarteano (SI) nel 1916; è morto a Padova il 13 giugno 1987. Laureato a Padova con Annibale Comessatti (di cui fu l'ultimo allievo), fu assistente alla cattedra di Geometria dal 1938 e quindi professore incaricato a Padova, Trieste e Ferrara. Nel 1969 divenne professore aggregato e nel 1973 professore straordinario di Matematiche complementari a Padova. Nella sua lunga attività scientifica si occupò di Geometria algebrica classica, di Geometria proiettiva, ``in particolare dei suoi rapporti con la Geometria elementare'' (Millevoi), di Geometria descrittiva, di Geometria differenziale, di analisi diofantina e di Programmazione lineare.
Necr.: Notiziario UMI, a. XIV (1987), n. 7, pp. 62-63 (T. Millevoi).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Ugo Morin

Era nato a Trieste il 7 febbraio 1901; è morto a Padova il 1o gennaio 1968. Conseguita a Fiume la maturità scientifica nel 1920 e a Trieste il diploma di capitano della marina mercantile, si laureò nel 1926 a Padova in Matematica discutendo una tesi assegnatali da Annibale Comessatti, ``il quale subito lo volle tra i suoi assistenti''. Libero docente in Geometria dal 1935, nel 1942 risultò primo ternato nel concorso alla cattedra di Geometria di Firenze, dove rimase fino al 1946 quando rientrò a Padova.
La sua produzione scientifica riguarda sia la Geometria algebrica classica che l'Algebra astratta. Nel primo campo d'interessi si è occupato principalmente di problemi riguardanti l'unirazionalità di varietà algebriche e nel secondo degli automorfismi del corpo complesso, della potenza delle basi di gruppi e corpi e di algebra bicomplessa. I lavori di questo secondo settore lo segnalano, in particolare, come uno dei primi matematici italiani capace di cogliere l'importanza che l'Algebra può avere per lo sviluppo della Geometria algebrica: questa attenzione lo indusse fra l'altro a scrivere un Trattato di Algebra astratta e geometria algebrica di cui riuscì però a completare solo la prima parte.
Necr.: Bollettino UMI S. IV, a. 1 (1968), n. 3, pp. 827-829 (A. Predonzan)
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Pia Nalli

Era nata a Palermo il 10 febbraio 1886; è morta a Catania nel 1964, quasi dimenticata.
Si era laureata in Matematica a Palermo nel 1910, discutendo una tesi assegnatale da Giuseppe Bagnera. Libero docente nel 1914, divenne professore straordinario di Analisi a Cagliari (1921-1923) esuccessivamenteprofessore ordinario nella stessa sede fino al 1927, quando si trasferì sulla cattedra di Analisi algebrica di Catania. La sua aspirazione ad insegnare nella Sua città natale, Palermo, venne sempre frustrata e fu per lei motivo di grande amarezza vedersi preferire matematici di statura ben diversa dalla Sua. Ritiratasi dall'insegnamento, non ebbe dalla Facoltà di Catania, che per trenta anni Ella aveva servito, il riconoscimento della proposta di nomina a Professore Emerito. Ma anche in campo nazionale Pia Nalli fu lasciata nel più completo oblio. Nessuna Accademia pensò di accoglierla mai fra i suoi membri, mai fu chiamata a giudicare un concorso universitario mai ebbe un incarico di distinzione e di prestigio. D'altra parte Ella possedeva l'orgoglio dell'autentico scienziato di razza, che Le impediva di mendicare i riconoscimenti e le cariche (Fichera).
Tutto ciò malgrado una produzione scientifica di grande rispetto. Aveva esordito con alcune ricerche nell'indirizzo degli studi di Bagnera, ma dove espresse doti di autentica originalità fu negli studi sulla teoria dell'integrale in cui si riallacciò alle fondamentali ricerche di Borel, Lebesgue, de la Vallée Poussin, Vitali e Denjoy. La sua tesi di abilitazione alla libera docenza, Esposizione e confronto critico delle diverse definizioni proposte per l'integrale definito di una funzione limitata o no, rivela come la giovane analista avesse saputo penetrare e profondamente impadronirsi di una materia che a quell'epoca era ancora tutt'altro che assestata ed anzi in via di formazione (Fichera). Negli anni immediatamente suecessivi le sue ricerche riguardarono la sommazione delle serie, l'analisi reale e l'analisi funzionale, mentre dal 1928 in poi la sua attenzione si spostò decisamente verso il Calcolo differenziale assoluto di Ricci e Levi-Civita.
Necr.:Bollettino UMI, S. III, vol. XX (1965), n. 6, pp. 544-549 (G. Fichera).
Nastasi, Lettera matematica, 23
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Enrico Nannei

Era nato a Firenze il 15 aprile 1864; vi è morto il 3 dicembre 1961.
Allievo a Pisa della Scuola Normale, si laureò in Matematica con il massimo dei voti nel giugno del 1887. Subito dopo la laurea intraprese una brillante carriera di docente e di preside che lo portò a Bari, Catania, Venezia e Genova, do\,c concluse l'attività nel 1934. La sua attività scientifica si svolse attorno ad argomenti di Geometria e di Teoria dei numeri. Pubblicò apprezzati manuali scolastici tra cui un corso completo di geometria razionale prezioso per ricchezza di argomenti trattati (Serra). Tra i suoi meriti principali fu quello di aver continuato l'opera del Conti nella direzione del Bollettino di Matematica (poi, dal 1949, Archimede).
Scrittore raffinato, fu anche autore di romanzi novelle e commedie per grandi e piccini.
Necr.: Archimede, a. XIV (1962), n. 1, pp. 13-14 (U. Serra).
Nastasi, Lettera matematica, 25
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Federico Napoli

Era nato a Palermo l'11 febbraio 1819; è morto a Roma nel 1883.
Con disposizione del 4 marzo 1842 venne nominato professore sostituto alla cattedra di Matematiche Sublimi dell'Università di Palermo; ne divenne titolare nel 1844. ``Sin dai suoi primi anni coltivò egli con indicibile ardore le fisiche e matematiche discipline. nelle quali andò tant'oltre, che, all'esperimento d'un pubblico concorso, ed a fronte di chiarissimi competitori, veniva chiamato alla Cattedra di Matematica sublime nella nostra R. Università, ed in essa per lunghi anni, consacrando tutta la sua vita alla istruzione, diè prova di bella eleganza nel dire, di chiarezza d'idee e di profondità di studi. Educato ai principi nobili e generosi, ai quali in quei giorni era sospinta la nascente generazione, fece parte di quell'eletta schiera. che, sfidando le ire e i sospetti della tirannide [borbonica]. preparava la memorabile riscossa del 1848. Condannato, caduta questa, a battere le vie dell'esilio, trovò asilo e conforto nell'unica terra Italiana. che Generosa accoglieva nel suo seno quanti agognavano alla speranza d'un libero avvenire.'' Quella terra era il Piemonte, verso il quale partì esule nel giugno 1849. In data 22 novembre 1849 risulta già Professore effettivo di Matematiche speciali nel Collegio Nazionale di Genova. Restò in questa posizione fino al 25 agosto 1860, quando fu nominato Professore titolare di Matematica nel Liceo di Genova.
Nel frattempo, nel maggio 1860, aveva fatto domanda al Rettore dell'Università di Genova, Isnardi, di essere autorizzato ad aprire un corso privato di Fisica nell'Università, domanda che il Rettore trasmise al Ministero in data 8 maggio 1860. Su questa domanda non venne presa decisione.
Al grande risorgimento del 1860 fu egli pronto a prestar l'opera sua in prò della Patria. Recatosi a Palermo per la vittoria garibaldina, il 2 ottobre 1860 scrisse al Ministro di non poter rientrare a Genova e chiese di essere collocato in disponibilità senza stipendio. In data 4 ottobre 1860 un Decreto Prodittatoriale Mordini-Ugdulena sdoppiò la cattedra di Matematiche sublimi dell'Università di Palermo in due: la prima, con il nome di Calcolo differenziale e integrale fu affidata al Napoli; l'altra, con il nome di Introduzione al Calcolo, a Giuseppe Albeggiani.
In data 5 ottobre 1860 fu nominato, con Decreto Prodittatoriale, componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione in Palermo.
Deputato al Parlamento in due legislature, fu anche Segretario Generale del M.P.I. dal 6.1.1866 al 15.5.1869 (Ministri: Berti, Correnti, Coppino, Broglio). In data 3 maggio 1866 gli fu conferita dal Ministro Berti la nomina di Commendatore dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
``Tante cure, e più d'ogni altro le agitazioni della vita politica, aveano affievolito le di lui forze fisiche, sì che negli ultimi anni, dando un addio alla politica militante, erasi raccolto nei suoi prediletti studi, [...] e speciale ricordo merita il suo ultimo e coscienzioso lavoro sull'Odierna Astronomo Siciliano, letto nelle sale, della nostra R. Accademia''. E in effetti oggi è più ricordato come storico della matematica: pregevoli sono i suoi studi sugli inediti di Francesco Maurolico (1494-1575) e le sue biografie di Giovan Battista Hodierna e Domenico Scinà.
Necr.: Annuario Univ. di Palermo per l'a.a. 1882-83, pp. 109-110 (G. Cacciatore).
Nastasi, Lettera matematica, 25
La matematica italiana 1800-1950

Alpinolo Natucci

Era nato a Camaiore (Lucca) il 2 marzo 1883; è morto a Chiavari il 24 gennaio 1975.
Compiuti gli studi secondari a Lucca, si era iscritto alla Scuola Normale di Pisa. Subito dopo la laurea in Matematica, conseguita nel 1904, passò all'insegnamento medio. Nel 1948 conseguì la libera docenza in Storia delle matematiche.
La sua produzione scientifica, veramente vasta e comprendente moltissimi libri di testo, spazia nei campi più disparati: dalla didattica alla geometria, dall'aritmetica all'analisi, dalla fisica alla matematica finanziaria e attuariale, dalla filosofia alla logica. ``Prevalgono tuttavia decisamente, in numero di oltre 80 [lavori], gli studi di carattere storico, che sono quelli che danno alla sua figura di studioso il suo aspetto più noto ed importante'' (Togliatti).
Un elenco completo delle sue opere è contenuto in un memoriale da lui stesso depositato presso la Presidenza dell'UMI.
Necr.: Bollettino UMI. S. IV, vol. XII (1975), n. 3, pp. 425-426 (E. Togliatti).
Nastasi, Lettera matematica, 25
La matematica italiana 1800-1950

Enrico Oliveri

Era nato a Paternò (Catania) nel 1922: è morto a Catania il 18 luglio 1986. Ordinario di Meccanica razionale presso la Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Catania, fu Preside della stessa Facoltà.
I suoi interessi scientifici riguardarono la Meccanica analitica (sistemi canonici e semicanonici), la Magnetofluidodinamica (onde idromagnetiche nei fluidi viscosi), i sistemi meccanici a massa variabile e la Termodinamica relativistica.
Socio dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali di Catania ne fu per un certo periodo VicePresidente.
Necr.: Notiziario UMI, a. XV (1988), n. 3, p. 82 (G. Zappalà).
Nastasi, Lettera matematica, 25
La matematica italiana 1800-1950

Ernesto Paci

Nato a Lercara Friddi (Palermo) il 6 febbraio 1887. è morto a Palermo nel 1937.
Dopo aver compiuto gli studi nel Seminario Arcivescovile di Palermo. nel 1905 si laureò in Matematica presso l'Università di quella città (avendo seguito, fra gli altri, i corsi di Francesco Gerbaldi, di Gabriele Torelli e di Adolfo Venturi) e prese quindi servizio all'Osservatorio astronomico quale assistente straordinario. Nel 1913 si trasferì all'Osservatorio di Catania ove rimase fino al 1921 in qualità di assistente (ma dopo la morte del Riccò ne tenne per un certo periodo la Direzione) e ove conseguì la libera docenza in Astronomia. Lasciato l'Osservatorio di Catania, si dedicò all'insegnanamento secondario sia a Catania che a Palermo.
La sua produzione scientifica più importante è quella dedicata all'Astronomia (osservazioni fotometriche di stelle variabili, studi di variazione di latitudine e determinazioni di differenze di longitudine). Alcune sue Memorie riguardano anche la Storia dell'Astronomia.
Necr.: G. Canale, Lercara Friddi, Palermo. Scuola Tipografica Salesiana, 1965, p. 378.
Nastasi, Lettera matematica, 25
La matematica italiana 1800-1950

Mauro Pagni

Nato a S.Croce sull'Arno (Pisa) il 23 ottobre 1922, è morto il 3 agosto 1979 a Bologna.
Aveva iniziato gli studi universitari a Cagliari nell'autunno 1940. ma alla fine della guerra, dopo il servizio militare, si trasferì all'Università di Pisa. Si laureò nel dicembre 1947 discutendo una tesi sui coefficienti di Fourier delle funzioni monotone assegnatagli da Emilio Baiada.
La sua carriera universitaria si svolse tra Pisa (perfezionando nel 1947-48), Padova (assistente di G. Scorza-Dragoni nel periodo 1948-51), Trieste (professore incaricato di Analisi dal 1951 al 1954, nel periodo in cui nella stessa sede era stato chiamato, quale giovanissimo ordinario, anche Gaetano Fichera) e Modena (professore incaricato di vari corsi dal 1954 al 1963).
Libero docente dal 1958, nel dicembre 1963 fu nominato professore straordinario di Analisi a Bologna, dove insegnò fino alla morte prematura, divenendo ordinario nel 1966.
La sua produzione scientifica si è svolta in diversi campi dell'Analisi, ma i suoi risultati più significativi riguardano le equazioni alle derivate parziali e la derivazione delle funzioni di insieme a variazione limitata. In particolare, vanno segnalati i suoi lavori riguardanti la derivazione delle funzioni di insieme definite su un semianello di insiemi e ivi a variazione limitata, non necessariamente additive, nei quali Pagni utilizza la definizione alla Radon-Nikodym introdotta da G. Fichera nel suo volume sulle Trasformazioni Lineari.
Fu Amministratore e Segretario dell'U.M.I. dal 1964 al 1976, e Direttore dell'Istituto di Matematica di Bologna dal 1966 al 1977.
Necr.: Bollettino UMI, S. V, vol XVII-A (1980), n. 2, pp. 357-363 (E. Magenes).
Nastasi, Lettera matematica, 25
a cura di Pietro Nastasi